Mercoledi, 11/09/2019 - Ha fatto molta eco l'articolo di qualche giorno fa sulla pagina fb “DONNE IN FERMENTO” sul corso di formazione del 6 Settembre tenuto dall'Avvocata Filomena Zaccaria, presso il Liceo Classico/scientifico “De Sanctis” di Manduria, corso voluto dal centro antiviolenza Rompiamo il silenzio, Ambito7.
Intanto si è partiti dall'immagine che anticipava l'articolo e indicava tutti gli atti che alienano la donna: violenza psicologica, fisica, patrimoniale. Fermiamoci su quest'ultima, dice una lettrice. Quante le donne che si vedono il portone chiuso della propria casa “perché il compagno o marito ha deciso di non farla entrare, magari per qualche minuto di ritardo”. O che le scippa la casa in cui lei ha investito tutti i suoi risparmi, ma che risulta a nome del marito. Un portone, chiuso, sbarrato, quello della propria casa. Eppure la Costituzione italiana dichiara fermamente che il “domicilio è inviolabile” con l'articolo 14. Eppure è lo stesso marito o compagno che viola tale diritto e impedisce alla propria compagna di entrare. Nella sua casa. Questo succede alle donne, non succede sulla Luna. Questo succede alle donne del Sud, nei nostri paesi del Sud, come scritto nel libro “Non mi toccare” edizioni Aracne, o nel bellissimo e drammatico libro di Stefania Lo Piparo “Quando l'amore diventa follia”.
Altre lettrici hanno posto l'attenzione invece sul 612 ter del c.p. “Revenge porn” (diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti) aggiunto dal “Codice rosso” nel recente mese di Agosto 2019; esso prevede la reclusione da 1 a 6 anni e una multa da 5.000 a 15000 euro per chi diffonde in illecito immagini sessualmente esplicite. La pena aumenta se i fatti sono svolti da un famigliare, marito, compagno ecc... cioè da una persona di cui la donna si fida. La situazione è di vulnerabilità perché il compagno sfrutta il suo ruolo per denigrare la compagna, invece di valorizzarla. Una lettrice dice: “Il revenge porn potrebbe essere applicato anche per chi insulta, infanga la propria donna inventando fatti morbosi sulla stessa, denigrandola nella comunità, nella famiglia, nell'ambiente di lavoro. Non acido in faccia certamente ma acido nell'anima, con l'intento di cancellare la sua identità relegandola nell'ultimo stadio della scala sociale”.
Purtroppo questi racconti sono reali, chiaramente si stenta a credere che questi fatti avvengano tra le nostre pareti domestiche, con i nostri mariti e compagni. Non è immaginifico, è l'uomo in giacca e cravatta che però usa mezzi di correzione, per la propria donna, animaleschi.
Ne sa qualcosa la nostra cara amica Filomena Lamberti di Salerno punita con l'acido in faccia perché ha “disobbedito”, non è stata dietro ai dictat imposti dal marito, come se fosse una subalterna, un essere inferiore. Il marito ha avuto pochi mesi di carcere e Filomena non si è sentita rappresentata dalla giustizia. Oggi il codice rosso contempla una condanna da 8 a 15 anni, non 15 mesi, e l'interdizione da qualsiasi ufficio. L'avvocata Zaccaria ha affermato che si potrebbe ricorrere, dopo la cassazione, alla CORTE EUROPEA DEI DIRITTI DELL'UOMO, organo giurisdizionale internazionale, nato per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali e avente la sede a Strasburgo, nella Francia orientale. Certo, dice l'avvocata, non è facile affrontare viaggio e soldi per le traduzioni, ma oggi è possibile anche perché ogni Regione stanzia un fondo per venire incontro a questo tipo di spese processuali. PER LA REGIONE PUGLIA c'è la legge regionale n° 94 del 2013. Tutti devono collaborare a mettere in sicurezza la donna vittima di violenza. Il silenzio è connivenza, è concorso in omissione.
L'articolo di legge che ora contempla tali fatti drammatici è il 583, che punisce con pene severe chi deturpa con lesioni, chi sfregia il viso di un essere umano. Per molti casi donne.
Nella serata di formazione sono stati trattati anche casi di separazione. Casi in cui nel menage famigliare c'era, oltre che violenza psicologica, violenza sessuale.
L'articolo 609 bis afferma che: chiunque, con violenza o minaccia costringe la persona ad avere atti sessuali è punito con anni da 6 a 9.
609 ter (codice rosso)
la pena aumenta di un terzo se si tratta di parenti che hanno fatto violenza ai propri congiunti (moglie, figlia ecc).
Mai consensuale in presenza di violenza. Mai consensuale in presenza di pendenze penali. C'è schizofrenia tra civile e penale. E subito avviare procedure per la sospensione di responsabilità genitoriale per il maltrattante. Un maltrattante all'interno della propria famiglia.
Art 572: maltrattamenti in famiglia. Chi maltratta un congiunto è punito con anni da 3 a 7. La pena aumenta se la donna è in stato di gravidanza. Maltrattamento è tutto ciò che impedisce alla donna la sua AUTODETERMINAZIONE.
E ricordiamoci che cominciano anche in Puglia ad esserci i CAM. Un uomo può prendere questa strada di rinascita anche per lui.
Servizio di ascolto e trattamento per Uomini in cambiamento
Progetto Uomini oltre la violenza, nato all’ interno dell’associazione Impegno donna.
Lascia un Commento