Alessandra Servidori - Intervista alla nuova consigliera nazionale di parità
Redazione Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Dicembre 2008
Alessandra Servidori è esperta di politiche del Lavoro e ha seguito negli anni con particolare attenzione le questioni di genere. E' stata recentemente nominata Consigliera nazionale di parità e in tale veste l'abbiamo intervistata chiedendole il programma di lavoro su cui intende sviluppare il suo mandato “La Rete nazionale delle Consigliere di Parità è una risorsa operativa attraverso la quale assumono concretezza le politiche attive e positive a promozione e tutela dei diritti delle donne nel mercato del lavoro. In un momento di grande difficoltà economica e occupazionale del Paese, il nostro contributo è ancora più decisivo nell’individuare le priorità sulle quali agire e la nostra recente riunione ha tracciato il perimetro nel quale operare nell’immediato futuro. Abbiamo deciso di redigere il nostro contributo al Governo per il recepimento in via di definizione - abbiamo tempo fino al 15 agosto 2009 - della Direttiva Comunitaria -2006/54/CE riguardante l’attuazione del principio delle pari opportunità e della parità di trattamento fra uomini e donne in materia di occupazione e impiego, poiché stiamo,in sede interministeriale recependola, con un testo concordato che assume però anche integrandolo, il Codice di parità, legge 246/2005. Ci stiamo lavorando sopra anche per riordinare gli organismi di parità. E’ stato firmato il Decreto sulle aree geografiche che beneficiano degli sgravi contributi per l’assunzione delle donne attraverso contratti di inserimento art 54 dlgs 276/2003, secondo il regolamento Ce 2204/2002 (tasso occupazione femminile inferiore del 20 % di quello maschile o il tasso di disoccupazione femminile sia 10%superiore rispetto a quello maschile) per l’anno 2008 Molise, Campania, Basilicata, Sicilia, Sardegna. Tali aree danno luogo alla riduzione contributiva oltre la misura standard del 25% valida per l’intero territorio nazionale per tutte le donne e i giovani. E’ necessario farlo applicare correttamente. Così come è importante divulgare il Rapporto PNR Programma nazionale di Riforma 2008-2010 Lisbona : il Ministero Lavoro in collaborazione con il Ministero Pari Opportunità ha prodotto un contributo sulle politiche femminili nel capitolo “potenziare le strutture per la conciliazione e incentivare la partecipazione delle donne al mercato del lavoro”. Così come, appena sarà approvato e pubblicato in Gazzetta ufficiale, il Testo concordato sul Tavolo interministeriale (Lavoro, Pari Opportunità-Famiglia-Economia) sulla modifica art 9 legge 53 Misure per conciliare tempi di vita e di lavoro. Dovremo poi condividere alcune opzioni in materia di politiche comunitarie: il parere sulla posizione comune per il governo italiano della direttiva del Parlamento Europeo e del Consiglio su “applicazione del principio di parità di trattamento fra uomini e donne che esercitano attività autonoma “,che abroga la Direttiva 86/613/CEE e il parere sulla posizione comune per il governo italiano di modifica della Direttiva 92/85/CE su “definizione di standard per la protezione della maternità”. Noi non possiamo permetterci di rimanere fuori dal circuito di coinvolgimento delle direttive europee soprattutto con l’avvicinarsi dell’appuntamento del 2010 dove alcuni impegni in materia di politiche di Pari Opportunità ,dovranno essere rispettati. A tal proposito particolare attenzione merita la Sentenza della Corte su Commissione UE 13 novembre su regime pensionistico dei dipendenti pubblici italiani: la Repubblica Italiana è venuta meno agli obblighi di cui art 141 CE ai fini di condizioni di età pensionistica, mantenendo in vigore la normativa della pensione di vecchiaia in età diversa a seconda che siano uomini o donne. Dovremo comunque adeguarci trovando naturalmente una soluzione condivisa”.
Quali sono secondo lei le questioni, per quanto attiene il lavoro delle donne, che il governo deve affrontare nell'immediato? E quali con interventi più a lunga scadenza?
