Venerdi, 14/05/2010 - Con il linguaggio discorsivo, proprio di chi si incontra in salotto e commenta i fatti del giorno e i problemi del mondo, l’autrice conduce il lettore dentro il meglio della ricerca scientifica e, nello stesso tempo, fra il torbido manipolare dell’agire umano, nel privato e nel pubblico.
Il libro in tutti i suoi capitoli è fedele a una logica bipolare, quasi per avvertire chi legge dei due livelli della nostra condizione: un conto sono le conoscenze e le apparenze, un altro i comportamenti, l’uso che si fa del sapere e le nascoste intenzioni manipolatorie, riconducibili all’unico, vero pericolo del nostro oggi: condizionare con le leggi del mercato ogni settore sociale, non solo economico, ma anche politico, mediatico e addirittura psichico. Tutto è merce, non solo le cose ma anche le persone e, soprattutto i bambini e gli adolescenti. L’autrice ci spiega come e chi opera l’inganno manipolatorio, senza discorsi teorici, bensì riportando i risultati delle ultime ricerche.
Leggendo s’impara molto sul funzionamento del cervello e della psiche umana e su come queste conoscenze scientifiche di per sé buone vengano manipolate, per convincere( una volta individuato il codice, che ognuno di noi nasconde nell’inconscio) a comprare, alzare l’audience dei programmi televisivi, applaudire attori, preferire personaggi dello sport, votare un candidato alle elezione e il resto, che appartiene alla nostra quotidianità.
A costo di avvicinarsi troppo al riassunto, è importante riferire alcune informazioni, per capire come il rischio della manipolazione riguardi tutti. Certo, la consapevolezza dell’inganno è stata conquistata fin dall’inizio del pensiero occidentale, se Platone metteva in guardia dalle abilità retoriche di Gorgia, capace, non sapendo, di convincere gli ignoranti meglio di chi invece era un perfetto conoscitore dell’argomento, come Socrate. E se Roma aveva addirittura codificato nel suo diritto il dolus bonus, ammettendo un sopportabile raggiro nel commercio. La propaganda divenne addirittura istituzione con Papa Clemente VIII in nome della fede e più tardi costituì il metodo preferito da J. Goebbels e dai regimi totalitari, per ottenere il consenso. Come quella propaganda poteva essere efficace e raggiungere l’obiettivo? Come manipolare la mente di milioni di persone? E come è stato possibile che questi l’abbiano lasciato fare? La risposta è la seguente: utilizzando e manipolando per i propri fini i migliori risultati delle ricerche scientifiche. Nel Terzo Reich, infatti, si fece riferimento alle nuove ricerche di studiosi come E. Bernays, che aveva cercato di collegare le idee di G. Le Bon sulla psicologia della folla con quelle di S. Freud, per diffondere false informazioni e notizie in grado di commuovere e convincere. Più tardi sarà la televisione a fare la stessa cosa, esercitando un’azione di convincimento nel nostro cervello: una persuasione incosciente. Per capire la portata e le conseguenze di quest’effetto basta citare lo studio di un’antropologa, che nel 1999 seguì le conseguenze delle immagini televisive nelle donne delle isole Figi, pochi anni dopo l’introduzione della tv: il 74% delle liceali affermava di sentirsi grassa, il 69% aveva iniziato la dieta e l’11% era già ricorsa al vomito indotto. Il modello era cambiato: non più le adulte del villaggio, ma Cindy Crawford! La disposizione ad imitare, insita nel nostro cervello, è la responsabile di questo cambiamento epocale.
