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chi pensa alla nostra terza età?

chi pensa alla nostra terza età?

dall'esperienza di donna e figlia di genitori anziani, alcune considerazioni sullo stato sociale per assistenza agli anziani attuale e futuro

Martedi, 01/10/2013 - Non mi presento con nome e cognome, ma semplicemente come una donna.

Sto' vivendo all'età di sessant'anni, un'esperienza che milioni e milioni di donne hanno affrontato già prima di me .Avere cura dei propri genitori anziani. Una esperienza nuova ma sofferta in quanto figlia e lavoratrice.

La necessità di prestare cura agli anziani risulta macroscopicamente accentuata nel sud dell'Italia, dove il ruolo della donna in famiglia è visto come un ruolo doveroso da crocerossina, considerate le proprie capacità(o incapacità degli uomini) nel sapere cos'è l'igiene, l'amorevolezza, la comprensione e perchè no, la capacità di avere pazienza.

Essere anziani è considerato dai più come esseri non più produttivi se non per svolgere occasionalmente alcune faccende legate ai nipoti. Non più persone di riferimento e ricchi di esperienza e saggezza.

Le donne che lavorano e curano i propri genitori, affrontano da sole una esperienza gravosa ed emozionale nuova che le scuote e le mette alla prova, emozioni legate alle necessità del quotidiano che al doloroso spegnimento naturale degli affetti.

In questa nostra società, la problematica è affrontata socialmente ed economicamente dai familiari più prossimi agli anziani ed il più delle volte vissuta con sacrifici d'ogni genere.

In altri paesi d'Europa, almeno finora, sembra non essere un problema grave in quanto lo stato sociale da anni ha saputo ben gestire l'incapacità dei vecchi a svolgere le minime azioni quotidiane ed il benessere ha consentito di affrontare serenamente le circostanze.

In questo nostro paese, le sempre più esigue capacità economiche delle famiglie spesso non permette di far vivere una vecchiaia felice e nella propria casa, con la conseguenza che quell'età può diventare un tormento nelle cosiddette “case di riposo”.

Ma è in agguato una situazione incresciosa in alcuni paesi avanzati economicamente che probabilmente influenzerà l'Italia.

Ad esempio, un numero crescente di tedeschi anziani e malati sono mandati all'estero in centri di riabilitazione per cure a lungo termine sia per l'elevato costo delle “case di cura” che per l'elevato numero di tedeschi che non possono permettersi costi superiori alle loro pensioni ormai “stagnanti”.

Con il ritmo veloce d'invecchiamento, il trasferimento all'estero delle persone considerate “disabili” è in crescita .In Europa si parla di “bomba ad orologeria” su cui i politici sembrano non voler parlare per non “disturbare” le assicurazioni specie pubbliche .Il diritto dell'Unione Europea impedisce loro di firmare contratti con strutture estere, ma i legislatori sono pronti a modificare la norma...che dire.. che modo ottimo per rispondere all'invecchiamento della popolazione.

Le donne più degli uomini sentono il peso del mancato stato sociale che supporti le famiglie bisognose e delle donne che lavorando come gli uomini, non hanno né tempo né la disponibilità ad affrontare le incombenze degli anziani.

A questa grave carenza sopperisce per chi se lo può permettere, il valido apporto degli “extracomunitari”, che nelle famiglie con anziani fanno di tutto, badanti , infermieri, domestici .

Ritengo che qui in Italia sia un PROBLEMA sociale enormemente sottovalutato.

I giovani, quasi direi naturalmente, non si pongono questo problema, come tante di noi che da giovani non pensavamo alla pensione, dando per scontato che l'avremmo avuta un giorno...E invece si tende sempre più ad eliminare il sistema pensionistico e quello sanitario...

Dalla parte delle donne peraltro, non è indifferente il vissuto delle proprie madri appartenenti alla generazione passata tutta dedita alla famiglia e dove gli anziani peraltro non longevi come ora, non erano allontanati dalle proprie case se non nei casi di malattie mentali gravi .

Noi donne , testimoni ed attrici dell'emancipazione, risentiamo del trapasso tra le due generazioni. E dico risentiamo, perchè la donna, non come le nostre madri, lavora dentro e fuori casa e se per necessità la soluzione più semplice sarebbe portare i “vecchietti” in qualche struttura a pagamento, essa è dolorosamente vissuta con enorme senso di colpa .

Sarebbe necessario che belle strutture pubbliche sopperissero alla carenza di case di riposo private che oggi speculano sulle famiglie, che diano dignità alla terza età, quella in cui l'individuo dovrebbe raccogliere i frutti dei risparmi della propria esistenza. Quanti posti di lavoro, quante professionalità da sfruttare, quanta serenità nel pensare il nostro futuro da anziani/e dove si dovrebbe essere accolti e non accettati....

Che fosse un'idea già pensata dai nostri politici deportare i vecchietti italiani all'estero e risolvere qualche problemuccio di welfare?

Parliamone con i giovani, i futuri anziani.

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