Tabù - “La tolleranza è impossibile per un vero credente di qualsiasi fede” (Fernando Pessoa)
Emanuela Irace Lunedi, 13/07/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Luglio 2009
La chiamano religione dell’olocausto.
Scrive Heiddegger che la cronaca deve perdere la sua efficacia per diventare storia. Sono passati 60 anni e ancora non siamo entrati nella storia. Lo sterminio degli ebrei è ‘contemporaneo’ tanto che chiunque critichi la politica del governo di Israele viene bollato di antisemitismo. La quinta macchina militare più potente del mondo ha massacrato 1400 palestinesi a Gaza. E lo ha fatto ieri. Non 60 anni fa. Tra dicembre e gennaio 2009 i gas ustionanti del fosforo bianco hanno trasformato la Palestina in una camera a gas. La stessa su cui religiosamente il governo israeliano consacra la propria impunità nei confronti del mondo. La chiamano religione dell’olocausto. Esserne fuori equivale a sparire dal consesso degli umani e appartenere al mondo dei vinti. Gironi infernali scalati da conversioni celebri e minute. Paccottiglia intellettuale che ti fa scrivere e lavorare. Guadagnare e sorridere. Conosco donne e uomini che hanno saltato il fosso e sono andati dall’altra parte. Dalla parte dei vincitori e della politica silenziosamente prona al potere dei più forti. Viviamo solo una volta e cosa interessa a noi di Gaza e della Palestina. Cosa interessa a noi di quel gigantesco campo di concentramento che è diventato oggi la terra di Canaa. Cosa interessa a noi denunciare il dominio israeliano e i tratti inconfondibili del colonialismo, del razzismo e dell’occupazione. Cosa interessa a noi dei morti che non conosciamo uccisi con viltà e prepotenza. A noi interessa lavorare. Partecipare alla giostra che segna più goal e che vince. A noi interessa Mourinho, meno pulito della pattuglia di Noemi e veline ma con più soldi. Bene così. Saltiamo su quel carro. Ma poi ai nostri figli cosa gli raccontiamo.
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