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Concilia? Sì, a partire dal portale

Concilia? Sì, a partire dal portale

Modena Centro Documentazione Donna - www.tempopermettendo.info è il portale dell'Emilia Romagna per l'integrazione dei servizi

Caterina Liotti Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Maggio 2006

I mutamenti demografici, la crescita dell’occupazione femminile in presenza del calo delle nascite, pongono le nazioni europee di fronte a un urgente problema: come garantire e rinnovare il patto fra i sessi? Il modello familiare che si sta sviluppando in Europa è centrato su uomini e donne impegnati nella professione che, equiparati nei diritti, si dividono gli obblighi lavorativi, formativi e familiari. Le direttive europee sull’occupazione puntano come traguardo per il 2010 su una quota occupazionale generale del 70%, per le donne del 60% valutando tali grandezze quali fondamentali a garantire gli standard di vita attuale e il finanziamento dei sistemi di welfare. Ma la partecipazione al lavoro più ampia e più lunga di uomini e donne sono possibili solo in presenza di una organizzazione del lavoro più flessibile, in cui il lavoro retribuito possa essere compatibile con il lavoro di cura non retribuito. Questa grande sfida implica da un lato una ripartizione paritaria tra uomini e donne dei carichi di lavoro – pagato e non pagato – e la trasformazione del sistema dei servizi: a Lisbona la stessa Unione Europea aveva infatti messo in relazione l’obiettivo sull’occupazione femminile con quello dell’aumento dei servizi per la conciliazione dei tempi di lavoro e di cura, fissando al 33% la percentuale di copertura dei servizi di asilo nido sul totale dei nati.
La Ue varando proprio nel mese di marzo la Road Map, la nuova strategia di intervento che varrà per i prossimi 5 anni in materia di Gender Equality , ha indicato quali temi cruciali: indipendenza economica, conciliazione fra lavoro e famiglia, lotta alla violenza, partecipazione nelle decisioni politiche ed economiche.
Non ci vuole molto ad affermate che la situazione risulta essere molto difficile in l’Italia, dove tutte le indagini ci confermano un forte rallentamento nella crescita dell’occupazione femminile un “clima sfavorevole alla maternità e alla paternità” (dati dell’Istat ricerca commissionata dal Ministero per le Pari Opportunità nel 2004) che colloca il nostro paese tra quelli con il tasso di fecondità più basso, davanti solo a Grecia e Spagna.
La gravidanza è ancora troppo spesso motivo di licenziamento o di dimissione da parte della donna e le cause di questo clima sfavorevole sono riassumibili in alcuni punti: divisione dei ruoli ancora rigida, uomini troppo concentrati sul lavoro e troppo poco in casa. Tra i fattori, incide anche la carenza di servizi sociali, nonostante l’aumento dei bambini che vanno al nido. La rete dei servizi sociali è al di sotto delle necessità delle donne che lavorano, in termini soprattutto qualitativi, ed è costosa. Gli asilo nido non sono sufficientemente diffusi. Anche in Emilia Romagna dove le percentuali di copertura dei servizi si è attestato nel 2004 su un dato del 25.62%, a fronte di un misero 7% a livello nazionale, resta lontana da quel 33% indicato a Lisbona quale obiettivo per efficaci politiche di conciliazione. Questa percentuali non garantendo l’accesso dei nuovi nati ai servizi, esponendo le donne che fanno la scelta della maternità in una condizione di fragilità sul mercato del lavoro.
La maternità è considerata un 'lusso' più che un diritto: il 46% delle donne modenesi desidererebbe avere più figli di quanti effettivamente ne abbia, e questa distanza tra genitorialità desiderata ed effettiva aumenta per le disoccupate e le persone in possesso di contratto di collaborazione. Oltre agli ampi carichi di lavoro retribuito c’è anche la stanchezza come motivo del non raggiungimento del numero desiderato di figli. Infatti a Modena, come a più ampio raggio in Regione, permane il sostanziale squilibrio nella distribuzione del lavoro non retribuito (lavoro domestico, di assistenza e cura familiare, bambini, anziani, ecc.): le donne lavorano in media 18 ore in più a casa degli uomini
