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Consiglieri di fiducia in Laboratorio

Consiglieri di fiducia in Laboratorio

Veneto/Consigliere di parità - La consigliera di parità regionale illustra una nuova figura aziendale per la tutela della dignità dei lavoratori

Lucia Basso Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Marzo 2006

Prima di tutto la formazione e per rispondere a questa esigenza nasce il Laboratorio. Dal 18 novembre scorso 35 fra professionisti esperti in medicina, psicologia e diritto del lavoro e funzionari di enti locali, partecipano, presso l’Università di Verona, al Primo Corso sperimentale di perfezionamento e aggiornamento universitario sulla figura del Consigliere di fiducia nei posti di lavoro che inaugura il Laboratorio di formazione e ricerca per esperti/esperte in prevenzione e risoluzione dei casi di molestie sessuali e di mobbing. Il Laboratorio fa parte del Programma della Consigliera di parità del Veneto e si attua in collaborazione con la Facoltà di Giurisprudenza e il Dipartimento di Studi giuridici dell’Ateneo veronese. Il Corso è patrocinato da Regione, Province e Comuni capoluogo del Veneto e sostenuto dalla Regione, dalla Delegata del Rettore e dal Comitato pari opportunità dell’Ateneo veronese, dal Centro studi Gestione e innovazione nelle amministrazioni pubbliche, Veronainnova, Confcommercio Veneto.

La Consigliera di fiducia: dalla normativa europea
ai codici di condotta ed ai più recenti rinnovi contrattuali
Ad un referente per prevenire e combattere le molestie sessuali sul lavoro fa riferimento il Codice di condotta allegato alla Raccomandazione della Commissione europea del 27 novembre 1991 sulla tutela della dignità delle donne e degli uomini sul lavoro, ma è la Risoluzione del Parlamento europeo dell’11 febbraio 1994 che detta le regole per la designazione di un consigliere nelle imprese. Gli Stati della Comunità sono invitati a creare, nel settore pubblico, posti di consigliere per combattere le molestie sessuali e ad adottare una legislazione che obblighi i datori di lavoro privati a fare altrettanto all’interno delle aziende. Il primo accordo “per la promozione del Codice di condotta e per la realizzazione di attività di informazione e di formazione sulle molestie" è stato sottoscritto nel novembre 1994 dall'ANCI Toscana e dai Coordinamenti donna Cgil, Cisl, Uil. A seguito dell’accordo numerosi sono stati gli enti che hanno definito codici di condotta (o di comportamento) per il personale. Nel lavoro privato è stata la Electrolux Zanussi di Porcia (Pordenone) la prima azienda a distribuire a tutti i lavoratori, con la busta paga del febbraio 1994, un codice "per la tutela della dignità delle donne e degli uomini in azienda".
Attualmente in tutti i comparti pubblici è prevista la definizione di questi strumenti, sulla base di schemi allegati ai contratti. Gli ultimi rinnovi introducono la figura della consigliera all’interno del Comitato paritetico sul mobbing. Anche perché si rifanno tutti alla normativa europea questi codici hanno, in genere, contenuti simili: dichiarazioni di principio; definizione, caratteristiche e tipologie delle molestie; procedure da seguire e sanzioni; istituzione della consigliera/consulente di fiducia.
Purtroppo la designazione della consigliera e il funzionamento dell’ufficio sono andati molto a rilento, ma l’entrata in vigore delle più recenti normative inducono all’ottimismo, specialmente la Direttiva 2002/73/Ce del PE e del Consiglio sull’attuazione del principio di parità di trattamento tra uomini e donne, per quanto riguarda l’accesso al lavoro, alla formazione e alla promozione professionale e le condizioni di lavoro e il Decreto legislativo di recepimento n. 145 del 30 maggio 2005, che definiscono”discriminazioni sul lavoro” le molestie sessuali e le molestie morali (mobbing).

Perché nasce il Laboratorio di formazione
Il Laboratorio di formazione per esperti/e in prevenzione e risoluzione dei casi di molestie e mobbing nei luoghi di lavoro nasce dalla presa d’atto che la consigliera di fiducia è prevista nei Ministeri, in tutte le Amministrazioni locali, nelle Aziende sanitarie, nelle Scuole e Università e in tutti gli altri enti pubblici. Lo stesso vale per le aziende del settore privato: dove questa figura non è prevista ci pensano gli ultimi rinnovi contrattuali, stabilendo che possano essere designata, su richiesta di una delle parti contraenti.
Sono migliaia di “posti” che vanno “coperti” non in base a titoli generici, ma tra chi possiede competenze specialistiche, da integrare tramite appositi percorsi formativi: professionalità che non esistono sul mercato e che bisogna dunque “creare”.
Un’esigenza impegnativa – in quantità e qualità - alla quale si deve fare fronte con rapidità, e che la Consigliera di parità del Veneto ha presente non solamente per la sua reale consistenza, ma per averla incontrata e sperimentata direttamente, avendo a lungo operato su tali questioni nel sindacato, nel volontariato, nelle istituzioni per la parità. Una lunga esperienza che ha consentito di percepire personalmente l’impossibilità di fare a meno di strumenti adeguati per affrontare con competenza situazioni delicatissime e complesse, dalle implicazioni psicologiche profonde e talvolta sconvolgenti, per fare fronte a casi che, normalmente, devono essere valutati dal punto di vista psicologo, legale e della mediazione dei conflitti.
È da questi presupposti, obiettivi e personali, che discende il Laboratorio di formazione, prima ancora di rientrare tra i compiti attribuiti formalmente alla Consigliera di parità:“attività di informazione e formazione culturali sui problemi delle pari opportunità e sulle varie forme di discriminazioni”.

Il Corso e le prime valutazioni
Le lezioni sono tenute da docenti universitarie, esperti (avvocato, psicologa, psicoterapeuta, medico del lavoro, dirigenti del Dipartimento della Funzione pubblica e consulenti del Progetto Cantieri) e dalla stessa Consigliera di parità del Veneto. Sei giornate (di otto ore ciascuna), organizzate in modo che la “teoria” sia integrata da un’attività di gestione pratica dei casi e delle situazioni tipiche (“Discussione ed elaborazione dei casi”), suddivise in tre moduli (Il contesto; L'organizzazione del lavoro; La gestione dei casi). Al termine una prova (scritta e orale) per l’attribuzione del titolo di consigliere/a di fiducia e il rilascio dell’attestato di frequenza al “Corso di perfezionamento” o al “Corso di aggiornamento professionale” a seconda che il corsista sia in possesso di laurea o di diploma di scuola superiore.
I corsisti apprezzano soprattutto il metodo di integrare la “teoria” con le pratiche operative d’intervento, l’analisi dei casi concreti e le esercitazioni pratiche: trasferire sapere teorico nelle situazioni lavorative reali e imparare in concreto come si definisce o si fa applicare un codice di condotta, come si elaborano l’approccio e la metodologia più idonei per affrontare fenomeni così complessi che richiedono l’intervento di competenze multidisciplinari. Decisamente acquisita appare la presa di coscienza del ruolo determinante della prevenzione ai fini di una progressiva bonifica dell’ambiente lavorativo.
(24 marzo 2006)

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