Stop femminicidio/4 - In ricordo di Giovanna Reggiani, aspettando la manifestazione nazionale contro la violenza alle donne del 24 novembre a Roma.
Ribet Elena Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Novembre 2007
La chiesa era gremita di uomini e donne, giovani e meno giovani, militari, autorità, gente comune.
Tutti dignitosamente composti e silenziosi. Le telecamere sono rimaste fuori, su richiesta dei familiari di Giovanna Reggiani. Fuori sono anche rimasti alcuni, con gli animi infiammati, che all'uscita della bara hanno osato qualche isolato commento, subito messo a tacere dagli applausi, e da altrettante isolate voci di "pace" e "amore". Qualche donna ha unito pollici e indici; probabilmente un gesto "post-femminista" per dire "STOP FEMMINICIDIO", diciamo un gesto storicamente “femminile”. I funerali si sono svolti con liturgia cristiana “ecumenica”: Giovanna Reggiani era valdese, il marito Giovanni Gumiero è cattolico.
Il silenzio nella chiesa di Cristo Re era prepotentemente in contrasto con la rabbia di cui molti, forse, erano e sono pervasi, il silenzio della mancata indignazione che in Italia e nel mondo stenta a prevalere persino di fronte ai crimini più disumani.
"Perchè? Non è giusto" sono le parole del marito, affranto, di Giovanna Reggiani, Comandante Giovanni Gumiero
Il pastore valdese Antonio Adamo ha parlato di speranza cristiana, la Moderatora della Tavola Valdese Maria Bonafede di giustizia, il parroco di valori.
Luca, fratello di Giovanna, ha detto di lei che era stata educata come una "donna libera". Il prete ha detto "Dov'è Caino? Caino siamo noi" e "Siamo tutti colpevoli".
Non sono stati i silenzi quasi imbarazzanti per le due comunità cristiane (quella valdese e quella cattolica) raccolte nella chiesa a stridere. Non i protestanti che terminano il Padre Nostro dicendo "Perchè a Te appartengono il regno, la potenza e la gloria", o i cattolici che non cantano in corale e si scambiano il segno di pace, non questo ha evidenziato le differenze. Nemmeno le lacrime. Erano uguali per tutti, le lacrime. Chi più, chi meno.
Quello che stride è che si legga la Genesi al funerale di Giovanna. "E Dio creò l'uomo a sua immagine e somiglianza, li creò maschio e femmina" e poi non si abbia il coraggio di dire che chi ha ucciso l'immagine femminile di Dio sia stato proprio il suo corrispettivo maschile. Che si dica che a uccidere Giovanna è stato un "romeno" (lo sanno bene i romeni che a Bucarest si sono indignati più che da noi per questo gesto criminale e che hanno portato fiori e messaggi per lei).
Cara Giovanna, cara sorella, a ucciderti prima di tutto è stato un maschio, un uomo che ha avuto due mogli, che ha avuto due figli. Un maschio.
Si potrebbe immaginare il maschio che difende, il maschio prestante che sa fare a botte, un maschio, che Dio solo sa quanto è forte un maschio, muscoloso, coraggioso, tanto da usare la sua forza con i più deboli.
Noi sappiamo, Giovanna, che se tu fossi stata un maschio, magari alto e robusto, il tuo assassino non si sarebbe avvicinato. Forse ti avrebbe sfilato il portafoglio dalla borsetta con mano di velluto. Se foste arrivati alle mani, e tu fossi stata un maschio, lui forse avrebbe avuto la peggio.
Sei stata uccisa perchè eri una femmina.
E allora questo Dio che crea a sua immagine e somiglianza, che crea maschio e femmina, questo Dio la cui chiesa è divisa (il prete stesso ha richiamato a un concetto di unità ancora incomprensibile a molti) questo Dio, non voglio pretendere di sapere se esista o no, né di chiedere dove fosse mentre chiedevi aiuto (non si deve sfidare Dio), possibile che questo Dio che molti invochiamo non riesca a mettere nelle coscienze la precisa percezione che il tuo, Giovanna, è l'ennesimo martirio di genere?
Tu sei stata uccisa da un maschio perchè eri una donna, una donna libera, libera di tornare a casa la sera da sola, senza guardie del corpo, senza armi, forse senza paura.
E la tua libertà, Giovanna, è stata punita.
A punire il colpevole, o a perdonarlo, ci penseranno lo Stato e i buoni cristiani.
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