Il mercato del lavoro regionale registra, oltre al citato aumento della disoccupazione femminile, mancate progressioni delle carriere, una maggiore precarietà delle lavoratrici rispetto ai maschi e differenze nelle retribuzioni. Tutto ciò prova inequivocabilmente che le donne sono ancora discriminate sul lavoro, a causa della fatica del doppio ruolo, in casa e fuori: si avverte la necessità di un ripensamento delle politiche di welfare e dei servizi e che il lavoro di cura venga ripartito più equamente tra donne e uomini.
Quale libertà di scelta delle donne e degli uomini in merito alle possibili combinazioni di lavoro per il mercato e lavoro familiare e di cura di volta in volta più rispondenti alle diverse fasi della propria vita può esistere in questi contesti? Le politiche di conciliazione necessitano quindi di una completa istituzionalizzazione – devono diventare una priorità nell’agenda politica degli enti locali – attraverso interventi complessi che sappiano fare riferimento all’intero sistema: offerta dei servizi, promozione di trasformazioni culturali circa i ruoli sessuati nei compiti di cura all’interno delle famiglie e promozione di trasformazioni organizzative delle imprese.
Importante in tale senso sarà per la Regione Emilia-Romagna l’applicazione della legge 17/2005 sul lavoro voluta dall’assessora Bastico che ha introdotto norme per cercare di colmare tali gap introducendo all’articolo 10 politiche a favore della conciliazione dei tempi: sostegni per le imprese che attuano una riorganizzazione aziendale o voucher che sostengano le donne con problemi di permanenza nel mercato del lavoro.
Intanto la stessa regione ha anche sostenuto, finanziando con il Fondo sociale europeo, diversi progetti per sperimentare un approccio integrato al tema.
In particolare le istituzioni locali hanno condiviso la progettualità proposta dal Centro documentazione donna di Modena arrivando ad aprire Sportelli InformaDonna che possano essere facilmente identificati dalle donne quale primo punto di riferimento – punto di partenza per evitare la peregrinazione in tanti uffici e tanta perdita di tempo – per tutte le problematiche legate al complesso tema della conciliazione dei tempi di vita e di lavoro.
Individuare un unico punto di riferimento, accogliente e attento ai bisogni e alle esigenze delle donne, dove reperire velocemente tutte le informazioni sulle opportunità offerte dai territori per la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro è infatti l’obiettivo che si sono dati i 15 sportelli (10 reali e 5 virtuali) di cui si sono dotate le amministrazioni locali di: Bologna, Ferrara, Forlì, Modena, Parma, Piacenza, Ravenna, Rimini, Reggio Emilia, Fiorano, Maranello, Formigine, Sassuolo, Finale Emilia, Savignano. Per le domande più complesse sono inoltre previste consulenze orientative su appuntamento.
Gli Sportelli utilizzeranno a partire da metà maggio il portale www.Tempopermettendo.info quale strumento informativo e di servizi on-line rivolti alle utenti e quale strumento per lo scambio tra gli operatori della Rete. Gli stessi Comuni stanno sottoscrivendo - insieme ad una trentina di altri soggetti individuati quali strategici per le politiche di conciliazione, tra i quali le Consigliere di parità regionali e provinciali - un “Protocollo d’intesa per la costituzione della Rete regionale a sostegno della conciliazione dei tempi di vita e di lavoro” impegnandosi nel creare tavoli di scambio e di riflessione sulle politiche di conciliazione al fine di renderle maggiormente efficaci in termini di miglioramento della qualità della vita di donne e uomini e al fine di ricordarne la priorità nelle politiche per lo sviluppo economico e sociale.
(11 maggio 2006)




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