La realtà raccontata alla LUISS fa paura, e allora la stampa ha deciso di ricorrere alle favole
Nel suo discorso alla LUISS Paola Cortellesi innanzitutto dichiara di essere stata invitata in quella sede per raccontare la storia del suo film, «perché le storie sono uno stimolo di riflessione», e quindi racconta il suo film, la storia di Delia «moglie e madre, questi sono i ruoli che la definiscono» e il suo riscatto, il suo e quello di tante donne che hanno rivendicato il diritto di contare, di avere la propria dimensione indipendentemente da un uomo, al contrario di Cenerentola e Biancaneve che solo nel principe vedevano il loro lieto fine. Cortellesi evidenzia che quella di Delia è la nostra storia, la nostra storia di donne «che hanno accettato una vita di prevaricazioni perché così era stabilito, senza porsi domande. Questo è stato, questo a volte è ancora». Il fatto che è ancora è dimostrato, continua Cortellesi, dal numero di uccisioni di donne «per il solo fatto di essere donne» commesse dai loro presunti principi azzurri, e dal fatto che quelle uccisioni siano l’esito di dinamiche sempre simili basate sul possesso e sulla prevaricazione fisica, psicologica ed economica. «Avevo intenzione di fare un film contemporaneo, ambientato in un passato non molto remoto, e seguire la crescita di un germoglio spontaneo di consapevolezza in una donna che non sa nulla», perché è solo la consapevolezza che la vita può essere diversa a poterci spingere a cambiarla: la conoscenza è libertà. «Io ho trovato il riscatto di Delia, il finale di questo racconto, leggendo con mia figlia un libro per bambine sulla storia dei diritti delle donne», Delia «si salva con la consapevolezza e un ritrovato rispetto di sé stessa». Ma perché le giovani generazioni dovrebbero apprezzare questo film? Secondo Paola Cortellesi perché questa storia, così apparentemente lontana dal nostro tempo, fa crescere in noi «un’urgenza di riscatto», perché tutte noi abbiamo percepito quella violenza «almeno una volta nelle parole, negli atteggiamenti, nei commenti sgradevoli, a scuola, a casa, sul lavoro. Vive e prolifera nelle piccole cose, ci inganna piano piano. È così presente da risultare invisibile, talmente normale che la diamo per scontata e ci convince che così deve essere, come niente fosse».
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