Noi sappiamo bene che il nodo da sciogliere, per sbloccare la disoccupazione femminile si chiama ‘conciliazione’: è su questo aspetto che vanno concentrate le politiche di sostegno, secondo due grandi gruppi: a) gli interventi sulla flessibilità dell’organizzazione del lavoro, tra cui spicca l’esigenza di una più ampia diffusione del part time. Nella Ue l’occupazione femminile è più elevata laddove è più ampio il ricorso al tempo parziale (nei Paesi ultimi entrati gli standard sono molto bassi). In Italia, la diffusione del lavoro a tempo parziale tra le donne si è allargata negli ultimi tempi (26,9% nel 2007), pur rimanendo su livelli contenuti nel confronto con taluni partner europei. Con la legge Biagi sono state introdotte delle modifiche nella disciplina del lavoro a tempo parziale al fine di accrescerne la flessibilità, mentre la legge 247/2007 ha teso a rafforzare, invece, il ruolo della contrattazione collettiva. Si noti che il lavoro a tempo parziale per le donne è volontario nel 52% dei casi e che spesso viene giudicato dalle lavoratrici come un ripiego, una sorta di male minore. Il che pone una serie di problemi da affrontare anche sul piano culturale, visto che in Paesi evoluti come il nostro – se non di più – le donne hanno un atteggiamento differente (circa il 40% delle lavoratrici, nei Paesi del Nord Europa, è impiegata a tempo parziale); e comunque abbiamo assolutamente necessità di potenziare le tipologie contrattuali flessibili (lavoro accessorio, contratto di inserimento, ecc) che consentono alle donne, con un sistemo di protezione sociale e contributivo adeguato, di conciliare tempi di vita e di lavoro. b) le politiche di ausilio alla famiglie con bambini piccoli,anziani e non autosufficienti in particolare per quanto riguarda l’accesso ai servizi. Quanto più elevati, infatti, sono i costi di child o olderly care tanto più alto è il livello del salario di riserva ovvero quella retribuzione al di sotto della quale la donna non ha convenienza a lavorare ma preferisce occuparsi direttamente dei figli o degli anziani o disabili. Secondo la Banca d’Italia un sussidio parziale, pari al 50% del costo dei servizi, avrebbe l’effetto di aumentare di circa 10 punti il tasso di occupazione femminile. Stanno emergendo alcune linee di politiche di integrazione tra modelli integrativi di sussidiarietà per l’offerta di servizi alla persona sperimentati in Veneto, in Friuli, in Lombardia in grado di creare un circolo virtuoso tra domanda di servizi e offerta di lavoro che rappresenta una valida soluzione alla conciliazione e alla contemporanea esigenza di promozione dell’occupabilità. E’ allo studio dei Ministeri Lavoro, Pari Opportunità e Famiglia un Piano per la conciliazione.
Rimane, poi, il problema di una politica fiscale più equa, basata sul quoziente familiare. In base a tale metodo ogni contribuente è assoggettabile all’imposta sul reddito per l’insieme dei redditi e degli utili dei membri della famiglia (coniuge, figli minorenni, persone invalide conviventi). Ciò allo scopo di favorire i nuclei più numerosi, nel presupposto che l’unità impositiva più opportuna sia la famiglia e non l’individuo. Quella stessa famiglia che è al centro, in chiave di sussidiarietà, delle politiche suggerite nel Libro verde presentato il 25 luglio e che è stato oggetto di consultazione con molte organizzazioni femminili: Rete delle Consigliere di parità Nazionale; organizzazioni sindacali CGIL-CISL-UIL-UGL-CONFSAL-CISAL- Tavolo delle imprenditrici (del quale fanno parte tutte le associazioni imprenditoriali)- alcune Regioni (Piemonte-Emilia Romagna - Friuli Venezia Giulia), alcune Fondazioni femminili (Bellisario, Federcasalinghe, Confindustria), alcune associazioni del terzo settore e cooperative sociali, gruppi dai quali sono venuti indicazioni per lo sviluppo del sistema occupazionale e di protezione sociale e che saranno di supporto alla stesura del Libro Bianco. Il metodo adottato dal Ministero sui temi delle politiche femminili che coinvolgono lavoro, salute, sicurezza sociale, è fortemente impostato su una collaborazione interministeriale sistematica per la trasversalità delle aree. Noi, naturalmente, ci siamo candidate per far accogliere, nel Libro Bianco, le nostre istanze intelligenti e concrete.
Diritti Umani, Libertà e autonomia dell’informazione
“La Consigliera Nazionale di parità , in occasione del 10 Dicembre Giornata nazionale d'azione per i diritti umani nel 60esimo anniversario della Dichiarazione Onu, aderisce convintamene all’appello -Diamo voce ai diritti umani- per una informazione corretta, perché ritiene che tra i fondamentali diritti delle persone, spesso negati o violati, vi sia quello ad una informazione plurale. Il rispetto della libertà e dell’autonomia dell’informazione del servizio pubblico radiotelevisivo ha, nel nostro paese, una importanza decisiva, stabilita dalla legge, per portare in primo piano i soggetti più deboli della società, quella platea di ‘invisibili’, che l’informazione non deve dimenticare. Difendere, affermare e conquistare i diritti delle persone contrastando ogni forma di discriminazione è una azione nella quale le consigliere di parità si impegnano costantemente sul territorio”.
Alessandra Servidori Consigliera di parità effettiva
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