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Come la lingua perduta delle gru

Come la lingua perduta delle gru

Una notizia di archeologia di "genere" scatena i media.

Giovedi, 11/03/2010 - Non si capisce ancora bene se il ritrovamento di antichi testi scritti in idioma Nushu (antica e raffinata lingua segreta delle donne cinesi) sia da annotare tra le notizie di:

a) archeologia; b) sociologia; c) linguistica; d) storia del femminismo; e) gossip.



La perplessità, ancora una volta, deriva dal mondo in cui è stata presentata la scoperta sui giornali, i quali sottolineano come la riesumazione del Nushu sia diventata la tendenza snob di indolenti salotti delle noveaux riches cinesi.

Il fatto che nell’antica Cina le donne fossero schiavizzate è un dato storico e terribile ed è solo grazie alla capacità di resistenza di quelle donne che abbiamo oggi recuperato la testimonianza di una grande forza di sopravvivenza e di inventiva.

La vicenda può essere letta in chiave sociologica e psicologica assieme, come la storia dei deboli vessati che tentano di salvare la dignità come persone. Si parla addirittura di un primo “manifesto” antimaschilista dell’umanità inciso su ossa di muflone.

Oppure, si può studiare la raffinatezza linguistica e comunicativa di questo idioma segreto che accomunava povere donne contadine fin nei villaggi sperduti, dotato di ideogrammi originali.

È anche questa una tappa di femminismo, in una civiltà che non ha conosciuto le suffragette, ma che ha avuto esempi di donne terribilmente forti e potenti come la “concubina imperiale” Si Shi.

È un vero peccato che questa storia, alternativa a quella ufficiale scritta da Mao Zedong in poi, sia svilita come vezzo modaiolo, tacciandolo di nuovo femminismo d’elite.

Personalmente, penso che la storia femminile dell’umanità debba ancora essere scritta (ci ha provato l’ottima Rosalind Miles nel suo “Chi ha cucinato l’Ultima Cena?”) e che definire il femminismo come ennesimo esempio di estremismo inutile sia ingiusto.



P.S.: Le gru citate nel titolo sono un modestissimo tributo ad un romanzo di Leavitt, in cui si allude ad un idioletto inventato per solitudine, ma anche al dramma segreto di altre persone vessate e discriminate nei secoli, gli omosessuali.



Marika Borrelli

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