Spigolando tra Terra, Tavola e Tradizioni - A stelo e a grappoli, spontaneee o coltivate. Dal mito alla tavola, le rose sono il profumo della vita ...
Ortensi Paola Lunedi, 02/04/2012 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Maggio 2012
Rosa, rose, roselline forse le più belle tra i fiori che la terra regala. A maggio esplodono con incredibili molteplici forme, colori e profumi inebrianti. Le scorgiamo a ridosso di muri, giù dalle ringhiere, sui bordi delle strade, nei vasi di casa, nei bouquet delle spose, negli addobbi delle chiese. Storie, miti, leggende si rinnovano nel tempo confermandone la bellezza morbida e altera. Sentimenti intrecciati già presenti nel mito di Afrodite e Adone dal cui amore la leggenda fa discendere la nascita delle rose. A stelo lungo, a grappoli, a cespugli, coltivate, spontanee, selvagge. La tradizione vuole che le bianche affianchino la purezza, le rosse la passione e l’amore, le gialle il tradimento mentre quelle rosa parlino di morbida tenerezza, forse all’origine di quel detto ”fresco come una rosa” che evoca benessere e tranquillità. Oltre che nome di donna, rosa è colore che evoca il femminile. Forse per la forma tonda e ricamata del fiore, sagomato dai suoi petali a scala, sembra spesso che nel linguaggio la rosa indichi non solo il bello per eccellenza - già dalla fase di bocciolo - ma il centro di tante cose, quasi sinonimo di cuore o ancora simbolo della parte migliore di un tutto. Belle, dunque, delicate nei loro petali eppure lì a ricordarci che “non c’è rosa senza spine” perché non c’è bellezza o risultato senza difficoltà; ma le difficoltà rendono forti e aiutano lo sbocciare di un successo perché, si sa, “se son rose fioriranno”! Coltivata da migliaia di anni, si diffuse in tutta Europa dal Medio Oriente ed è riprodotta in ornamenti e gioielli ritrovati a Creta e risalenti a 3000 anni A.C. Una prima notizia letteraria la offre Omero nell’Iliade quando descrive Afrodite che unge con olio di rose il corpo di Ettore ucciso da Achille. Col passare dei secoli la rosa mai ha perso il suo fascino. In Inghilterra diede anche il nome ad una guerra - quella Delle due rose - nel XV secolo per la successione al trono. È Shakespeare a raccontarci che un casato scelse come emblema la rosa rossa e l’altro la rosa bianca.
La ricerca scientifica ci regala sempre nuove varietà, ma la rosa canina e altre specie spontanee che possiamo incontrare in campagna mantengono un fascino insuperato. I loro petali saranno amici preziosi se li misureremo in qualche preparato sia di cosmesi che alimentare, obiettivi per i quali è meglio avere cura di scegliere fiori non trattati.
Acqua di rose per uso alimentare. Dotarsi di un bel po’ di petali di rosa coprirli d’acqua, portandola a bollore ma non facendola bollire; lasciarli in infusione per un’ora e comunque il tempo necessario perché i petali perdano il colore; filtrare e mettere in frigo. Panna cotta, yogurt, dolci ed altro potranno giovarsi di un dolce aroma di rose.
Marmellata di rose. 250 petali di rosa non trattata, 375 gr di zucchero, 1/2 limone, 250 ml di acqua. Togliere ai petali la parte bianca, tritarli in una scodella aggiungendovi metà dello zucchero previsto, lasciar riposare per due giorni. Sciogliere lo zucchero residuo nell’acqua, aggiungere il limone e a questo punto i petali macerati nello zucchero; far bollire e cuocere per 20 minuti e poi versare nel barattolo il composto ancora bollente.
Acqua di rose. Se al modo di dire “all’acqua di rose” nel parlar comune si affida l’dea di qualcosa leggero che non incide più di tanto, altrettanto tenue sarà l’acqua che ricaveremo da circa 150 petali freschi o secchi lasciati un paio d’ore in acqua bollente, che una volta filtrata e raffreddata potrà dare piacere alla pelle del viso.
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