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Colpevole senza colpa

Colpevole senza colpa

Tra accadimento e narrazione, l'analisi di una violenza sessuale secondo i media

Giovedi, 10/02/2022 -

Chi? (Who?), Che cosa? (What?),Quando? (When?), Dove? (Where?), Perché?(Why?).
La regola delle cinque W è considerata irrinunciabile nella stesura di un articolo giornalistico professionale. In pratica, l’attacco (lead) dovrebbe contenere le domande che il lettore, in procinto di leggere l’intero pezzo, con buona probabilità si porrà, eludendo così la possibilità di escludere informazioni essenziali pur nella loro concisione.

Dunque, un operatore volontario presidente di un’Associazione è finito agli arresti domiciliari con l’accusa di violenza sessuale aggravata, consumata all’interno di un’ambulanza tra il 31 ottobre e il 1° novembre del 2021 – per ulteriore oltraggio del destino proprio nella notte di Halloween – nella città di Bari, dinnanzi al Palaghiaccio – inevitabile non avvertire la percezione rafforzata di gelo - a danno di una studentessa universitaria.

In queste righe al pieno rispetto della regola aurea del giornalismo moderno sembra mancare il perché (Why?). I cronisti italiani, spesso e ormai da tempo, sopperiscono alla lacuna, rinunciando a ulteriori approfondimenti come il lettore legittimamente si aspetterebbe, inserendo una sesta domanda: c’è da qualche parte alcol e/o droga?

Se la notizia riguarda una o più donne oggetto di reati sessuali, l’aspetto – inteso come tratto della questione ma anche più semplicemente come abbigliamento della vittima – è presentato come ancor più dirimente.

Ed ecco che la studentessa non è più solo una giovane donna – generalmente l’aggettivo “giovane” nella società dei consumi e del giovanilismo demagogico degli adulti alla disperata ricerca dello stato forever green, è traducibile con il termine nemica pubblica – ma colei che ha avuto un malore per aver bevuto troppo durante una festa, esponendosi così al rischio di subire assalti di natura sessuale.

Mah!

Dovrebbe generare fatica l’abbinamento donna indifesa in ambulanza e libido.
Dovrebbe generare fatica l’accostamento operatore volontario/funzione d’aiuto, induzione alla sonnolenza, sesso. Dovrebbe essere meno pertinente in un articolo di cronaca l’informazione sul consumo/abuso di alcol della vittima.

Si legge in un pezzo pubblicato su “La Repubblica” del 3 febbraio 2021 «L’operatore che era chiuso nell’ambulanza non ci consentiva di vedere o parlare con lei – ha confermato un altro amico – né tantomeno lasciava che potessimo prenderla per accompagnarla a casa.»(p.3 “Bari Primo Piano”)

Perché nessuno tra gli amici ha chiamato i genitori? Sarebbe stato più difficile impedire loro di essere con lei in ambulanza per due ore in balia di chissà cosa o chi. O magari li hanno chiamati, o chissà hanno deciso di comune accordo – con qualcuno all’interno del gruppo degli amici presenti che invece vedeva cadere nel nulla la propria dissenziente voce – di non chiamarli per celare l’abuso alcolico dell’amica.

Se lo chiede il lettore che subisce la frustrazione dell’aleggiare di un sottile e incorporeo sottinteso Intollerabile! Giovane, studentessa universitaria, assuntrice di bevande alcoliche, frequentatrice di una festa in una serata di festa!

Chissà se la stessa frustrazione non l’hanno avvertita anche gli amici sotto il peso dell’immancabile e generalizzato giudizio da pensiero diffuso.

La consueta sagacia giornalistica sceglie di approfondire o quanto meno di selezionare dalla nota o dal comunicato stampa ciò che può dare una svolta alla comprensione, nella fattispecie dell’articolo citato a firma di una donna (ahimè!):

«Io ero distesa, lui in piedi e con le mani mi toccava le mie parti intime scostando la mutandina…» non pago il cronista aggiunge ulteriori stralci dall’accorato racconto della donna reso alla Gip Rosa Caramia che definisce “attendibili” e “credibili” le sue dichiarazioni: «Raramente assumevo alcool, sarà capitato che andando a qualche altra festa, ho bevuto un bicchiere ma poi mi fermavo. Sarà stata l’euforia della festa di Halloween, la buona compagnia, ed ecco che quella sera ho esagerato. Posso dire che quando sono entrata all’interno del Palaghiaccio, ero già brilla.» (ibidem)

Con riguardo all’Inferiorità fisica o psichica della persona offesa e specificatamente di una vittima in stato di ebbrezza la Cassazione con sentenza n. 8981 del 05/12/2019 ha stabilito che:

«In tema di violenza sessuale su persona che si trova in stato di inferiorità fisica o psichica, nel caso di alterazione causata dall’assunzione di alcool è configurabile il reato di cui all’art. 609-bis, comma secondo, n.1, cod. pen. quando l’agente, approfittando della condizione della vittima, la induce a compiere o subire atti sessuali ai quali la stessa non avrebbe, altrimenti, prestato il consenso

La fattispecie prevista con abuso delle condizioni di inferiorità fisica o psichica può aversi anche senza la minaccia della persona offesa, afferma la Cassazione nella sentenza 16348 del 2021.

La stessa si configura invece quale aggravante del reato l’aver compiuto gli atti sessuali dopo aver provocato o agevolato l’assunzione di bevande alcoliche, narcotiche o stupefacenti allo scopo di poter dar luogo agli atti sessuali. Nella sentenza n. 10596 del 19/03/2020 rispetto alla circostanza aggravante di cui  all’art. 609-ter, comma primo, n. 2, del codice penale la Corte di Cassazione si è così espressa:  «è necessario che l’assunzione, da parte della vittima, di sostanze alcoliche, narcotiche o stupefacenti sia stata provocata o agevolata dall’autore del reato e sia funzionalmente diretta alla realizzazione degli atti sessuali, sì che deve escludersi la stessa quando egli abbia solamente approfittato della condizione discendente da tale assunzione

Rendendo noto quanto quasi la totalità di coloro che hanno riportato la notizia avrebbero fatto bene, come da proposito informativo, a precisare ai lettori – fossero stati anche solo i 25 manzoniani – allego la mia personale solo parziale condivisibilità circa quest’ultimo pronunciamento della Corte nella sua parte finale – non è meno violenza né meno aggravante l’astinenza e la dipendenza patologica – aggiungendo un pensiero alla donna, più spesso definita dalla stampa “ragazza”, “studentessa”, “amica nell’ambulanza”:

Non è colpa tua.
Non sei tu ad essere sbagliata. Non è accaduto perché avevi bevuto. Non è accaduto perché eri stata ad una festa. Ma prima che puoi riscuotiti da parole senza senso.. Alza la testa, donna, sii fiera di esserlo, libera di scegliere. È morta quella società che irride il dolore oscurandolo di colpa

P.S. Assuefatti a letture moralistiche e giudicanti è bene precisare che il titolo Colpevole senza colpa non è riconducibile al presunto abusante ma alla certamente abusata


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