Martedi, 25/02/2014 - Prendiamo una città di quarantamila abitanti. In riva al mare, con spiagge ampie e clima temperato. Anche in piena estate, quando il caldo si fa soffocante, al tramonto si alza una brezza che porta refrigerio.
Gli eucalipti emanano un aroma che allarga il respiro e i fiori esalano un profumo che sa di paradiso.
La gente vive operosamente di mille diverse attività, dal turismo alla pesca, dall'agricoltura all'allevamento.
Quando sono venuta per la prima volta a Castel Volturno, era maggio e questo ho pensato. Che fosse un paradiso.
Invece la spiaggia è spesso invasa da detriti di ogni tipo e le dune, che proteggevano l'entroterra dall'aggressione del mare, si sono assottigliate fino a sparire, ingoiate dall'asfalto e utilizzate perfino dall'edilizia.
Il mare? La Darsena San Bartolomeo avrebbe potuto essere un porticciuolo per metà a disposizione dei pescatori e per metà offerto all'ormeggio di barche e yacht di turisti. Invece è una zona chiusa, come il cortile di una casa privata, nella quale sversa una fogna di Villaggio Coppola: una cloaca a cielo aperto, con relativi insani miasmi che rende impensabile la balneazione anche in zona circostante e, doppio risultato, oltre al turismo fa fuori anche i pescatori che non possono ormeggiare, costringendoli ad acrobazie e faticacce incredibili, prima ancora di cominciare il lavoro. Insieme a loro, agonizzano i diversi negozi – bar, ristoranti, edicole, pescherie, alimentari vari – che vivrebbero del porto e intorno ad esso.
Si penserà che Castel Volturno non ha bisogno della pesca e nemmeno del turismo perché sorge su un territorio a vocazione agricola, che – oltre alla verdura – offre alle bufale grandi pascoli leggermente salati, bufale che producono l'oro bianco, il latte destinato alla produzione di mozzarella DOP, conosciuta e amata nel mondo intero. Dunque chi se ne importa della pesca?
In realtà, i contadini – piccoli imprenditori che costituivano parte del tessuto sociale sano della zona – non ce la fanno più a vendere i loro prodotti. Un po' per colpa dei rifiuti sotterrati nei campi e un po' di quelli allegramente gettati dai finestrini delle auto e poi incendiati a produrre diossina, un po' di più per una mappatura che tarda a venire e che, con la sua assenza, fa di tutta la provincia di Caserta una bomba inquinante, invece di circoscrivere con precisione le zone contaminate. Risultato: le multinazionali e i consorzi comprano sottocosto i prodotti agricoli che noi rifiutiamo e ce li rivendono con il loro marchio. Comprano anche il latte, a un prezzo che rende improbabile la sopravvivenza degli allevatori, ci fanno la mozzarella e ce la vendono – irriconoscibile – al supermercato.
Non importa dunque l'agricoltura? E nemmeno l'allevamento?
Intanto intere zone, che la politica ha ignorato e che riscopre solo in prossimità di elezioni con promesse di opere faraoniche, sono state azzannate dal mare, che ha ingoiato gran parte della spiaggia, riuscendo a risalire lungo i viali e a sgretolare i muri delle case. Zone fino a poco tempo fa senza illuminazione, senza cassonetti per la spazzatura, senza regolari passaggi delle Forze dell'Ordine.
Zone in cui la metà delle case è occupata, gli allacciamenti abusivi e i latitanti introvabili.
Insomma, se qualcuno – per un suo inconfessabile interesse – avesse deciso di strozzare la città, questo sarebbe il disegno perfetto.
Invece da due anni il comune di Castel Volturno è commissariato. Antonio Contarino, Commissario Prefettizio, muovendosi nelle infide sabbie mobili della malapolitica e e del malaffare, ha fatto molto, molto di più di quanto ci si aspettava da lui. Ha agito con lo stile del funzionario di classe, profilo basso e grande risolutezza, per il ripristino della legalità.
Malgrado il suo carattere schivo, ha ascoltato le richieste della cittadinanza, ha dialogato con le associazioni, ha cercato un punto di mediazione che si è qualche volta rivelato impossibile.
Lascerà, al sindaco che sarà eletto a maggio, una Castel Volturno pronta per la rinascita culturale e economica. Ci auguriamo solo che il suo lavoro non vada sprecato.
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