Cultura/ Poesia - Il Premio Zeichen a Gabriella Sica, artista che “coltiva un giardinaggio di versi, con felice manierismo e delicata autoironia”
Redazione Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Dicembre 2005
Gabriella Sica ha ricevuto il “Premio Zeichen” il 14 dicembre, al Teatro Vascello di Roma, alla presenza di molti amici e un numeroso pubblico. Promosso nel 2003 da Giancarlo Nanni e Manuela Kustermann, questo originale premio intitolato ad un poeta vivente, Valentino Zeichen, ha avuto nel 2004 come primo vincitore, il poeta ligure Giuseppe Conte.
Nel corso della serata, hanno letto poesie scelte dall’intera produzione della Sica, Manuela Kustermann e lo stesso Nanni, oltre a Pietro Bontempo, Sara Borsarelli e Paolo Lorimer.
La Liona
Dalla tomba delle Leonesse in furia
una donna balzò. Alle Valli la Liona
tra noccioli andava e ulivi, mai doma,
coi due mariti onesta e senza paura.
Dalla Botte alle Larghe e per i fossi,
saliva coi buoi, fino al buio di notte,
tra i briganti e il lui lui dai dossi,
bisnonna centenaria in terrecotte.
(da Poesie familiari)
La motivazione del premio
Ha scritto Zeichen nella Motivazione al Premio: “Nel panorama della poesia romana e italiana degli ultimi due e quasi tre decenni, va annoverata la figura da protagonista di Gabriella Sica, poeta e antesignana di una poesia comunicativa e semplice, che cerca il dialogo e il colloquio, ma anche raffinata e intensa. Fin dai suoi esordi, agli inizi degli anni Ottanta, nella rivista romana “Prato pagano” e con le sue prime poesie raccolte ne “La famosa vita”, la Sica intraprende un ritorno alla narratività della poesia, in segreta ma decisa controtendenza con il clima allora dominante.
La proprietà di temi, la chiarezza del linguaggio ancorano la sua poesia alla concretezza delle cose, l’ordito della composizione ne riflette i sentimenti. Nella raccolta, “Poesie bambine”, l’autrice correlava una suggestiva visione poetica fra la sua maternità e la nascita della poesia. In questa duplice generazione si congiungevano i due emisferi della creazione. In un periodo critico, dominato dalla sterilità dello sperimentalismo, la poesia della Sica riscopre la via narrativa e una scrittura “sensibile”, in opposizione all’algido formalismo corrente. Nella nitida e ginnica sintassi di questa autrice, emerge la forte raccolta di “Poesie familiari”. In essa si delinea la Tuscia, territorio di acque sorgive, ninfe sperdute e selve che ricoprono tufacei sepolcri etruschi, terra di selvaggina pietrificata nei frammenti araldici delle signorie del Lazio, segni che l’autrice, quale testimone di memorie, raccoglie lungo i suoi versi, poiché dotata di “pietas” storica.
Le va riconosciuta la capacità di soggiogare nelle sue “stanze” metrico compositive i vari motivi d’un bestiario poetico: quello familiare, il paesaggistico e quello estetico-esistenziale, che esalta un Caravaggio emblematico, modello originale di ogni meditazione profonda sul binomio arte-vita.
Non trascurerei il sentimento religioso che sorveglia come un angelo custode le mosse poetiche dell’autrice. In senso figurato, la Sica sembra coltivare un giardinaggio dei versi, evidente nelle “colture” dei sonetti, bilanciati dai sapienti contrappesi delle rime, composizioni governate a arte, con felice manierismo e delicata autoironia”.
La serata si è conclusa con un vero duetto e scambi di opinione sulla poesia oggi tra Zeichen e la Sica.
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