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CLO - parte seconda

CLO - parte seconda

Noidonne intervista Davide Nota, uno dei fondatori e coordinatori del progetto culturale Calpestare l’Oblio

Giovedi, 03/02/2011 -
Calpestare L’Oblio non è un marchio registrato, non ha copyright, non ha padroni o gerarchie. Chi sostiene e aderisce al movimento, che ne respira in profondità lo spirito ne è portavoce, lavora per lo sviluppo di uno spirito critico consapevole nel nostro Paese, calpestando l’oblio di trent’anni di rimozione culturale. È in quest’ottica che Noidonne, che supporta il programma di Calpestare l’Oblio, ha intervistato il poeta e critico Davide Nota, uno dei curatori di CLO, insieme a Fabio Orecchini e Valerio Cuccaroni. Nato nel 1981 a Cassano d’Adda (MI), Davide Nota vive e lavora a Roma. Ha studiato a Perugia dove si è laureato in Lettere moderne con una tesi sulla “Nuova poesia italiana”. Redattore de “La Gru”, ha pubblicato i libri di poesia “Battesimo” (2005) e “Il non potere” (2007).



Se dovessi dare una definizione di Calpestare l’Oblio (CLO) in poche parole, cosa diresti?

“Calpestare l’oblio” è un movimento spontaneo di liberazione poetica dal trentennio dell’interruzione culturale e della rimozione della coscienza critica ed artistica in Italia, trentennio che se è possibile definire sinteticamente “berlusconismo” più propriamente è un ciclo della nostra storia nazionale che ha invaso ed attraversato l’intera società italiana. La rimozione culturale come altra faccia della medaglia della contropedagogia televisiva è andata di pari passo con un processo complessivo di restaurazione antropologica, una regressione collettiva a stadi ottocenteschi di omofobia, maschilismo compulsivo, xenofobia, qualunquismo ed individualismo autolesionistico (vedi capitoli Pomigliano e Mirafiori). “Calpestare l'oblio” vuol dire che una parte di nuova generazione ha voltato pagina.



CLO nasce come risposta poetica al degrado politico, civile ed istituzionale. I poeti hanno ancora qualche cosa da dire? Sono in qualche maniera organici al dibattito culturale contemporaneo? In che modo? Oppure lo sono solo quando insieme ai panni del poeta vestono quelli di critici, giornalisti, saggisti, traduttori, editori, direttori di collana?

Come ho detto anche altrove, possiamo trovare più contenuti innovativi anche dal punto di vista del dibattito politico in una singola opera di un nuovo autore di poesia che non in mille sondaggi. Faccio un esempio: nel romanzo di prosa artistica “La merca” di Chiara Daino, pubblicato nel 2006 per una casa editrice minore, sono contenuti argomenti sulla questione femminile in Italia in relazione alla nuova generazione e sui disturbi psicologici ed alimentari dell’adolescenza in relazione alla società dello spettacolo e all’ideologia italiana della finzione tali da svolgere convegni e dibattiti a piene pagine sui quotidiani nazionali, se solo il nostro Paese fosse ancora attento al fermento artistico reale e non solo ad una rappresentazione pubblicitaria di titoli-marchio proposti dai monopoli. Per questo “La merca”, che probabilmente sarà studiato tra cinquant’anni a livello universitario, è passato sotto silenzio. Dicasi lo stesso per libri di poesia di altissimo livello formale e che contengono temi di elevata attualità e innovazione che meriterebbero spazi di approfondimento su giornali e televisioni e che sono invece condannati all’indifferenza generalizzata. Il problema non è dunque quello dei produttori di opere, gli scrittori di libri che resistono eroicamente all'epoca, ma quello di un sistema di ricerca, diffusione e lancio delle eccellenze che è imploso, che non risponde più ad alcun merito. Per questo motivo abbiamo proposto di organizzare un vasto convegno sulla “Questione culturale italiana”. Dobbiamo ritrovare un’unità, per lo meno un tavolo di confronto tra produttori di libri, ricercatori universitari e giornalisti culturali.



Il 1975 è ricordato per due fatti letterari importantissimi. Viene assassinato Pier Paolo Pasolini, l’ultimo poeta-intellettuale capace di interpretare la società, incidendovi all’interno con un opera letteraria quasi veggente. Eugenio Montale vince il Premio Nobel e insieme a lui vince un’immagine del poeta che non sa chi è e cosa vuole, al quale non chiedere la parola, perché al disfacimento della società non può che opporre la negatività di questa. Cosa sta cambiando a trent’anni di distanza? Cosa deve cambiare?

