Martedi, 08/06/2021 - Cali è una città della Colombia a sudovest di Bogotà nota agli appassionati del ballo per essere la capitale mondiale della Salsa, danza tradizionale d’origine afro-europea. Questo fino a pochi giorni fa... quando le agenzie di stampa internazionali hanno lanciato la notizia che la Commissaria per i diritti umani dell'ONU Michelle Bachelet ha richiesto un'inchiesta indipendente sui fatti di Cali, dove nel corso delle proteste degli ultimi giorni il presidente colombiano Ivan Duque ha fatto schierare ben 7000 uomini uccidendo 13 civili. L'episodio di Cali è uno dei tanti occorsi in Colombia nelle ultime settimane di cui però non disponiamo di un’informazione dettagliata. Una loro corretta e piu' precisa ricostruzione ci è offerta da Irma Romero fondatrice e presidente dell’Associazione TEFA e tra i principali protagonisti della mobilitazione nel nostro paese.
Che cosa rappresentano I fatti di Cali ? Forse una “guerra civile” ancora in corso? Le proteste in Colombia risalgono a prima del trattato di pace del 2016, riprendononel 2019 ed esplodono il 28 aprile 2021 con la proclamazione dello sciopero generale contro il progetto di riforme presentato dal Presidente Ivan Duque Marquez comprendente una riforma fiscale che, nel mezzo della crisi sanitaria legata al COVID -19, aggravava ulteriormente le condizioni di estrema povertà di larga parte della popolazione (di cui il 42,5% è in povertà monetaria e il 17,5% anche in povertà multidimensionale - dati DANE, rispettivamente al 29 aprile 2021 e 21 dicembre 2020). Il 2 maggio 2021, dopo 4 giorni di mobilitazione popolare caratterizzati da cruenti scontri tra forze dell'ordine e manifestanti, il Presidente Duque ha sospeso l'iter legislativo della riforma fiscale seguito dalle dimissioni del Ministro delle Finanze, Alberto Carrasquilla e della Ministra degli Esteri, Claudia Blum. Il ritiro di questo provvedimento non ha impedito il proseguimento delle proteste per le violenze verificatesi nei giorni precedentie soprattutto per rivendicare un cambiamento reale in merito alle riforme ancora in esame: 1) Ritiro della Legge 010 a favore di una sanità ed un’ educazione gratuite e di qualità; 2) Garanzie e libertà democratiche e costituzionali di mobilitazione e diritto di sciopero; 3) Demilitarizzazione delle città e smantellamento dell’ ESMAD-Escuadron Movil Antidesturbios (unità operative di polizia specializzate nella prevenzione, controllo e repressione di manifestazioni pubbliche urbane) obiettivi per i quali gli scioperi sono ancora in corso.La mobilitazione sociale e politica in Colombia rispondono al disagio della popolazione prodotto da anni di esclusione, diseguaglianza e violenza strutturale nel paese .
L' America Latina evoca in noi sentimenti forti e contrastanti: l'amore per la natura, il dolore per le grandi disuguaglianze,la rabbia per lo sfruttamento delle sue ingenti risorse da parte di pochi e la droga “colombiana” quella “buona”. Come stanno le cose realmente? La Colombia dall’anno 1984 e’ associata al narcotraffico ma posso dire in tutta tranquillità che non è l’unica risorsa. Ci sono imprenditrici e imprenditori che credono al fare impresa eticamente.La Colombia è : due oceani l’ Atlantico e il Pacifico, miniere di sale e d’oro, giacimenti di carbone, laghi, Caffè, frutta e verdura, foresta amazzonica e una fauna unica al mondo.Attenzione, sarebbe come dire che tutti gli italiani sono mafiosi ...Nonostante l’ economiasia considerata tra le più stabili dell'America Latina per iltasso d’inflazione costante, la Colombia è il paese più diseguale di tutta l'America Latina. La crisi economica che attraversa il paese, aggravata dalla pandemia, nel 2020 ha registrato una flessione del PIL del 6,6%. I tentativi di ripresa dell’industria sono presto abortiti a causa della terza ondata del Covid ancora più forte delle precedenti che ha prodotto un incremento del tasso di povertà e didisoccupazione del 10% : un paradosso per un paese quasi autosufficiente dal punto di vista energetico. Una buona fetta della popolazione vive dell'economia informale. In nessun altro paese dell'America Latina si registrano divari così ampi tra le sue regioni in termini di: istruzione, salute, benessere e coesione sociale, attività economica, istituzioni, sicurezza, ambiente e genere.
La partenza dal tuo paese è stata prodotta dal desiderio di fuga da una guerra, una guerra che ovviamente ha coinvolto anche le donne. E la pace?