La scienza ha stabilito le leggi dell’imitazione fin dal 1890, mettendo in evidenza le motivazioni complesse delle mode(effetto Veblen) e il mercato e la pubblicità ne hanno approfittato, per vendere più sigarette attraverso le star del cinema degli anni 30,40 e 50, oppure per triplicare le vendite di occhiali, come nel caso dei Ray-Ban, dopo il film Man in black del 1997. Gli studi sull’imitazione hanno portato ad un programma(PNL) e a una tecnica molto validi, in aiuto di chi, giustamente, aspira al successo nel lavoro e nei rapporti sociali, ma lo stesso PNL è diventato oggetto di manipolazione nei programmi televisivi, per scatenare, ad esempio, risate o applausi(effetto camaleonte) e alcuni ricercatori hanno verificato che il numero delle risate e degli applausi è tanto maggiore quanto più scadente è la merce. Nonostante lo smascheramento a livello scientifico, il trucco continua ad essere usato e funziona ancora fra gli spettatori. Com’è possibile? Perché si fanno manipolare? La risposta la trovò già Aristotele ed è stata ripresa dagli esponenti più autorevoli della scienza e della letteratura: l’imitazione porta gli esseri umani a fare propria l’opinione accettata dai più. Così molti attori, per influenzare gli applausi, si portano dietro la claque e i media danno l’impressione che certe opinioni siano dominanti, anche se in realtà non lo sono per niente(mimetismo mediatico). Il guaio è che la manipolazione dell’informazione ha serie conseguenze e, anche se le notizie non sono fondate, se sono percepite come reali, diventano reali nelle conseguenze, come ha dimostrato R. Merton. Così trasmissioni come Il Grande Fratello, L’isola dei famosi, La Fattoria e simili, basate su un’informazione manipolata dall’inizio alla fine(e la Oliverio analizza con precisione le varie fasi di produzione), scatenano emozioni vere negli ascoltatori e il successo dei partecipanti, che da anonimi mortali, attraverso il video, ripetuto regolarmente, diventano icone, secondo la previsione di Mc Luhan. Gli effetti di un’ informazione manipolata, poi, incidono nel lungo termine, perché portano chi guarda, quindi milioni di persone, ad un cambiamento di mentalità, modificando come vuole la tv il loro modo di guardare e valutare la realtà. Ogni giorno, ogni ora e anche ogni mezz’ora, infatti, i media attraverso la scelta delle notizie che danno(agenda setting), di fatto stabiliscono quali siano i temi importanti della società, orientando l’opinione pubblica(effetto mainstreaming), modificando persino la versione dei fatti, come fra i primi fece Lee nel 1914, per togliere l’accusa di strage a J.D.Rockefeller, o anche T.Blair nel 2003, per convincere la nazione ad intervenire in Iraq. Si possono capire bene le conseguenze negative nel lungo termine nei bimbi da 0 a 3 anni, che guardano la Baby TV, comparsa da noi nel 2009: non solo un limitato sviluppo del linguaggio, dell’intelligenza senso-motoria e di tante altri componenti della psiche, ma alla lunga la formazione di personalità passive e acritiche, materiale ideale per chi vuole manipolare.
Per fortuna, nella nostra psiche esiste la reattanza psicologica, che ci porta a rifiutare ciò che ci viene imposto, scegliendo il comportamento opposto. Purtroppo lo sanno anche gli esperti in manipolazione e persuasione(spin doctor) e, nel campo della pubblicità, ad esempio, ne approfittano, curando molto l’approccio nella presentazione di un prodotto: lo associano alla libertà e all’autonomia, chiedono poco per ottenere molto, mettono in condizione di non poter tornare indietro, ripetono il messaggio almeno 10 volte al giorno, il minimo ritenuto necessario per influenzare il consumatore(sottomissione liberamente consentita, il piede nella porta, la porta sul naso). Sono gli stessi meccanismi che tengono uniti gli adepti al loro guru, favorendo il proliferare delle sette o che permettono il successo a venditori, tipo Vanna Marchi, oppure a medici come Di Bella. Come è stato possibile che quella signora sgradevole abbia manipolato e ingannato almeno 300.000 clienti ? E perché tanti malati terminali hanno abbandonato le classiche cure mediche e hanno preferito affidarsi alla cura Di Bella, reclamizzata nei media?
