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CONCLUSO IL PITIGLIANI KOLNO'A FESTIVAL, EBRAISMO ED ISRAELE NEL CINEMA

CONCLUSO IL PITIGLIANI KOLNO'A FESTIVAL, EBRAISMO ED ISRAELE NEL CINEMA

Contemporanei ed originali i temi presentati dalle opere della manifestazione. Ampia sezione dedicata alle donne che hanno fatto la Storia.

Sabato, 19/11/2011 - Un appuntamento cinematografico e culturale sempre interessante, nell’autunno della capitale, è quello con il Pitigliani Kolno’a Festival, che ha avuto luogo quest’anno presso la casa del Cinema di Roma dal 12 al 16 novembre: la manifestazione, interamente dedicata al cinema israeliano su temi legati alla tradizione, alla storia ed all’attualità ebraica, è nata con l’intento di mostrare al pubblico italiano un’immagine a tutto tondo di Israele e del mondo ebraico, oltre i cliché e gli stereotipi, attraverso la visione di opere originali e spesso inedite in Italia. Diretto da Dan Muggia e Ariela Piattelli, prodotto ed organizzato dal Centro Ebraico Italiano Pitigliani, il Festival ha offerto, ad ingresso gratuito, la possibilità di vedere pellicole anche molto recenti, sia film sia documentari, presentate da prestigiosi ospiti, con la presenza straordinaria delle opere di animazione firmate dagli studenti della Bezalel Academy of Arts and Design di Gerusalemme (la stessa di “Valzer con Bashir”).

Nel corso della conferenza stampa, tenutasi presso il Centro Pitigliani, alla presenza delle autorità (Cecilia D’Elia, assessore alle Politiche Culturali della Provincia di Roma, la quale ha sottolineato come il PKF abbia una grande forza interculturale e ben rappresenti i giovani e le differenze di genere; Ofra Farhi, per l’ambasciata israeliana a Roma e Dino Gasperini per il Comune di Roma) è stata ampiamente ricordata la vocazione ‘non-ideologica’ del Festival, impegnato a proporre opere di qualità, anche se spesso low-cost, che si confrontano in maniera diretta ed autentica, sia con i molteplici aspetti della vita quotidiana in Israele, sia con l’ambito sociale e politico, dalla guerra, passata o recente, alle relazioni con il popolo arabo e con il mondo intero, spesso evidenziandone le grandi contraddizioni e criticità.

“Il festival - ha affermato Ronny Fellus, Consigliere del Pitigliani - vuole offrire l’opportunità, attraverso un’accurata selezione e presentazione della più recente produzione di film, documentari e cortometraggi israeliani, di riflettere per superare una visione spesso logora e stereotipata che si tende ad avere di Israele e del mondo ebraico".

Altro obiettivo dell’iniziativa è quello di fare il punto sullo stato dell'arte del cinema israeliano e sulla sua ‘giovane’ produzione: "La nuova onda dei cineasti israeliani punta all’attualità - ha sottolineato Ariela Piattelli, direttore artistico del PKF insieme a Dan Muggia - non è un caso che il focus di quest’anno sia il rapporto dei registi con il presente. Le relazioni fra l’individuo e ciò che lo circonda, infatti, sono la materia prima utilizzata dalle nuove generazione di cineasti, per i quali il confronto con la vita reale ed il contatto con le estreme conseguenze dell’attualità sono essenziali per affermare la propria identità: non a caso nel corso delle manifestazioni pacifiche di questi anni in Israele, i registi filmavano ogni istante ed evento, proiettando costantemente ore di realtà.”

La sezione documentaristica del Festival, “Percorsi ebraici”, è stata dedicata quest’anno a donne di origine ebraica (in due casi anche le registe sono donne) che, da diversi punti di vista, hanno scritto la Storia, a cominciare da “Ahead of time” di Bob Richman, ritratto di Ruth Gruber, la straordinaria reporter americana centenaria, testimone di un secolo di memoria, che scriveva per il New York Herald Tribune sul tema della condizione femminile sotto il Fascismo ed il Comunismo, quando la professione di reporter era praticata quasi soltanto dagli uomini. Altra storia forte e toccante nel documentario “Shining Stars”, dove la regista Yael Kipper racconta la storia di Maytal, una donna alla quale un attentato terroristico ha ucciso il fratello e devastato il corpo, ma che non si arrende e vuole riappropriarsi della vita diventando madre; ancora “The Lost Love Diaries”, della regista Yasmine Novak, che indaga, dopo 65 anni, sul diario scritto - prima della follia nazista - da un giovane innamorato (forse ancora vivo?) alla sua fidanzata prima della loro separazione forzata, ed il biografico “Lia”, di Daniel Kedem, documentario sulla vita di Lia van Leer, la leggendaria fondatrice (e direttrice) della Cineteca di Gerusalemme e del Festival Internazionale del Cinema di Gerusalemme, che nel 1956 fondò ad Haifa col marito il primo cineclub che proiettava film d’essai. Infine, la scrittrice, sceneggiatrice e documentarista Francesca Melandri (tra le sue sceneggiature Zoo di Cristina Comencini) è stata presente al Festival con il documentario Vera, che racconta la testimonianza eccezionale di Vera Martin (1924) un’ebrea croata, unica sopravvissuta della sua famiglia, salvata da un carabiniere italiano che l’aiutò a fuggire invece di consegnarla ai nazisti.

