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Chiesa Cattolica nel terzo millennio

Chiesa Cattolica nel terzo millennio

Religioni e nuove sfide - Maschi, età media oltre i 70 anni, i vertici della Chiesa cattolica si sono formati quando era... tutto un altro mondo

Stefania Friggeri Lunedi, 12/04/2010 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Aprile 2010

“Bioetica, attacco di Ratzinger: no a leggi arbitrarie”; “Matrimoni tra Gay, la rivolta dei vescovi”: questi i titoli di due articoli apparsi su “Repubblica” del 23 febbraio quando, nel pieno di Tangentopoli 2, le prime pagine, e seguenti, dei giornali erano piene di servizi sulla corruttela e il degrado in cui è caduto il paese “culla della cattolicità”. E allora una domanda: il magistero della Chiesa cattolica è all’altezza delle sfide del nuovo millennio, delle domande che pone il tempo presente? Maschi, età media oltre i 70 anni, i vertici della Chiesa cattolica si sono formati quando ancora dominava la carta stampata (oggi la rivoluzione di internet ha azzerato lo spazio e il tempo); quando l’umanità viveva in una dimensione locale (oggi il neologismo “glocale” qualifica una realtà in cui il locale non sfugge alla contaminazione del globale); quando la parola bioetica non era ancora stata inventata (oggi, nell’ “età della conoscenza”, i progressi della scienza e della tecnologia ci mettono di fronte a problemi inediti e sconvolgenti); quando la donna nasceva col destino di moglie e madre (oggi, almeno in Occidente, le donne raccolgono i frutti della rivoluzione femminista); e si potrebbe continuare a lungo per dire che si rimane sconcertati al vedere che mentre l’amato “giardino” viene devastato dai barbari, ci si preoccupa degli embrioni (all’interno di una ipocrita campagna contro l’inaffondabile 194) e dei matrimoni gay (laddove la psicologia clinica avverte che sul lettino c’è l’omosessuale, ma il malato è l’omofobo). Siamo di fronte, ancora una volta, al tabù della sessualità, presente nella chiesa fin dai primi secoli: escludendo la sfera dell’affettività e dell’amore, il rapporto uomo-donna è stato impostato accogliendo la visione carnale e misogina dei Padri della Chiesa: la moglie è “prostituta del proprio marito” se impedisce il concepimento (Agostino), “la donna deve velarsi il capo perché non è l’immagine di Dio” (Ambrogio). Ma dopo la rivoluzione portata da Freud, di fronte alle conclusioni, anche diverse fra loro, cui si è giunti cercando di scandagliare il mistero dell’Eros, possibile che il desiderio sia ancora negato o guardato con sospetto? Come stupirsi allora delle dichiarazioni omofobe dei vescovi? i quali, certo, non ignorano quanto avviene talora nelle comunità religiose: là dove i conflitti vengono nascosti anziché affrontati, può accadere che i giovani, dovendo affrontare la tempesta ormonale dell’adolesenza in una condizione emotiva di pericolosa solitudine, cerchino nell’intimità reciproca la risposta ai loro bisogni, profondi ed insopprimibili. Crescere gli adolescenti in un ambiente in cui il maschile non è equilibrato dal femminile, dove manca la figura materna e la donna è vissuta come minaccia, dove la pratica della castità può diventare perdita del naturale calore umano, puro controllo degli istinti e assenza di amore, è sano? Si può rinunciare all’esperienza del genitale, ma per ragioni che nascono dentro, liberamente, non per rifiuto pregiudiziale, per obbedienza, per paura. La paura, sempre la paura: non è sulla paura, dell’inferno, del desiderio, della donna, e così via demonizzando, che si costruisce una personalità fornita dell’equilibrio e della ricchezza necessari per guidare i fedeli. Proiettare la propria vita verso la castità autorefernziale, costruire la propria identità trascurando il proprio lato femminino vuol dire perdere quella tenerezza che umanizza, ma non solo: porre l’enfasi sullo sviluppo intellettuale e spirituale a scapito di quello umano, separare anima e corpo (quando l’uomo non “ha” il corpo ma “è” corpo), porta al “Dio imperiale”, non al “Dio dolce” di cui parla Bonhoeffer. Come si è visto quando Ratzinger è andato in Africa dove, anche di fronte a milioni di morti, ha persino invaso indebitamente il campo scientifico affermando che il profilattico è “dannoso” e induce a sicurezze “ingannevoli”. Ma in Africa vi sono anche religiosi che fanno educazione familiare e distribuiscono preservativi, ormai insomma non è solo la chiesa di base (o teologi come Kung : “in base alla sua fede bavarese non si può tornare ai vecchi tempi”) a chiedere a Roma di riprendere il cammino del Concilio Vaticano Secondo verso una chiesa non dogmatica ma pastorale; vedi ad esempio le parole di don R.Garofalo: “…il Papa rifiuta la complessità del pensiero del tempo in cui vive, delle nuove problematiche che si affacciano all’orizzonte, la teologia di Benedetto è arenata sulle sue certezze e fa di Ratzinger il notaio di un pensiero fermo alle porte dell’Umanesimo. Il teologo dovrebbe essere una specie di scienziato del Mistero, chiamato a coniugare i valori ereditati dal passato con le esigenze del suo momento storico e, se necessario, a fare giustizia di una Dottrina Ufficiale che mostri con chiarezza la data di scadenza”.



(12 aprile 2010)

 

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