Una lettera sul referendum - “La campagna per l’astensione era un trucco, un mezzuccio, dettato dalla paura”
Rossella Bartolucci Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Luglio 2005
E’ con amarezza che mi accingo a riflettere su quel risultato, quel 75% di italiani che non hanno capito, che hanno avuto paura.
Durante il lungo e intenso mese in cui, con cuore pulsante, da nord a sud, i comitati del sì si sono formati, le donne e gli uomini come noi, colpiti in prima persona dalla legge 40, hanno messo in gioco le facce e le vite, si è pensato, si è sperato, che gli italiani avrebbero capito.
Si pensava avrebbero capito che la campagna per l’astensione era un trucco, un mezzuccio, dettato dalla paura che altrimenti, tra i sì e i no, i primi avrebbero vinto.
Si sperava avrebbero capito che la propaganda per l’astensione era costellata di dati falsi e mistificazioni.
Si sperava che non avrebbero perso le coppie infertili, costrette a cure monche o, laddove possibile, a fughe all’estero, le coppie portatrici di malattie genetiche, costrette ad una sequela di aborti terapeutici e/o figli morti o alla rinuncia al figlio sognato, i medici, costretti a curare in modo parziale e senza poter tenere conto delle esigenze del singolo caso, i ricercatori, costretti ad espatriare se vorranno proseguire la ricerca sulle cellule staminali embrionali.
Invece, tutti coloro, hanno perso. Chi, che cosa, ha vinto, quindi?
A mio, nostro parere, ha vinto soprattutto l’ignoranza, accompagnata da un po’ di pregiudizio e da una certa dose d’ipocrisia. L’ignoranza, dal verbo ignorare, non sapere. L’Italia è un paese caratterizzato da una predilezione, nobilissima, per la cultura umanistica e da una secolare avversione per il sapere scientifico.
Avversione non ancora superata, avversione che è timore di questo strumento nelle mani dell’uomo, la scienza moderna sperimentale, timore che l’uomo possa farne cattivo uso.
Timore anche giustificato, a volte, che può fungere da utile freno agli eccessi.
Timore che però dovrebbe accompagnarsi ad una corretta informazione sui fatti scientifici stessi e che quindi non dovrebbe essere rivolto ad ogni proposta che la scienza faccia.
E’ questa corretta informazione, è questo sapere scientifico di massa che in Italia manca e che permetterebbe di usufruire della scienza in modo consapevole senza eccessi ma senza irrazionali rifiuti.
Di qui, la paura a tutto tondo. Paura che, nella fattispecie, è stata paura dell’eugenetica, paura della confusione dei ruoli nella famiglia, paura del passaggio delle sperimentazione dall’animale-cavia all’essere umano in miniatura-cavia. Gli italiani quindi, individualisti nei secoli, si sono lasciati vincere dalle loro paure, hanno preferito non reagire e continuare a rimanere ignoranti in materia di procreazione assistita e di ricerca sulle cellule staminali embrionarie e adulte.
E sono stati incoraggiati e aiutati, in questo loro pigro timore, dal comitato scienza & vita che, attraverso il capillare e potente strumento delle mille parrocchie d’Italia, trasformate per l’occasione in mille possibilità di continue tribune referendarie a senso unico, senza possibilità di contraddittorio, ha detto agli italiani, ai tanti che ha raggiunto, che i quesiti erano troppo difficili, che “la vita non può essere messa ai voti”, che non valeva la pena informarsi.
O meglio, che l’informazione che loro fornivano era non solo sufficiente, ma addirittura vera, l’unica vera e affidabile.
Quando poi, in realtà, molte delle affermazioni presenti nel loro materiale di propaganda, sono delle palesi falsità, come quelle relative alla diagnosi reimpianto o alla tutela della salute della donna.
Ma gli italiani si sono fidati di chi così bene ha cavalcato le loro paure, oppure hanno preferito non pensare ad una questione che “non li riguarda”, dimenticandosi che l’infertilità, in continuo aumento, colpisce il 20% circa delle coppie, quindi, potenzialmente, i loro figli, i loro fratelli, loro stessi, e che i possibili benefici effetti della ricerca sulle cellule staminali embrionarie avrebbero potuto ricadere anche su di loro.
Il pregiudizio poi, nei confronti di chi è infertile, “non si dice, non si deve sapere, poi gli altri pensano che tu sia impotente o io con qualcosa che non va”, ha ulteriormente allargato questa voragine di ignoranza, sfociando infine nell’ipocrisia.
L’ipocrisia di chi sa, e lo sanno anche gli strateghi dell’astensione, che Lugano e Barcellona sono vicine, per chi deve fare un’eterologa o non vuole farsi curare da un medico con le mani legate.
Eccoci dunque qua, a meditare sul da farsi.
Sicuramente c’è tanto da fare, già si stanno studiando azioni precise, ricorsi legali di coppie danneggiate dalla legge 40, ad esempio, che minino la costituzionalità della legge stessa.
Ma, a monte, è necessario combattere l’assenza di informazione.
Ed è questo che noi ci prepariamo a fare, usando il nostro libro “Volando con le cicogne”, vademecum sull’infertilità, e organizzando un’azione a lungo termine sul territorio, con l’aiuto, speriamo, di tutti quelli che possono darci una mano a creare un servizio pubblico d’informazione, assistenza, consulenza per coloro che si trovano ad affrontare il problema dell’infertilità e delle malattie genetiche.
Ne siamo sicuri, la legge 40, non potrà resistere a lungo, travolta dall’indignazione di quelli sui quali si abbatte.
Lascia un Commento