Il #CognomeMaterno in Senato, Commissione Giustizia. Essere audita giova forse più che essere letta
Perfino alle audizioni informali presso la 2a Commissione del Senato, c’è chi prova a ribaltare la sentenza 131/2022 della Corte costituzionale, per mantenere normative dichiarate illegittime
Domenica, 10/07/2022 - Buongiorno Presidente Ostellari, buongiorno senatrice Maiorino e senatore Urraro, buongiorno Commissione tutta.
Nella qualità di autrice di due petizioni presentate in questa legislatura in merito al cognome della prole, nonché di attivista che dal 1979 si occupa del cognome materno, che nella sua pienezza è stato assente nella legislazione italiana sino alla pronuncia 131/2022 della Corte costituzionale, CHIEDO di essere audita in Commissione in merito ai DdL in materia attualmente presenti in Senato e alla pronuncia della Corte ora citata.
La mia richiesta non è immotivata. Nel giugno del 1979, dunque prima che apparisse nell’ottobre dello stesso anno la proposta legislativa dell’on. Magnani Noya sul cognome unico a scelta, pubblicavo il primo progetto sul doppio cognome (all.n.1) che, corredato da norme utili ad evitare la moltiplicazione dei cognomi, veniva formulato nella Repubblica italiana.
Nel Regno d’Italia ci aveva già provato senza successo il deputato della Camera regia Salvatore Morelli, con una proposta di cui abbiamo solo l’enunciazione ma nessun dettaglio di articoli.
Dopo quel mio breve saggio ho continuato a occuparmi del tema anche sulla stampa, modificando peraltro alcuni punti della trattazione iniziale sulla cosiddetta “trasmissione” dei cognomi, a mano a mano che il lavoro di analisi mi induceva a riconoscere alcuni limiti nella mia stesura e a individuare soluzioni più idonee.
A datare dal 2013, il mio lavoro ha prodotto anche l’elaborazione di Petizioni (link 1), contenenti non richieste generiche ma formulate mediante articoli, inviate regolarmente alle Camere nelle legislature corrispondenti (all.n.2, Senato).
Nella presente legislatura ho presentato la Petizione n. 59 da me chiamata “Disposizioni sul Nome della Persona e sul Cognome dei Coniugi e dei Figli, annunciata in Senato e assegnata alla Commissione Giustizia nella seduta n. 14 del 26 giugno 2018, che dovrebbe dunque essere stata allegata al fascicolo di cui tutti Voi disponete. Conteneva una Proposta con 12 articoli (link 2) e vi si prevedeva anche la regola per evitare che i figli potessero avere cognomi difformi se nati da differenti unioni dei genitori. L’intera Proposta non appare difforme nella sostanza da quanto stabilito dalla Consulta di recente. Infatti, la priorità da me prevista per il cognome materno nella regola base del doppio cognome, non essendo rigida ma suscettibile di modifica per accordo dei genitori o per sorteggio in caso di disaccordo, non ledeva e non lede minimamente la perfetta parità dei genitori, ma casomai rende pari ciò che nella verità della natura inizialmente pari non è, dato che solo la madre e non il padre contribuisce alla vita dei figli e delle figlie ANCHE mediante la gravidanza e il parto. Questo argomento, presente già nelle mie petizioni della legislatura precedente, ha registrato nel corso delle audizioni del 26 Aprile 2022 la convergenza dell’avvocata Antonella Anselmo, la quale ha specificato che il legame biologico materno “va dichiarato e non nascosto”, come fin qui si è fatto attraverso l’attribuzione automatica del cognome del padre e come qualcuno continua a vagheggiare malgrado la nettezza della decisione della Consulta, che non lascia spazio a manovre di stampo patriarcale.
Aggiungo che proprio la consapevolezza dell’assenza di un diritto di trasmissione nel nostro ordinamento – da me acquisita in sede giudiziale, dato che nel 1980 avevo avviato a Palermo la prima causa civile in Italia per l’attribuzione anche del cognome materno alle mie figlie allo scopo non raggiunto di pervenire alla Corte (all.n.3) – e dunque l’accento sul diritto di acquisizione del cognome che è del figlio e della figlia e non dei genitori porterebbe alla stessa conclusione e cioè che per regola base non rigida il primo cognome che il figlio ha diritto di reclamare è quello materno, essendo la madre l’unico soggetto con cui il neonato o la neonata si trova in relazione psicofisica al momento della nascita.
Nella mia ultima petizione, ancora non annunciata in Senato ma già portata a conoscenza di ciascun membro della Commissione con Lettera aperta pubblicata e inviata mediante mail (link 3), ho posto in luce alcuni strascichi del vecchio patriarcato delirante che vanno eliminati. Che sia un retaggio consapevole o dovuto a semplice abitudine, fatto è che il linguaggio usato nei vari DdL risente ancora della “preminenza paterna”, preminenza che va eliminata. Per coloro che amano più o meno visceralmente l’ordine alfabetico, ricordo che la M di madre viene alfabeticamente PRIMA della P di padre e che dunque citare in primo luogo la possibilità del cognome paterno rispetto alla possibilità del materno è contraddittoria e non sostenibile. Indica la continuità con un passato che è stato dichiarato illegittimo dalla Corte costituzionale in tutte le sue norme.
Nell’ultima petizione scrivo anche, come già nella petizione precedente, della soluzione migliore per risolvere l’eventuale disaccordo dei genitori per la sequenza nel doppio cognome. La prassi che non lascia adito a pressioni familiari o a interferenze statali nel diritto dei singoli è il sorteggio e non l’ordine alfabetico, per le ragioni lì e anche in precedenza espresse e che coincidono con quelle dichiarate a termine dell’audizione del 5 luglio dalla senatrice Maiorino. Da notare che questa soluzione era stata proposta nella XVI Legislatura dalla deputata Rosy Bindi (Atto Camera n. 1712 del 2008) e che in Lussemburgo è il sorteggio la regola vigente, adottata con legge del 23 dicembre 2005.
Riservandomi di esporre più compiutamente a voce una soluzione utile per risolvere le situazioni pregresse, già descritta nell’ultima petizione, nonché le ragioni per le quali una corretta formulazione della legge può non solo influire positivamente sull’unità familiare – lo ha già scritto la Corte con chiarezza – ma altresì costituire uno dei mezzi necessari da opporre alla piaga dei femminicidi, che derivano da una visione patriarcale dei rapporti degli uomini con le donne, attendo una Vostra cortese risposta confidando in un’accettazione della richiesta.
Allego alla mail:
1 – copia dell’opera “La soppressione della donna nella struttura familiare”, Il Foglio d’Arte maggio-giugno 1979, depositata l’11/7/80 e registrata presso l’Ufficio della Proprietà Letteraria Artistica e Scientifica della Presidenza del Consiglio dei Ministri;
2 – frontespizio della sentenza del 1982 per la causa intentata da me nel 1980 per il cognome materno alle mie figlie;
3 – screenshot della ricerca sul sito del Senato per la voce “Iole Natoli”.
Porgo i miei migliori saluti,
Iole Natoli
Giornalista (odg 087194) e blogger
Link 1: https://ilcognomematernoinitalia.blogspot.com/p/petizioni-e-lettere.html
Link 2: https://www.change.org/p/disposizioni-sul-nome-della-persona-e-sul-cognome-dei-coniugi-e-dei-figli
Link 3: https://ilcognomematernoinitalia.blogspot.com/2022/05/lettera-aperta-alla-ii-commissione.html
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