Purtroppo appartengo a quella grossa fetta di popolazione migrante costretta a lasciare il proprio paese per la cosa che fa più male e fa spostare intere comunità: la guerra civile, la mancanza di sicurezza - e non la mancanza di beni come l’acqua, la luce o servizi come le cure sanitarie. A causa di ciò intere regioni si sono riversate nelle città principali. 52 anni di guerra non sono uno scherzo: la guerra interna della Colombia è la più longeva dell’America Latina. Si è conclusa il 24 novembre 2016, con uno storico trattato tra il Governo di Manuel Santos e i rappresentanti delle Farc, il principale esercito guerrigliero del Paese. Degli oltre 250mila morti, 7 milioni di sfollati, decine di migliaia di desaparecidos e vittime di violenze e crimini, oltre metà sono donne. Quando nel 2012 all’Avana - sotto la supervisione di Norvegia e Cuba – le parti avviarono le trattative di pacificazione, la quasi totale esclusione delle donne dal percorso produsse una sollevazione massiccia di donne delle diverse organizzazioni di base, umanitarie, politiche e femministe. Così, nel 2013 a Bogotà, patrocinata da “Onu Mujeres” e dall’Ambasciata svedese, prese vita una sotto commissione di genere per il processo di pace concentrata su alcuni punti focali: riforma rurale integrale, impulso all’economia solidale, promozione dell’equità di genere, autonomia economica, capacità organizzativa con particolare riferimento alle donne delle zone rurali, partecipazione politica. Nonostante le cause originarie della guerra civile fossero decadute da alcuni lustri l’accordo di pace si concluse solo quattro anni dopo. Ricordo ancora l’annuncio della proclamazione del cessate il fuoco della mezzanotte del 28 agosto del 2016. Come tanti che al referendum votarono SÌ, credevo che si potesse finalmente voltare pagina e ricominciare a sanare le nostre ferite. Invece i massacri continuano ancora oggi. Nel solo 2020 hanno ucciso 381 cittadini, 310 leader sociali e 64 ex combattenti. Questo bagno di sangue non si è arrestato nemmeno i primi mesi del 2021: 63 leader sociali hanno già perso la vita e il numero è in continuo aumento.
E’ cambiata la Colombia in questi anni? Come? Nel 1964, all’inizio dei combattimenti, la popolazione era perlopiù rurale: il 40 per cento era composto da contadini senza terra e una metà scarsa sapeva leggere e scrivere. Un ambiente ideale per un movimento di guerriglia marxista - Le Farc - che prometteva la riforma agraria. Dopo la conquista di una grossa fetta di territorio, la reazione dei governi – nonostante la corruzione e l’incompetenza - è stata forte ed incapace di perdere la guerra. Nel tempo la Colombia è cambiata nonostante gli scontri e l’economia è cresciuta anche se accompagnata da un forte inurbamento. L’istruzione ha cambiato il volto del paese (il 98 per cento dei giovani colombiani oggi è alfabetizzato). Ma per quel quarto della popolazione che continua a vivere in campagna la riforma agraria è ancora un serio miraggio el’accordo di pace del 2016 pur promettendola, non è stato in grado di portarla a compimento. La Colombia, che le FARC si erano ripromesse di cambiare, era cambiata ugualmente anche se le truppe governative non sono mai riuscite ad espugnarne le roccaforti nella giungla. L’accordo di pace è un progetto incompleto e non rispettato. A 5 anni dalla sua sottoscrizionee, nonostante l’ancora forte indebitamento, l’avanzamento del processo si è arrestatoal 25% degli accordi sottoscritti. L’inclusione delle comunità per instaurare pratiche affidabili e trasparenti non è ancora in essere a causa del protrarsi della catena di assassini di leader dei territori. Questa è la causa della perdita di fiducia nell’accordo e della situazione attuale.
Che ruolo hanno avuto le donne nel processo di cambiamento? Che cosa è cambiato anche per loro? A che punto siamo con la parità? E la violenza sulle donne? I processi di globalizzazione e democratizzazione hanno avuto importanti implicazioni per l'azione degli Stati latinoamericani, in particolare per quanto riguarda la politica sociale. Questi cambiamenti hanno influenzato il modo in cui gli Stati attuano e incoraggiano lo sviluppo dello Stato Sociale o dei sistemi di protezione sociale. L'Istituto Colombiano di Benessere Familiare (ICBF) – l’Ente di Stato per la prevenzione e la protezione globale della prima infanzia, dell'infanzia, dell'adolescenza e del benessere delle famiglie in Colombia, fornisce assistenza soprattutto a coloro che si trovano in condizioni di pericolo e raggiunge più di 8 milioni di colombiani. La disuguaglianza economica è un aspetto concreto e materiale della sottomissione della donna che ancora permane nella cultura dominante e dietro la retorica delle “pari opportunità” è il denaro la vera misura delle libertà individuale. La dipendenza economica dall’uomo è l’altra faccia della medaglia della cultura dello stupro, due aspetti che si intrecciano sul piano culturale e sul piano materiale. Nella battaglia per l’accesso al lavoro e all’autonomia economica siamo alleate con diverse soggettività subalterne e marginali sul piano sociale, dalle migranti alle soggettività trans. La violenza nei loro confronti si basa sulla discriminazione culturale, sulla violenza fisica, senza garanzia dell’autonomia economica per l’imposizione del lavoro nero o illegale come unica opportunità di reddito. Il femminicidio e la violenza domestica sono solo la punta di un iceberg, l’effetto estremo di disuguaglianze e violenze quotidiane che dipendono dalla cultura dominante e dalle condizioni materiali in cui viviamo. Vogliamo evidenziare che alcuni degli aspetti fondamentali del rapporto sociale di sfruttamento tra i generi , non richiede solo correzioni al sistema patriarcale e capitalista, ma un capovolgimento totale.
