Ravenna - L’esperienza di Asha Kachru, presidente della ong Straniata che opera in India, in Italia per la Giornata Mondiale dell'Alimentazione
Bartolini Tiziana Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Febbraio 2009
L’occasione è stata la GMA 2008, che si è svolta in circa 150 Paesi sul tema “Sicurezza alimentare mondiale e sfide del cambiamento climatico e della bioenergia” indetta con l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica sulle conseguenze che i cambiamenti climatici producono nei Paesi in via di sviluppo e di riaffermare il diritto fondamentale all’alimentazione. La Provincia di Ravenna ha risposto alla sollecitazione della FAO e del Ministero degli Esteri e lo scorso mese di ottobre sono stati coinvolti “tutti i soggetti, istituzionali e privati, da anni impegnati in attività di educazione alimentare, di integrazione tra politiche scolastiche, scuole e territorio: le scuole di ogni ordine e grado, le aziende agricole, le fattorie didattiche”, come ha precisato il presidente della Provincia Francesco Giangrandi. E’ Antonietta Stinga, esperta di educazione alimentare che ha collaborato al progetto, a parlarci dell’esito delle iniziative, tra le quali è stata interessante la mostra interattiva “Gli altri siamo noi” (concepita per adolescenti come un circuito di attività, fumetti, indovinelli finalizzati all'incontro con chi è diverso da noi): “Nella sala del convegno ‘parlato’ sono stati effettivamente presenti circa 200 studenti delle ultime classi superiori e circa 300 tra insegnanti, agricoltori, cittadini di tutte le provenienze. Il convegno ‘giocato’ ha coinvolto circa 140 bambini delle scuole primarie di primo e secondo grado, con laboratori teatrali, animazioni sul cambiamento climatico e sul ‘disorientamento’ delle api”.
Informare ed educare ad una riflessione sui comportamenti alimentari, questa la filosofia dell’iniziativa che ha avuto anche il merito di portare in Italia la voce e l’esperienza di Asha Kachru, scienziata indiana impegnata nella promozione e diffusione di piccoli poderi a coltura biologica, per la sicurezza alimentare delle donne. Asha vive e opera nella regione Andhra Pradesh presso il distretto di Medak, in India. Esperta in programmi di agricoltura biologica, sviluppo e nuove tecnologie in una prospettiva femminista e con un occhio di riguardo al sud del mondo, ha studiato scienze matematiche, ha insegnato in Germania ed è 'devota' di Saraswati, la dea indù della conoscenza, della musica e delle arti. Identificata con il mitico fiume omonimo, simbolo di guarigione e fertilità, Saraswati, è descritta nel più antico dei quattro Veda, risalente a oltre 3000 anni fa come colei che ispira canzoni, poesie, pensiero e consapevolezza della verità. “Io non sono né induista, né buddista, ma prego spesso Saraswati perchè non può esserci la scienza senza la spiritualità dell’arte e viceversa. Sono una matematica, ma ritengo che non si debba rinunciare alle modalità di comunicazione tipiche delle donne: l'uso del corpo, della danza”. Appaiono tanto lontani il mondo occidentale e il mondo di Asha. Come si possono ridurre questi gap tra donne nel mondo? “Penso che sia importante discutere e confrontarsi, recuperando la femminilità perduta. ‘Femminismo’ non vuol dire diventare come gli uomini. Le realtà sono sovrapponibili, i contesti in cui si cresce hanno un'influenza sulla propria vita, anche le religioni: se sei nata in una famiglia cristiana o induista, o anche se sei atea, il contesto ti condiziona. In occidente avete assorbito un monoteismo molto rigido, vivete in un ambiente che comunque ne è impregnato. Nell'ambito indù in particolare ci sono molte divinità femminili, nei templi vi sono numerose raffigurazioni anche erotiche, il nostro modo di vedere il sesso è più libero e aperto. Io non sono strettamente religiosa, ma al tempo stesso lo sono: ogni mattina porgo una sorta di ringraziamento alla natura, alle piante, alle foglie. Le donne del sud del mondo hanno, in certi contesti, un ruolo importante rispetto alla divinità. L'antica cultura indiana aveva grande rispetto della donna e della sua femminilità. Questi sono elementi da recuperare e da condividere”. Ma, allora, cos’è il femminismo per te? “Penso che donne e uomini siano differenti, la loro cultura è differente. Abbiamo diversi modi di vivere e caratteristiche che devono essere rispettate, ma, in quanto diversa dagli uomini, dobbiamo essere parte della gestione del potere. Come femminista non seguo le modalità decisionali tipiche dell’uomo. Noi donne vogliamo una società più umana in cui le donne siano rispettate per quello che fanno, non in competizione né imitando gli uomini. Il punto è riuscire ad umanizzare il rapporto tra la parte maschile e la parte femminile. Il nord e sud del mondo devono lavorare insieme. I cambiamenti culturali, le modificazioni delle abitudini alimentari, le trasformazioni economiche richiedono tempi molto lunghi. Sono difficili, ma non impossibili da realizzare. Basta partire immediatamente. Il mondo cambierà molto e penso che il mondo possa essere migliore grazie alle donne”.
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