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Concita e le altre

Concita e le altre

La Donna del mese - Ragazze ‘disobbedienti’, professioniste che alla 'colpa' di fare il loro mestiere aggiungono ‘il demerito’ di farlo anche 'in quanto donne'...

Redazione Lunedi, 05/10/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Ottobre 2009

“Quel che non si può comprare né corrompere deve tacere. Eccola qui la strategia d'autunno: zittire con ogni mezzo il dissenso, che ormai questo è diventato il semplice dovere di cronaca e diritto di critica”. Così scriveva la Direttora de’ L’Unità Concita De Gregorio il 3 settembre nell’editoriale in cui commentava la citazione in giudizio che il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha fatto recapitare in redazione. Ricordando quanto in quei giorni accadeva - la denuncia a La Repubblica per le dieci domande e l’attacco personale al suo editore, l’aggressione al Direttore di Avvenire che ne ha provocato le dimissioni, le polemiche con i Commissari europei e gli strappi con le gerarchie ecclesiastiche - la De Gregorio osservava che “non ci sono in Italia molti organi d'informazione che non dipendano direttamente o indirettamente dal suo favore, dal suo smisurato potere economico e dal suo potere di influenza e di minaccia. Premere, corrompere o comprare. Dove non si può pagare, allora uccidere”. E definisce tutto quel che accade (e cosa ancora accadrà?) “squadrismo mediatico di governo”. Tre milioni di euro, ecco la ‘quotazione’ del danno che L’Unità avrebbe arrecato al Presidente del Consiglio. Ma, attenzione, la citazione non riguarda “un articolo o un commento ma due numeri del giornale nella loro interezza”, quelli del 13 luglio e del 6 agosto 2009. “La novità, oggi, è che non si contesta un articolo ma un giornale intero. (...) È l'insieme che non gli piace. È il giornale: la sua linea, il suo tono. Chiedere un milione per ogni numero suona come un avvertimento: potrebbe farlo ogni giorno. Non vuole giustizia in sede penale, non gli interessa stabilire se quegli articoli riferiscano il vero. Vuole soldi. Minaccia di chiederne così tanti da ridurci al silenzio. Non accadrà, se accadesse sarà per sua mano. Come durante il fascismo, come quando la censura imponeva i sigilli”. Sì alla mobilitazione, scrive De Gregorio, ma “è il momento di opporre allo strapotere dei soldi la politica (...)di sostenere con forza rinnovata chi si sottrae alla logica del plutocrate. Di dare più forza alle voci del dissenso, ogni giorno. Non tanto e non solo per noi, che dal 1924 abbiamo conosciuto stagioni peggiori. Per tutti, per l'Italia che verrà”. Non riteniamo casuale il fatto che la citazione in giudizio inviata a L’Unità riguardasse tutte donne. Oltre alla Direttora – alla quale riconosciamo il merito di aver aperto il giornale al dibattito sul silenzio delle donne - sono chiamate in causa anche Natalia Lombardo, Federica Fantozzi, Maria Novella Oppo e Silvia Ballestra: ragazze ‘disobbedienti’, professioniste che alla 'colpa' di fare il loro mestiere aggiungono ‘il demerito’ di farlo anche 'in quanto donne'. Non di rado, infatti, abbiamo sentito direttamente dalla voce del Presidente del Consiglio offese rivolte alle giornaliste che gli facevano domande nel corso delle conferenze stampa. Ci è sembrato necessario dedicare questa pagina alle colleghe de’ l'Unità vittime di una misoginia incontrollata oltre che di un potere maschio e maschilista. La minaccia è pesante, ma la forza dell’ironia non le abbandona. Scrive Maria Novella Oppo: “Nell’atto di citazione, in particolare, è riportato un brevissimo brano di mio pugno, praticamente questo: «Qualcuno poteva pensare che il governo cercasse almeno di nascondere lo scandaloso conflitto di interessi del boss. Invece no, Berlusconi spinge la Rai contro Murdoch, perché si rompa le corna. Due nemici colpiti al costo di uno. Costo che naturalmente è pagato dagli italiani». Ora, per queste scarse (da ogni punto di vista) paroline, l’uomo più ricco d’Italia pretenderebbe da me ben 200.000 euro, praticamente 5000 euro a parola. Tralasciando il costo delle sillabe perché la matematica non è il mio forte. Francamente, se le parole sono pietre, d’ora in avanti mi vanterò che le mie sono pietre preziose. (...) Ma io, essendomi sempre limitata a credere che le parole valgono per la verità che possono contenere, scopro adesso di essere miliardaria di parole e di verità. Senza che lui possa farci niente, visto che neppure uno dei suoi miliardi può comprare una delle mie parole. E così, per la prima volta nella vita, mi sento talmente più ricca di lui, che mi suscita perfino una certa pena”. Le fa eco Silvia Ballestra “Eccomi qui: io, il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e 200.000 euro che ci dividono. Il prezzo (richiesto) dell’intimidazione che l’uomo più ricco e potente d’Italia lancia a una scrittrice che vive soltanto del suo lavoro, proprietaria soltanto delle sue opinioni e padrona di scriverle su un giornale indipendente”. Sta proprio qui il nervo scoperto: Berlusconi avrà pure creato il Popolo delle Libertà, ma è la parola ‘indipendenza’ che proprio non digerisce.



(5 ottobre 2009)

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