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Cina, vicina e sconosciuta

Cina, vicina e sconosciuta

Dialoghi mancati - Un progetto realizzato all'Esquilino, la Chinatown di Roma, per l’inclusione sociale delle donne cinesi

Castelli Alida Martedi, 14/06/2011 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Giugno 2011

Finanziato da Unar (Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali) del Dipartimento per le Pari Opportunità, si è recentemente concluso il progetto “AvviCina” rivolto alle donne della folta comunità cinese nel multietnico quartiere Esquilino di Roma.

La loro forte presenza, soprattutto nel settore commerciale e nella ristorazione, ha contribuito a ridefinire il carattere di un rione che sembrava destinato ad una lenta decadenza per la chiusura delle attività gestite dagli italiani. Allo stesso tempo la convivenza e l’integrazione tra culture tanto diverse si è dimostrata difficile provocando atteggiamenti di reciproca chiusura e discriminazione.

Le associazioni che hanno progettato e realizzato il progetto - Cidis onlus e Crasform onlus - si sono rivolte alle donne quale segmento prevalente della popolazione migrante, prevedendo un percorso di empowerment e di promozione delle pari opportunità ed un intervento sulla comunità cinese ma anche su quella locale per rilevare la percezione della discriminazione razziale.

Il percorso formativo, interessante non solo per le allieve ma anche per i docenti, ha messo in luce una grande curiosità e desiderio di conoscenza che ha tuttavia rafforzato l’idea iniziale di un gruppo piuttosto chiuso in se stesso. Delle partecipanti quasi nessuna conosceva le leggi che riguardano in maniera specifica le donne. La chiusura nella dimensione lavorativa, il carico familiare, la presenza spesso di due o più figli accompagnate da un ambiente esterno percepito come ostile - o almeno poco accogliente - crea situazioni di doppia discriminazione, in quanto donne e in quanto straniere, che non aiuta né la realizzazione personale né l’integrazione.

Al fine di cercare di comprendere più da vicino l’atteggiamento dei residenti nel quartiere, italiani e stranieri, verso l’immigrazione e per conoscere la percezione che le donne cinesi hanno dell’atmosfera più o meno ostile che le circonda è stata condotta un’indagine conoscitiva con due questionari: uno sottoposto a 100 donne cinesi e l’altro a 50 italiani e stranieri non cinesi.

Dal primo emerge un giudizio sugli italiani non molto roseo: agli occhi delle intervistate siamo considerati più gentili che simpatici, poco lavoratori, non molto colti e tendenti alla disonestà. Quello che ci caratterizza in maniera più evidente è la nostra relativa povertà, evidentemente inaspettata. Gli altri stranieri li considerano ancora più ignoranti e disonesti di noi italiani. Sono molto criticate le differenze sociali, la classe politica e la burocrazia. Rispetto alla discriminazione - che quasi tutte le intervistate dicono di subire da parte degli italiani - ritengono che sia frutto di scarsa conoscenza della cultura cinese e del fatto che gli italiani pensino che i cinesi siano troppi, perché ne sentono la competizione sul lavoro e perché i giornali parlano sempre solo male di loro.

Analizzando le risposte degli italiani e degli altri stranieri la prima cosa che colpisce è un grande errore percettivo: la grande maggioranza ritiene che la presenza straniera in Italia sia oltre il 30% quando in realtà è del 7%, inoltre si pensa che i cinesi siano oltre il 30% del totale degli stranieri quando in realtà sono solo il 3,7 % dell’intera popolazione straniera.

Le critiche specifiche mosse dagli italiani intervistati nei confronti dei cinesi , percepiti come una comunità ricca che non vuole integrarsi, sono quelle di togliere il lavoro agli italiani. Nonostante dalla rilevazione emerga che nella famiglia cinese in cui lavorano tutti e due i coniugi vi sia un livello di condivisione maggiore di quello che si può osservare nel caso italiano, gli italiani sono convinti che le donne cinesi siano discriminate e maltrattate e che a prendere decisioni sia solo il marito.

In sostanza italiani e cinesi per ora rimangono due entità che non comunicano e non si conoscono. Per creare un dialogo vero ci sarà bisogno di molto lavoro ancora.

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