Comincia con un fiore per caso il mio giardino di Valeria Corsi, Rupe Mutevole
dell’esistere.
“Comincia con un fiore per caso il mio giardino”, edito nel 2010 dalla casa editrice Rupe Mutevole Edizioni nella collana editoriale “La Quiete e l’Inquietudine”, è una raccolta poetica di Valeria Corsi (febbraio 1952, M
Mercoledi, 28/03/2012 - “Non ho più pelle/ da lasciare/ su cortecce/ accartocciate.// Non ho più sguardi/ da rinunciare/ su cieli tersi/ e onde e mare.// Non ho più bocca/ da assaporare/ aspri umori/ sbrodolati freddi.// Non ho più sensi/ da sgretolare/ nel buio amaro/ della tua ombra.” – “Vado via”
Quattro strofe inizianti con una decisa anafora, una negazione ripetuta “non ho più” per sancire un patto tra l’Io poetico e la sua volontà. Non si ha più pelle, sguardi, bocca e sensi, qualcosa di importante ha stravolto il sentire dell’Io, qualcosa che ha mostrato un’altra via, un’altra dimensione dell’esistere.
“Comincia con un fiore per caso il mio giardino”, edito nel 2010 dalla casa editrice Rupe Mutevole Edizioni nella collana editoriale “La Quiete e l’Inquietudine”, è una raccolta poetica di Valeria Corsi (febbraio 1952, Milano). La raccolta si divide in quattro capitoletti “Specchia il ricordo di antiche primavere”, “Lacrima…odissea di sotterraneo pianto”, “Cioccolato e mente annunciano il sorriso della terra” e “Accadrà di nuovo che il cielo chiami per nome”.
Caratterizzata da una quasi totale mancanza di punteggiatura, l’autrice inserisce in questa raccolta un’inquietudine ragionata e caparbia che non si da pace di fronte alla quotidianità degli eventi. Si intravede un amore perduto, un amore che ha portato via con se anche i fiori di campo, simbologia della freschezza della stagione primaverile e dunque del sentimento amoroso.
“Per una volta vorrei/ ascoltare parole/ insensate, di quelle/ che rotolano vorticose/ anche in piano/ s’arricciano sulle labbra/ sbrodolando in aria/ come bolle di sapone.// Per una volta vorrei/ rincorrere il vento/ anche quando non suona/ come flauto di Pan/ anche senza farfalle/ e neppure una lacrima/ di cielo in vapori di ricordi/ […]” – “Essere”
Ed anche nella lirica “Essere” troviamo la figura retorica della ripetizione tanto cara all’autrice. Quel “per una volta” che determina un periodo temporale vago e limitato, un periodo simile ad una richiesta dell’Io nei confronti del tempo: l’Io ha bisogno di novità, l’Io è stanco delle giornate che si susseguono, nella sua mente colori e sensazioni si manifestano nuove in ogni istante.
“Accade a volte/ anche nell’orizzonte/ che il pero/ smetta di fiorire/ e non resti che terra/ buona per nuova vita/ che l’alba sveli/ tra le zolle/ dolore disfatto/ frantumato sbriciolato/ concime naturale/ a nuova impresa/ vento verrà/ prima di sera/ deciderà la notte/ quale esistenza/ quale rimembranza/ prima che uno sguardo apra/ sopra orizzonte nuovo.// […]” – “Orizzonte”
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