Fra le principali novità di quest’anno, il Kolno’a ha dedicato una sezione speciale al rapporto tra “Cinema e letteratura”, con la presentazione di alcune opere tratte da grandi libri: per indagare come registi e sceneggiatori si confrontino con capolavori di scrittori del panorama letterario israeliano contemporaneo, ma amatissimi ed acclamati a livello internazionale, quali Abraham Yehoshua, David Grossman e Yehoshua Kenaz. Sono state dunque proiettate opere di grande impatto quali: “Infiltration”, del regista Dover Koshashvili, tratto dall’omonimo romanzo di Kenaz che racconta di un plotone in cui tutte le reclute sono affette da disfunzioni fisiche o mentali, come spunto per evidenziare il tema delle divisioni interne alla società multiculturale israeliana negli anni Cinquanta; “Intimate Grammar”, diretto da Nir Bergman ed adattato dal romanzo di Grossman, storia di un ragazzino degli anni Sessanta che vive in un quartiere popolare di Gerusalemme, il cui corpo si rifiuta di crescere e che trova rifugio nella grammatica delle parole che popolano il suo universo interiore; “Il responsabile delle risorse umane”, versione cinematografica, trasformata in road movie, dell’omonimo romanzo firmato da Abraham Yehoshua, diretto dal regista Eran Riklis e presentato in sala dallo sceneggiatore Noah Stollman, già autore dell’ adattamenti di Qualcuno con cui correre (tratto dal libro di D. Grossman).



Altra sezione innovativa, introdotta nell’edizione 2012 del Festival, è stata quella del “PKF Professional Lab”, concepita come un laboratorio di idee e di future collaborazioni tra le professioni del cinema italiano e israeliano, nel cui ambito, fra gli altri eventi, è stato promosso “Sguardi a confronto”, dedicato al documentario, con Giulia Amati, Stephen Nathanson, Noa Ben Hagai, Elinor Kowarsky, Saar Yogev, Naomi Levari, Mariangela Barbanente, Mario Balsamo, in collaborazione con DOC/IT e i 100 Autori.

Tra le altre numerose opere presentate al PKF, in molti casi alla presenza di registi ed interpreti, da segnalare: “Ajami” di Scandar Copti e Yaron Shani, nella sezione “Sguardo sul nuovo cinema israeliano”, considerata una tra le opere più significative e originali della cinematografia d’Israele, che ha ottenuto la Nomination agli Oscar per il miglior film straniero e numerosi premi; “Mabul” di Guy Nattiv, dramma sulle problematiche sociali attraverso la storia di una famiglia ai margini della società (il Mabul - ovvero il diluvio, metafora di un grande evento - rompe gli equilibri già fragili di un quotidiano in cui la filosofia di vita è legata al vivere giorno per giorno); “The Matchmaker” di Avi Nesher, ambientato ad Haifa nell’estate del 1968, racconta la storia del sedicenne Arik che inizia a lavorare come investigatore presso il sensale Yankele Bride, un misterioso amico del padre, entrambi sopravvissuti alla Shoah; “Teacher Irena”, un documentario di carattere fortemente sociale diretto da Itamar Chen (presentato in sala dai produttori Saar Yogev e Naomi Levari), in cui la macchina da presa segue la maestra Irena ogni giorno dal suo squallido appartamento alla classe, nella lotta quotidiana in una scuola della periferia di Gerusalemme, dove cerca di inserire i bambini nella società, colmarli d’affetto ed allegria, fornendo loro gli strumenti per affrontare la vita e il futuro; “The Hangman”, di Netalie Braun, un documentario molto forte, che ritrae ai giorni nostri Shalom Nagar, l'uomo che giustiziò il criminale nazista Adolf Eichmann, condannato a morte dal tribunale di Gerusalemme, mostrando come l’attualità che si lega al passato sia una delle principali caratteristiche del cinema israeliano contemporaneo.

Tra i tanti ospiti del PKF, la regista Noa Ben Hagai e la produttrice Elinor Kowarsky, che insieme hanno presenta Blood Relation, un documentario in cui Noa tenta di ricucire la storia della propria famiglia arabo-israeliana, spezzata in due sessant’anni prima. Tra gli eventi collaterali, un incontro sulla letteratura israeliana tenuto da Emanuela Trevisan Semi.

Il Pitigliani Kolno’a Festival è stato realizzato con il contributo di Regione Lazio, Assessorato alle Politiche Culturali della Provincia di Roma; Casa del Cinema; Unione delle Comunità Ebraiche Italiane- Fondi 8 per 1000; Ministero degli Esteri e Ambasciata d’Israele a Roma; Israel Film Fund; Israeli Documentary Filmmakers Forum; Rabinovich Foundation Cinema Project; e con il sostegno di Roma Capitale - Assessorato alle Politiche Culturali e Centro Storico.

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