Che cosa chiedono le donne e gli uomini del tuo Paese alla solidarietà internazionale e quali iniziative le Comunità colombiane all’estero hanno messo in campo anche per interventi istituzionali? Dal 28 aprile 2021 stiamo allertando la comunità internazionale sulle gravi violazioni ai diritti umani che sta subendo il popolo colombiano da parte del proprio Stato. Reclamiamo come punto fondamentale il rispetto e l’applicazione del Trattato di Pace del 2016, l’esigenza di una riforma del corpo di polizia e lo smantellamento delle forze antisommossa e denunciamo la forte campagna di censura avviata dai media nazionali che manipolano l’informazione e nascondono le cifre ufficiali. Basti citare il caso di Mario Paciolla, osservatore per l'Onu in un'area di reinserimento e formazione di ex guerriglieri delle Farc trovato cadavere con segni sul corpo simulanti l’eventualità scarsamente probabile delsuicidio. …Tutto il mondo ormai sta osservando con attenzione la rivolta colombiana e in moltissimi Paesi ci sono state manifestazioni di solidarietà. Oltre alle capitali latinoamericane nell’ultimo mese anche in decine di città europee si sono svolte ripetute manifestazioni per richiederedi porre fine al massacro e il diritto alla protesta civile.Già il 4 maggio l’Unione Europea e l’ONU si sono espresse condannando la violenza delle forze di sicurezza colombiane contro i manifestanti.In Italiale manifestazioni proseguonoper dare voce ai nostri giovani per la tutela dei diritti fondamentali. Anche diversi organi istituzionali Italiani ci hanno dimostrato la loro vicinanza conl’invio di lettere al governo Colombiano per fare luce su questi massacri di vittime innocenti. Un appello “per fermare la spirale della violenza” contro la popolazione civile in Colombia e creare spazi di dialogo “sicuri e trasparenti” con tutti i settori della società colombiana è contenuto in una lettera congiunta indirizzata al Presidente Iván Duque dal Consiglio mondiale delle Chiese (Wcc), insieme ai rappresentanti mondiali di altri organismi ecumenici, delle Chiese luterane, anglicane, metodiste, riformate ed episcopali e del Consiglio episcopale latino-americano (Celam).
Che cosa ti aspetti dalle donne italiane? Un fronte comune sempre piu’ ampio. La Sciopero Nazionale in Colombia non ha colpito tutti allo stesso modo. Le donne sono state colpite in modo molto particolare, e questo riguarda ancora una volta la loro condizione di genere.
In questo tempo si sente dire spesso la frase "la violenza non ha genere"; ci dispiace dire che invece ce l’ha. Ma questo non significa gerarchizzare le violenze e sovrapporle come se ce ne fossero alcune più gravi di altre, alcune più importanti di altre, bensì dare visibilità alle cause e conseguenze, chiamarle per quello che sono. Gli abusi sessuali contro le donne colombiane durante lo Sciopero Nazionale, signore e signori, sono un grido di violenza di genere e ancor più grave è che la stessa sia da attribuirsi alle forze di polizia, vale a dire, un'istituzione dello Stato.
Ricordiamo che tutto avviene nell’omertà assoluta. Non c'è qualcuno da denunciare, né cifre ufficiali, sono le ONG che se ne preoccupano, mentre dovrebbe essere lo Stato ad intervenire su questi crimini … ma un momento: come potrebbero denunciarli, quando sono loro stessi che violentano e uccidono?
Il caso della giovane di 17 anni che si sarebbe suicidata dopo aver accusato quattro poliziotti di averla violentata nei giorni dello Sciopero Nazionale, ci ha colpiti profondamente. Il contrasto alla violenza di genere non è soltanto una grande questione di civiltà e di rispetto dei diritti umani ma è oggi anche una vera e propria “questione sociale”, dal momento che riguarda trasversalmente classi, famiglie, generazioni, gruppi etnici di riferimento: un fenomeno assai difficile da contrastare, perché si annida negli interstizi della società, spesso sfuggenti e insospettabili, manifestandosi per lo più silenziosamente nella vita quotidiana e riuscendo a rappresentarsi come un evento accidentale persino nella percezione della comunità.
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