La Ferraris lo spiega attraverso determinanti studi sui percorsi della mente umana, che hanno analizzato bene i meccanismi, che portano alla persuasione: la mente viene influenzata nella corteccia prefrontale del controllo cognitivo dal contenuto di un messaggio, ma nel nucleo accumbes, legato alla sensazione del piacere, viene attratta da altri elementi, esterni al messaggio stesso, che possono contare più del contenuto(la metacomunicazione). Anzi gli esperti dicono che se un prodotto o una persona attivano l’accumbes, verranno di sicuro scelti. Se il messaggio è gradevole, piace e distrae, convince al di là della validità del contenuto; il singolo individuo è portato a credere attendibile l’informazione che attira la sua attenzione; tra una finzione ben organizzata e una realtà difficile è la finzione a persuadere di più . Così i media possono addirittura arrivare a dare notizie false( come avvenne a Mixer il 5 febbraio 1990, quando Minoli mostrò un documentario truccato sulle elezioni del 1946, provocando vere e preoccupate reazioni nel pubblico, che poi fu avvertito dell’esperimento e dell’inganno). La falsità si manifesta con immagini televisive convenzionali(il bimbo è felice, la mamma buona, il nonno saggio), che alterano la struttura sociale(danno spazio solo ad alcune categorie e ne escludono altre), fissando sul presente una realtà, senza storicizzare la complessità di un problema, oppure rafforzando gli aspetti violenti, creando paura, strumentalizzando le emozioni e richiedendo il minimo sforzo di comprensione: addormentano l’intelligenza, invece di stimolarla a ragionare sulla propria condizione. Per questo dominano i docugramma e gli infotainment, che propongono un argomento serio, ma in una cornice(frame) dove i primi piani si concentrano sulle cosce della soubrette e su altri aspetti simili. Alla base c’è un lavoro di realsificazione, che combina realtà con mistificazione e di restyling, che da un’immagine vincente al prodotto, come avvenne nella Storia italiana, il libro che Berlusconi inviò agli italiani, convincendo il 3% a votare per il centrodestra.
L’autrice nelle ultime pagine alza il tono e si concentra sulla narratologia e su storytelling come potenti strumenti di manipolazione. Fa venire i brividi, ma è proprio quello che sta accadendo: la creazione di storie, da arte letteraria per la conoscenza della verità umana, nelle mani dei professionisti della comunicazione viene piegata al servizio delle leggi del consenso intorno a un prodotto o a un personaggio e non importa, se occorre inventare quello che non è vero o non c’è. I casi studiati sono tanti, ma qui quale esempio si ricorda solo come nel 1989 venne eletto presidente del Brasile Collor de Mello, oppure perché nel 2004 non fu eletto J.Kerry e perché vinse Bush. Ronald Reagan fu il primo a usare la narrazione in modo sistematico e Bill Clinton, di partito opposto, per vincere scelse lo stesso direttore della comunicazione di Reagan. Anche la campagna elettorale tra N. Sarkozy e Ségolène Royal non si basò su diversi progetti politici, quanto piuttosto sul racconto e sull’intrigo di due storie e, poichè in ogni storia che si rispetti va messa ben in luce l’identità del nemico, Berlusconi incalza continuamente contro i comunisti, in realtà inesistenti nel nostro parlamento, ma utili alle manovre del politico.
La Oliverio Ferraris è convinta che sia possibile sottrarsi alla manipolazione così: distinguere la buona dalla cattiva comunicazione e la realtà dalla finzione; essere capaci di autodirigersi e di arrivare ad un sapere comune, utile a smascherare le strategie dei manipolatori.
Ma alla fine, chiuso il libro, viene da pensare che per raggiungere simili risultati ci vogliono scuola, formazione, lavoro e integrazione, a un livello così alto che i tagli delle finanziarie e le crisi economiche in corso non riescono nemmeno a promettere. Tanto da chiedersi: che la crisi economica sia una delle tecniche, utilizzate da oscuri spin doctor, per manipolare globalmente la società?
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