In occasione della presentazione del libro di Matthieu Lietaert, editato da Aam Terra Nuova, dalle pagine del numero di marzo dello scorso anno si scrisse delle esperienze di co-housing. Venne descritto come, attraverso un percorso di progettazione partecipata, singole persone e famiglie con o senza figli, ricreassero il vecchio buon vicinato attraverso l’utilizzo di strutture abitative indipendenti ma dotate di servizi comuni. Lavanderie, aree sportive, orti, o semplicemente la sala per i compleanni, la stanza in più se arrivano ospiti, carsharing (auto comune ad uso plurimo) o carpooling (trasporto di più persone su di un’auto di proprietà), banca del tempo per favorire la reciprocità negli scambi tra vicini di casa. La scelta di tali servizi da sviluppare in comune dipende dai bisogni manifestati dalle/dagli abitanti del co-housing.
Che progettazione partecipata ed ecosostenibilità permettano di coniugare un’idea di privacy e di comunità è ormai ripetuto dalla maggioranza dei siti italiani ed esteri nati sul tema. Appare interessante però riprendere un tema che, per la prima volta a Bologna e grazie alla promozione delle Consigliere di Parità e alcune associazioni, troppo spesso viene raccontato soltanto come una scelta di chi pone la qualità della vita al centro delle proprie priorità e come tale rischia di essere etichettato come elitario o utopico.
Dar vita a comunità di vicinato, attraverso il recupero o la neo-costruzione di unità abitative che utilizzano criteri di risparmio energetico ed eco-sostenibilità (per interderci, tutte quelle scelte che godono degli incentivi fiscali perché ciò è utile non solo a chi le utilizza ma alla popolazione intera di quel territorio che ne beneficerà in termini di minor inquinamento e minor spesa pubblica per lo smaltimento, solo per fare un esempio), può esser vista come una politica che permetterà impatti plurimi, e tutti interessanti.
Il mutuo aiuto, la costruzione di micro servizi a completamento di quelli esistenti, la reciprocità portano ad impatti positivi sia sul versante dell’uso del proprio tempo sia su quello più ampio della conciliazione. Servizi di prossimità mirati al reale fabbisogno permetteranno alle donne e agli uomini migliori possibilità di sperimentare forme nuove di conciliazione personalizzata, come mai succede nella realtà cittadina.
Se questo è vero, in capo agli Enti Locali (che concedono i permessi per edificare/ristrutturare e sviluppano le politiche abitative) ricadrà onere ed onore di promuovere il co-housing e di valutarne l’impatto diretto ed indiretto per tutte e tutti. Contro le tante chiacchiere, questo appare un fatto concreto.
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