Strategie private - Consigli pratici per organizzare la vita familiare e lavorativa
Melchiorri Cristina Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Febbraio 2006
Mi chiamo Chiara e da 3 anni lavoro in ruoli direttivi in un’azienda commerciale del settore moda, a Milano. Il lavoro è interessante e gratificante, ma non finisco mai prima delle otto di sera. Ho due bambini e una nonna, per mia fortuna, disponibile a occuparsene. Diversamente da mio marito, dipendente pubblico, che smette alle cinque, al massimo cinque e mezzo, e poi va serenamente in palestra o al bar con gli amici. Non alza un dito in casa. L’unica cosa che fa è accompagnarmi al sabato al supermercato. Io sono combattuta fra la soddisfazione che mi dà il lavoro e l’impegno che mi richiede e la preoccupazione di non seguire abbastanza i nostri bambini e la casa. Poi la sera sono stanca morta. In questi giorni ho letto sui giornali che in altri Paesi europei, come la Norvegia,il Governo impone il 40% di donne nei Consigli di Amministrazione. Mentre mi rallegro per loro penso: “e a casa come faranno?”
Chiara Marasino, Segrate (MI)
Carissima Chiara,
anche senza andare lontano possiamo guardare vicino, in Spagna. Nel Paese così simile al nostro per cultura e tradizione, ma con un Governo dove le donne ministro sono la metà e una donna è Vicepresidente del Consiglio, è stata lanciata una “Campagna di sensibilizzazione per la condivisione del lavoro domestico”. La stampa spagnola ne sta dando ampio risalto. La Catalogna ha varato un piano strategico fatto di contributi e defiscalizzazioni sostenuti da una forte campagna informativa: manifesti, depliant a casa, annunci sui giornali. Sono cose che ci fanno sentire davvero arretrati, eppure la struttura della famiglia e la cultura cattolica degli spagnoli non sono tanto diverse dalle nostre. Dunque, il piano strategico – dice il programma – è destinato alle coppie in cui entrambi i coniugi lavorano e hanno figli. Si fonda sul dato che le donne dedicano in media ogni giorno 4 ore e 15 minuti alle questioni domestiche, gli uomini 1 ora e 40 minuti. Non solo ma la preoccupazione per le attività domestiche e familiari sottrae tempo ed energie al lavoro e viceversa.
Lo scopo della campagna non è “fare in modo che l’uomo aiuti in casa, ma che partecipi nella gestione della casa e della famiglia”: cioè non “dare una mano” ma “condividere”. Poi presenta un questionario destinato ai padri, con queste dieci domande:
1. Sai che numero di scarpe porta tuo figlio?
2. Sai quale giorno della settimana ha ginnastica a scuola e quindi la mattina deve indossare la tuta?
3. Hai il numero di telefono di almeno un genitore di un suo compagno di classe?
4. Sai quale supermercato nel tratto casa ufficio fa orario continuato?
5. Sai dov’è il termometro in casa?
6. Sai dove sono riposte le scarpe da pioggia?
7. Sai, in un giorno qualunque, se è finito il detersivo della lavatrice?
8. Sai quali giorni della settimana tuo figlio ha piscina, oppure musica/calcio/inglese/teatro.. e a che ora?
9. Hai mai verificato la sera se è finito il latte per domattina?
10. Sai l’orario di visite del pediatra, hai il suo numero memorizzato sul cellulare?
Prova, se vuoi, a sottoporre queste domande a tuo marito e vedi come reagisce. Magari si pone qualche dubbio sul suo comportamento abituale….
Oppure puoi citargli un’inchiesta dell’Università College di Londra, che rivela che nel 54% di donne che lavora e che ha a casa, figli e genitori da accudire crolla, dopo i 28 anni, il desiderio sessuale. Che invece risulta tra i loro coetanei maschi e non accuditivi di dieci volte superiore. Ma questo è un altro argomento….
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