CIA/Donne in Campo. SPECIALE EXPO 2015 - La vice presidente CIA, Cinzia Pagni: 'Aprono le loro aziende ai turisti, alle scolaresche, ai disabili, agli anziani con gli agriturismi e con l’agricoltura sociale
Redazione Mercoledi, 01/07/2015 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Luglio 2015
CINZIA PAGNI, (videointervista) come vicepresidente di Cia e sulla base della profonda conoscenza che ha delle tante realtà aziendali, quali sono le maggiori difficoltà che incontrano?
I problemi con i quali le aziende agricole sono costrette a confrontarsi quotidianamente sono molteplici e non tutti derivano dalla profonda crisi economica di questi anni, che ha comunque messo in ginocchio migliaia di imprenditori. Penso ad esempio al maltempo che investe sempre con maggior forza il territorio e devasta intere aree rurali in Piemonte, Liguria e Toscana oppure alla Xylella fastidiosa che distrugge centinaia di ettari di uliveti in Puglia. Fare agricoltura è un mestiere al tempo stesso affascinante, complesso e con un elevato tasso di rischio ma rappresenta uno dei più importanti volani per il rilancio economico del Paese nonché uno strumento eccezionale di gestione e tutela del territorio. Per questo riteniamo che le istituzioni dovrebbero dimostrare maggior attenzione ai problemi e alle esigenze delle aziende agricole che, invece, vengono piuttosto viste come soggetti validi per reperire nuove risorse, come dimostra la paradossale vicenda dell’Imu. Insomma, è necessario un quadro affidabile che consideri l’agricoltura un’attività economica con un sistema fiscale che non può essere rimesso in discussione ogni volta che se ne sente il bisogno. Come se non bastasse, scontiamo ritardi nell’attuazione della riforma della Pac, nella definizione dei Piani di Sviluppo Rurale, nella definizione del riconoscimento delle Organizzazioni di produttori e degli Organismi interprofessionali e, infine, non si è ancora intervenuto per sanare i gap strutturali che minano la redditività agricola, oggi inferiore al 2005. Purtroppo il cahier de doleance è piuttosto ampio.
Come è cambiato il ruolo delle donne nelle aziende agricole nel corso degli anni? Quale valore hanno, oggi, e non solo economico?
Le donne sono sempre più protagoniste del mondo rurale e costituiscono un anello particolarmente resistente del tessuto economico del Paese. Non a caso quasi un’impresa agricola su tre è “rosa” (31,2%) e, a dispetto delle tante crisi aziendali registrate, il numero di imprenditrici cresce - e di molto - proprio in agricoltura (+12,9%). Oltre ad essere creative, flessibili ed efficienti, le donne sviluppano naturalmente i settori che sono più innovativi: il biologico, le produzioni di nicchia Dop e Igp, la vitivinicoltura. E poi aprono le porte delle loro aziende non soltanto ai turisti, ma alle scolaresche, ai disabili, agli anziani: lo fanno creando agriturismi, fattorie didattiche e fattorie sociali, agri-asili e agri-nidi. Si tratta di servizi all’avanguardia che contribuiscono a portare al 35 per cento il contributo delle donne al valore aggiunto complessivo dell’agricoltura, che si aggira intorno ai 26 miliardi di euro. Di questi, quindi, ben 9,1 miliardi sono “rosa”: una cifra importante, che rivela il coraggio e la tenuta delle imprese femminili, capaci di percorrere strade e mercati nuovi pur di non soccombere alla crisi. Per dare un metro di paragone, solo negli agriturismi metà del giro d’affari “dipende” dalle donne: su circa 20mila strutture in tutt’Italia, quasi il 40 per cento è gestito da imprenditrici, che muovono ogni anno un fatturato di circa 500 milioni di euro su un totale di 1,1 miliardi dell’intero settore. Anche nel comparto vinicolo ben il 35 per cento della forza lavoro è femminile. Come dicevo, oggi un imprenditore agricolo su tre è donna. Con un profilo ben preciso: fa innovazione di processo e di prodotto e ha forti aspettative professionali, ha un tasso di scolarizzazione alto e si mette in gioco più per scelta che per necessità, predilige la dimensione aziendale “micro” e resiste meglio dei “colleghi” uomini alle fluttuazioni del mercato.
Ci sono specifici problemi che le donne in particolare lamentano nell'avvio di imprese o nella gestione quotidiana?
Nonostante i numeri positivi dal punto di vista occupazionale, le donne in agricoltura hanno ancora pochi spazi rispetto agli uomini e solo il 10% di queste riveste un ruolo dirigenziale. Inoltre le donne subiscono forti discriminazioni nell’accesso al credito agricolo, mentre andrebbe studiato un fondo ad hoc o piuttosto un progetto sul microcredito specifico per la categoria, senza dimenticare l’importanza degli incentivi all’imprenditoria “rosa”. Insomma, le donne rappresentano una risorsa essenziale e possono rivelarsi un driver vincente per lo sviluppo e la crescita economica del Paese perché dimostrano quotidianamente di saper fare impresa e di farla anche molto bene: peccato che siano una risorsa ancora non adeguatamente valorizzata.
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