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Come raccontare questi giorni irreali? - di Greetje van der Veer

Come raccontare questi giorni irreali? - di Greetje van der Veer

La lettera della Presidente della Federazione Donne Evangeliche in Italia

Lunedi, 22/06/2009 - Qui a Villa San Sebastiano siamo relativamente vicino all’epicentro del terremoto che ha colpito l’Aquila, in linea d’aria fra i 35 e 45 km, ma altrove e anche più lontano il terremoto si è sentito di più. In casa nostra non è caduto quasi niente, mentre parecchie cose stanno proprio in bilico sui mobili; a Pescara invece, non c’è casa dove non è caduto una cosa, eppure si trova distante più del doppio. Intorno a noi, dappertutto danni, dove più grave, dove meno grave, ma qui pare tutto a posto, anche se si è avvertita la scossa bene e per lunghi istanti e con tanta paura. Una paura che con le continue scosse spesso diventava una specie di psicosi collettiva. Sono molti qui che per giorni hanno dormito fuori in macchina.

La mattina dopo, l’unico disagio era che stavamo senza telefono, quindi era difficile avere le notizie sulla portata di ciò che era successo intorno a noi. Dopo qualche ora era possibile ricevere le telefonate, non ma non era possibile chiamare. Più avanti nella giornata tutto era ripristinato e cominciavano i primi contatti per poter affrontare l’emergenza. Da qui non potevamo fare molte a causa delle strade chiuse e quindi uno ha cercato altri modi per essere d’aiuto.

Durante la giornata si era costituito un coordinamento per l’emergenza delle chiese di stampo evangelico in Abruzzo a partire delle varie chiese di Pescata e Chieti, un coordinamento che piano piano si è allargato. La chiesa avventista di Scafa si è potuto muovere subito attraverso l’Adra, l’Agenzia avventista per lo sviluppo e il soccorso, già accredita presso la Protezione Civile. Tanta, tanta solidarietà. Ogni gruppo, ogni partito si organizzava per portare aiuto. Ma tutto ciò spesso senza coordinazione, così che in un posto sono arrivati tre cucine-campo e in altri posti niente. La Protezione Civile ha dovuto mandare indietro molte persone che venivano per offrire aiuto. La confusione era tanta e fa temere per il dopo-emergenza, quando i fari sono spenti. L’attenzione cala e anche in fretta. L’ho notato seguendo le notizie nei giornali stranieri, dopo due giorni era già difficile trovare degli articoli specifici nelle prime pagine.



Le nostre chiese locali si sono mobilitate attraverso il coordinamento evangelico per l’emergenza in Abruzzo. Sono stati portati i primi aiuti in vari campi e anche lungo la costa, dove a un certo momento l’emergenza stava aumentando a causa della mancanza di tutto. Sì, c’erano le case e camere messe a disposizione, ma non c’erano viveri e altre cose di prima necessità. Anche lì si è potuto intervenire.



Ieri andando in macchina verso Roma mi sono scandalizzata. Ho fatto parecchie volte questa strada quando c’erano degli esodi per le vacanze, ma mai come adesso quel fiume di machine che usciva da Roma, mentre sentiva dalla radio come si erano formate delle code in uscita a Bussi-Popoli. Un’altra forma di sciacallaggio!



Ringrazio per le molte, moltissime telefonate ed email di sostegno e solidarietà che abbiamo avute, non so nemmeno se ho potuto rispondere a tutte. Qualche volta stavo dietro un computer che si muoveva a causa delle scosse …



Le polemiche ci sono e bisogna affrontarle seriamente. Lacune ci sono sempre, ma visto nel suo insieme gli aiuti sono arrivati subito, dove prima, dove dopo, ma non è possibile che arriva dappertutto subito e nello stesso momento, ci sono posti dove solo oggi è arrivato di ciò che avevano bisogno.

I funerali di stato: per l’ennesima volta si è tradotto in un rito collettivo con cardinali e vescovi, i non-cattolici sono stati rappresentati da un imam. Abbiamo fatto un appello per una cosa più condivisa, per non dire laica, perché tutte le vittime non sono cattoliche, anche la comunità delle Adi all’Aquila ha pianto i suoi morti (la loro chiesa, già chiesa metodista, è andata distrutta).

L’ospedale dell’Aquila, il San Salvatore, è stato costruito da chi ha vinto l’appalto per il ponte sullo stretto!



Per quanto tempo ancora ci arrendiamo a dei misfatti?



La rabbia, e la rabbia è tanta, è che queste vittime sono morti per colpo della mano umana, della speculazione e altro. Il terremoto non si può prevenire, il disastro si.



I pensieri sono tanti e le continue scosse non ci vanno stare in pace …



Un ricordo ancora.



Una settimana prima della scossa devastante c’è stata una scossa che è stata avvertita bene (4.4 sulla scala di Richter). Il giorno dopo c’era nella prefettura un’incontro nel quadro della staffetta contro la violenza delle donne indetta dall’Udi, a cui la FDEI ha aderito. Per la paura del terremoto non eravamo tante ad accogliere l’anfora a l’Aquila. Diciamo che eravamo gli adetti ai lavori, comunque abbiamo potuto fare una bella riunione’operativa’, per poter lavorare insieme sull’argomento della violenza e per fare un pezzo di strada insieme. Due giorni dopo abbiamo avuto la staffetta a Villa San Sebastiano. Hanno partecipate delle donne del centro antiviolenza di L’Aquila. Moltissime donne che ho conosciuto in questi incontri sono state colpite dal terremoto e hanno perso la casa, una del gruppo delle 17 volontarie del centro anti-violenza è tra le vittime, le altre si sono salvate, in un modo o in un altro.



Pensando a loro vi saluto.



In mezzo alla morte siamo nella vita, questo è il messaggio pasquale.

Non viviamo dalla nascita alla morte, ma dalla morte alla nuova nascita.



Greetje van der Veer

Villa San Sebastiano, Pasqua 2009

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