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Con i miei occhi: il Padiglione della Santa Sede alla Biennale di Venezia

Con i miei occhi: il Padiglione della Santa Sede alla Biennale di Venezia

Un atto d’amore e vicinanza del Papa, andato a visitare le detenute nel carcere della Giudecca, per arrivare poi anche al cuore della città, coniugando fragilità e bellezza

Mercoledi, 01/05/2024 - Il femminile di giornata / sei. Con i miei occhi: il Padiglione della Santa Sede alla Biennale di Venezia
Papa Francesco è andato a Venezia, alla casa femminile di detenzione della Giudecca per visitare il Padiglione della Santa Sede alla Biennale 2024dal titolo "Stranieri Ovunque - Foreigners Everywhere”. Un atto d’amore e vicinanza quello del Papa con le detenute, sull’isola, per arrivare poi anche al cuore della città coniugando fragilità e bellezza.
Si chiama 'Con i miei occhi' il Padiglione della Santa Sede allestito nel carcere della Giudecca nell'ambito della 60ma Biennale d'Arte di Venezia.  Il 28 aprile scorso è atterrato l’elicottero che ha portato Papa Francesco nel cortile del carcere femminile dell’isola nella Laguna di Venezia, accolto da alcune detenute che gli hanno donato una papalina proveniente dal laboratorio di sartoria interno al carcere.
Sono le detenute ad accogliere i visitatori, a guidarli ed accompagnarli nei corridoi dove sono esposte le opere degli 8 artisti che hanno dato vita al Padiglione, accanto anche a opere delle stesse ospiti del carcere, come poesie e disegni. Una conferma della determinazione del Papa a promuovere gli/le ultimi/e, le più fragili nello specifico, parlando di speranza ed opportunità e sempre di possibilità di riscatto.
E con un impegno, che si ripete simbolicamente in modo che non può sfuggire, dato il numero notevole di carceri che il Papa ha visitato durante il suo Pontificato, che mostra la cura specifica dedicata ai luoghi di detenzione femminile. Come a Rebibbia, dove Papa Bergoglio si è recato più di una volta in prossimità della Pasqua chinandosi ed evocando il massimo dell’umiltà, nel suo lavare i piedi delle detenute.
Le parole del Papa, pronunciate nel corso della visita alla Giudecca, danno con forza il senso del suo pensiero positivo, quando afferma che un istituto di pena "può anche diventare un luogo di rinascita in cui la dignità di donne e uomini non è - MESSA IN ISOLAMENTO - ma promossa attraverso la cura di talenti e capacità”.
Alla Giudecca, il Padiglione a cui ha lavorato con entusiasmo il Cardinale De Mendoza Prefetto del dicastero vaticano della cultura, sottobraccio ai curatori Chiara Parisi e Bruno Racine, organizzatori degli 8 artisti espositori ufficiali a fianco di opere direttamente create da alcune delle 80 detenute, è divenuto un luogo di accoglienza e voglia di condivisione.
Entrare nel padiglione della Giudecca, che richiede di lasciare telefono e documenti all’ingresso, permette di immergersi nell’atmosfera della reclusione; la sua tristezza ma anche la profonda vitalità, che si percepisce in una sintesi di bellezza e di speranza. Lì, come ha detto il Papa “realtà penitenziaria e l’illimitata espressione artistica, mezzo di espressione e connessione umana, si incontrano e si seducono”.
Le pratiche artistiche, sottolinea ancora Bergoglio, possono essere considerate una sorta di “rete di città rifugio” città - implora - “in cui nessun essere umano è considerato estraneo” e dove l’arte può contribuire a contrastare il razzismo, la xenofobia, lo squilibrio ecologico, l’aporafobia, un terribile neologismo che significa fobia dei poveri”.
Papa Francesco si sofferma ancora sull’autonomia dell’arte riferendosi agli artisti presenti come espositori. Tra cui Cattelan con i suoi enormi piedi che ”esplodono” all’ingresso dell’entrata della Prigione - Padiglione, quasi a voler esprimere l’ansia di libertà dei corpi detenuti. Autonomia dell’arte che proprio la presenza di Cattelan conferma, essendo stato nel passato guardato con fastidio dal Vaticano per una sua opera in cui aveva raffiguarato Giovanni Paolo II colpito da un meteorite; o anche le opere Corita Kent, una ex suora non più in vita, non amata da tutti i cattolici.
E ancora, uscito dalle mura della Giudecca dopo il caloroso incontro con tutte le donne recluse, Bergoglio arrivato nel cuore di Venezia a Piazza San Marco per celebrare la messa nella piazza, definisce la città di  “incantevole bellezza” e parlandone come di una creatura vivente, sottolinea come LEI conviva con “le tante problematiche che la minacciano dovute al cambiamento climatico come “la fragilità delle costruzioni, dei beni culturali, ma anche quella delle persone”. E tornando alle persone che Papà Francesco ci ha insegnato come siano il primo interesse di cui suggerisce di tenere conto, la scelta di allestire il Padiglione in un luogo di detenzione femminile assume una grande forza che parla di riscatto e avvicina quelle vite con la loro fragilità alla meravigliosa citta di cui sono ospiti, entrambe in lotta non per la sopravvivenza, ma per una vita piena.
Un luogo dunque, quello del Padiglione della Santa Sede alla Giudecca, che mi piace pensare possa essere una meta da unire alla visita ad altri Padiglioni della Biennale per tante di noi donne e non solo, quale contributo e incoraggiamento ad un progetto insolito, bello e coraggioso, che possa offrire ancor più consistenza a quella scritta che nella notte si illumina nel cortile principale del Carcere 'SIAMO CON VOI NELLA NOTTE', opera in esposizione di Claire Fontaine.
Un inno alla partecipazione contro ogni forma di indifferenza.
Paola Ortensi

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