Le opere del 1971 di due giganti come Pasolini e Montale, Trasumanar e organizzar e Satura, anticipano i temi della crisi culturale che abbiamo vissuto dagli anni '80 ad oggi. Pasolini è stato poi assassinato per la sua inquieta vitalità corsara mentre Montale è stato assorbito come materia di studi accademici. Entrambi gli autori testimoniano la fine di una storia. Noi ne abbiamo vissuta un’altra, successiva: il primo postmoderno italiano, che forse è stata proprio battezzata con l’omicidio di Pasolini, con la soppressione di Aldo Moro e la parallela fondazione di Telemilano cavo, che diverrà poi Finivest. Un dato di discontinuità è rappresentato oggi dal fatto che ad esempio io e te stiamo discutendo di questo, cioè è rappresentato dal risveglio di una consapevolezza del contesto storico all’interno del quale vanno posizionati i fenomeni della società italiana e della produzione artistica. Il cambiamento culturale in Italia si avrà a partire dalla diffusione di questo punto di vista, dal superamento dell’ideologia della separazione dei fenomeni. Dobbiamo ritrovare uno sguardo complessivo sugli avvenimenti del mondo e della realtà. “Calpestare l'oblio”, in sintesi definitiva, dice questo.



Tornando a CLO, a partire da un gruppo di poeti che hanno trovato espressione in un’antologia, il fronte si sta allargando: giornalisti, studenti, lavoratori precari, intellettuali, scrittori, artisti, insegnanti… lo testimonia il successo delle recenti assemblee pubbliche. Sta nascendo un movimento? Che rapporto può avere con la politica e le istituzioni?

La migliore politica, quella che dovrebbe avere in mente un’altra idea di società fondata sulla partecipazione e sulla diffusione di cultura e consapevolezza, non può non essere interessata al nostro discorso. Per questo Nichi Vendola di SEL, Matteo Orfini del PD e Stefania Brai di Rifondazione hanno partecipato alla nostra assemblea di gennaio, così come i giornalisti Pietro Spataro de L’Unità, Donatella Coccoli di Left, Daniele Nalbone di Liberazione e Angelo Mastrandrea de Il manifesto, che seguono gli sviluppi di questo movimento con interesse. Io penso che sia ora di fare un passo successivo e indire per l’autunno un grande convegno unitario sulla questione culturale che affronti le tematiche della diffusione di opere nell’Italia dei monopoli, della riforma universitaria e delle nuove problematiche del giornalismo tra precariato e trasformazione dei media. Alcuni bravi politici come Antonio Canzian del Partito democratico, Gennaro Migliore di SEL ed Enrico Piergallini della Federazione della Sinistra si sono mostrati già interessati e sensibili al progetto. A mio avviso occorre per questo aprire un confronto con la segreteria nazionale del più grande sindacato italiano, la CGIL.



Il ruolo delle donne in CLO?

Le donne poeta in Italia e in “Calpestare l'oblio” sono moltissime. L’ambito a cui si vorrebbe limitare la produzione “femminile” di opere, quello dell’intimità e del privato confessionale, è superato come deve essere superata la divisione della comunità umana in categorie relative al genere sessuale. Dovremmo iniziare forse ad intendere l’umanità come comunità di individui no-gender, nel senso che donne ed uomini hanno tutte le facoltà per sviluppare liberamente gli ambiti di interesse e di scavo esistenziale o estetico, determinando giorno dopo giorno le proprie psicologie e attitudine, ben oltre la suddivisione in ruoli specifici preconfezionati a cui la controriforma del trentennio ci ha voluto ridurre. Anche di queste tematiche la migliore poesia italiana, esiliata dalla società, parla da tempo con precisione e forza. Tornare a leggere poesia significa tornare a pensare.



Quali sono i progetti futuri di CLO?

Chiaramente è presto per parlarne. Stiamo lavorando all’aggregazione di quella che abbiamo metaforicamente chiamato l’officina del pensiero critico o le tavole rotonde della sinistra culturale. Grazie all’infaticabile lavoro di un giovane intellettuale marchigiano come Valerio Cuccaroni e di un poeta di ventinove anni come Fabio Orecchini CLO si è da poco gemellato col movimento dei lavoratori del teatro e dello spettacolo e ha ricevuto l’adesione di ANPI e ARCI nazionali. Siamo consapevoli che solamente unendo le intelligenze critiche potremo mettere in piedi un grande progetto di trasformazione della realtà italiana. Nel frattempo ci vedremo l’11 febbraio a Bologna e poi di nuovo a Firenze. Come ho accennato prima, la prospettiva è quella di indire entro la fine del 2011 un grande convegno-osservatorio sulla questione culturale in Italia. Per arrivare a questo non possiamo agire da soli e siamo pronti a confluire in un movimento più vasto.



 

Chi fosse interessato a ricevere informazioni sul programma di CLO può scrivere a calpestareloblio@gmail.com



LEGGI CLO - parte prima



Luca Benassi



(3 febbraio 2011)

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