19 febbraio, Roma - l’ultima raccolta poetica della poetessa milanese. Un libro importante, teso e vitale, carico dei significati del corpo e della natura.
Venerdì 19 febbraio 2010, alle ore 17.30, alla Galleria Aleph di Roma, in vicolo del Bologna, 72, viene presentato l’ultima raccolta poetica di Gabriela Fantato “Codice terrestre”, edito da La Vita Felice nel 2009, con prefazione di Milo De Angelis. Insieme alla poetessa dialogano Giulia Perroni, titolare della Galleria insieme al marito Luigi Celi, e Piera Mattei.
Gabriela Fantato è indubbiamente fra le voci più complesse, mature e autorevoli nel panorama poetico non solo nazionale. Nata a Milano nel 1960, ha pubblicato in poesia “Fugando” (1996), “Enigma” (2000), “Moltitudine” (2001), “Northen Geography” con traduzione di Emanuel Di Pasquale (2002), la plaquette “Forse una geometria” (2005) e “il tempo dovuto – poesie (1996-2005)”, una raccolta antologica della sua precedente produzione, pubblicata nel 2005. Per il teatro ha scritto “Salome Saltrix” (1999), “Messer Lievesogno e la Porta Chiusa” (1997), “Enigma” (1999), “Ghost Cafè” (2000); mentre sul versante della critica letteraria si è occupata, fra gli altri, di Cristina Campo, Fernanda Romagnoli, Antonia Pozzi, Maria Luisa Spaziani, Alda Merini, Milo de Angelis, Cesare Pavese e Camillo Pennati, e ha curato l’antologia critica “Sotto la superficie. Letture di poeti contemporanei (1970-2004)”. Nel 1994 ha fondato la rivista di letteratura, arte e filosofia “La mosca di Milano” che dirige tuttora.
“Codice terrestre”, attraverso un disegno organico e trama unitaria, raccoglie prove già pubblicate in riviste, libri d’arte e siti internet, oltre a un gruppo compatto d’inediti anticipati nel libro antologico “il tempo dovuto – poesie (1996-2005)”. In questo caso, tuttavia, non si tratta di un’antologia, ma di un testo coeso e denso che trova nella memoria, nella testimonianza della crescita fino al tempo presente, il filo conduttore, costituendo così un nuovo importante tassello nel percorso di ricerca della poetessa, da “Fugando”, attraverso “Enigma”, fino a “Northern Geography”. Scrive in proposito Ottavio Rossani: “Codice terrestre però è anche un libro che vuole sistemare le cose, almeno temporaneamente. Quindi va alla ricerca di un’ordine. Si propone come codice, un codice che la poetessa dirige prima di tutto a se stessa, ma è rivolto a tutti, perché traccia le linee degli interessi e delle occasioni in cui l’umanità si dibatte e si ritrova: il rapporto con i genitori, il rapporto con la propria ‘infanzia orfana’, l’‘infanzia intatta,/ catena scabrosa come solo l’amore, l’infanzia giudicata’. E avanti, in fasi diverse, ‘la grazia assegnata/ a ricordare’: la giovinezza, l’evoluzione delle età, e infine l’entrata nella maturità.”
“Codice terrestre” lavora sui significati del corpo (pelle, spalle, bocca, gola) e della natura (legno, radici, corteccia, rami), impastando colori come in una tavolozza, il nero e il rosso legati a un amore sotterraneo e inquieto (“cupo” o “scabroso”): “dove diciamo – amore / e ci credi e lo tieni / come l’ospite, l’ultimo”; e il bianco, richiamato più di venti volte nella raccolta, quasi a mostrare un desiderio di (rinnovata) purezza, speranza e candore. “Codice terrestre” è un libro importante, teso e vitale, a testimoniare ancora una volta la bravura di questa straordinaria poetessa.
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