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Cinema, le registe di talento ma sottovalutate

Cinema, le registe di talento ma sottovalutate

Solo il 21% dei film europei è diretto da una donna. Ad affermarlo è il rapporto realizzato dall’European Women’s Audiovisual Network, secondo il quale la parità di genere è ancora lontana.

Sabato, 12/03/2016 -
È la solita storia. Di donne registe ce ne sono. Preparate, innovative. Di talento. Ma il loro potenziale rimane inespresso perché l’industria cinematografica fallisce nel rappresentarle adeguatamente. È quello che emerge da un rapporto sulla parità di genere pubblicato dall’European Women’s Audiovisual Network (EWA), presentato in occasione della Berlinale e realizzato in collaborazione, tra gli altri, al Mibact e alla Direzione Generale Cinema. Con l’obiettivo – ha affermato Holly Aylett, coordinatrice della ricerca – di mettere in evidenza il problema della rappresentanza «per trovare una soluzione adeguata».



Il report, che è il punto di arrivo di un lavoro durato due anni, mette a confronto sette paesi europei: Austria, Croazia, Francia, Germania, Gran Bretagna, Italia e Svezia. Nei casi presi in considerazione, emerge che solo un film su cinque è diretto da una donna. La maggioranza dei finanziamenti nazionali, circa l’84% del totale, non è indirizzato a progetti realizzati da registe. Inoltre, poche di loro sono ritenute valide per dirigere un film drammatico ad alto budget. Mentre la situazione cambia, non senza richiamare i pregiudizi del caso, quando il film è ritenuto un prodotto per bambini. Eppure, il rapporto mostra come i lavori diretti da una regista abbiano il 6% di possibilità in più di ottenere un riconoscimento rispetto a un’opera diretta da un uomo.



Se la proporzione delle donne laureate in accademie cinematografiche ammonta al 44%, solo il 24% lavora nell’industria dell’audiovisivo. Le percentuali rimangono basse anche per i film che partecipano ai festival, come Cannes e Berlino, e agli Oscar. La Berlinale del 2016, che ha visto la partecipazione di un totale di 18 film, ha incluso solo due film diretti da donne. È stato il caso di «24 Weeks» (24 Wochen), della regista tedesca Anne Zohra Berrached, e «Things to Come» (L’avenir), della regista francese Mia Hansen-Love. Nel 2015, sempre a Berlino, su 19 lavori in corso solo tre opere cinematografiche erano state dirette da donne. Che continuano a rimanere poco presenti nel festival principali.



Quanto ai singoli Paesi analizzati, la situazione interna è variabile. La Svezia, grazie al lavoro condotto dalla Swedish Film Institute, il Paese con più quote rosa. In Gran Bretagna la percentuale delle registe è solo del 10%. In Europa la media è del 21%, ed è più alta degli Stati Uniti dove, secondo un recente studio pubblicato dall'Università di San Diego, raggiunge il 13%.



Per superare il gender gap, l’EWA avanza proposte precise e lancia i nuovi traguardi da raggiungere. Come un’egualitaria distribuzione dei fondi pubblici e una paritaria rappresentazione all’interno delle commissioni decisionali. Il superamento della sottorappresentanza delle donne nei programmi formativi e l’incentivo, da parte dei produttori, a sostenere le registe.

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