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Class action:<br> conservate... le prove!

Class action:
conservate... le prove!

Donne e consumi - Ottenere risarcimenti per l'acquisto di prodotti con prezzi derivanti da comportamenti vietati e sanzionati dall’Antitrust...

Conti Viola Domenica, 28/03/2010 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Marzo 2010

Con l’entrata in vigore della class-action, nonostante tale normativa sia stata debilitata nel suo campo di azione, le abitudini delle famiglie italiane subiranno un mutamento. Cioè, se prima era molto importante mantenere lo scontrino e le bollette quale prova di spesa per tutti gli interventi funzionali a mantenere diritti e garanzie sui prodotti acquistati, ora il mantenimento di tale prova di acquisto diventa elemento fondamentale per i risarcimenti che possono essere richiesti attraverso una class-action. Infatti, poniamo l’esempio di una azione collettiva derivante dalla multa anti-trust comminata, su denuncia Federconsumatori, alle aziende produttrici di pasta e multate per oltre 12 milioni di euro. Un tale risarcimento potrebbe avvenire solo con la presentazione delle prove di acquisto che darebbero riconoscimento e, quindi, un risarcimento alle famiglie che hanno acquistato prodotti con prezzi derivanti da comportamenti vietati e sanzionati dall’Antitrust. Questo esempio, per sottolineare l’importanza che d’ora in avanti assumeranno sempre di più tali prove e quindi una loro attenta archiviazione. Ma non solo scontrini e bollette, ma, anche contratti assicurativi, estratti conto bancari ecc. Su quest’ultimi sono in corso approfondimenti per quanto riguarda l’osservanza di norme come quelle sulle commissioni di massimo scoperto da sempre denunciate dalle associazioni dei consumatori, in particolare di Adusbef, soprattutto in riferimento al comportamento delle banche sulla simmetria dei tassi di interesse attivi e passivi dei risparmiatori che, in base alle attuali leggi, possono indebitamente far loro guadagnare MLD di Euro togliendoli ai correntisti. Secondo quanto dichiarato da Elio Lannutti e Rosario Trefiletti, presidenti rispettivamente di Adusbef e Federconsumatori, sarebbe necessaria un'analisi più precisa, ben più approfondita e massimamente circostanziata. “Operare così - sostengono i due - significa evitare una decisione di inammissibilità da parte dei Tribunali e, quindi, di fare il gioco delle imprese di cui si vogliono contrastare scorretti comportamenti”.





(28 marzo 2010)

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