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Chi ha paura dei consultori (pubblici)?

Chi ha paura dei consultori (pubblici)?

Consultori/Il punto - L’attacco oscurantista alle libertà delle donne incoraggia tutte le forze democratiche a difendere la Legge 405, la Legge 194 e la Costituzione

Tola Vittoria e Capati Valentina Lunedi, 28/03/2011 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Marzo 2011

DI VITTORIA TOLA





Chi ha paura dei consultori (pubblici)? Questa domanda ironica, negli anni Settanta, metteva a tema l’ostilità dichiarata o latente che i consultori pubblici incontravano dalla nascita perché molti non sopportavano il protagonismo delle donne nelle scelte che riguardavano la salute riproduttiva. I Consultori istituiti a livello nazionale con la Legge 405 del 1975 infatti andavano ben oltre l’idea della pianificazione familiare e la centralità delle donne anticipava la Legge 194 che sanciva l’autodeterminazione in tema di sessualità e maternità, introducendo l’idea innovativa di un potere medico non dirigistico ma “amichevole” e di sostegno alle scelte delle donne e delle coppie. Dopo trentaquattro anni ci sono ancora forze che hanno paura della libertà delle donne e pretendono di contrapporle la responsabilità morale dimenticando che questa può derivare solo dalla libertà.

Negli anni l’ostilità si è manifestata in modi diversi, compresa la scarsità di mezzi e risorse materiali e professionali messe a disposizione da Asl e potere politico per i consultori. Nonostante ciò questo servizio è entrato nelle abitudini e nell’immaginario di moltissime donne e uomini e oggi rappresenta un’opportunità in gravidanza e per la pediatria, anche per molte immigrate.

I nemici dei consultori pubblici sono tornati all’attacco più forti che mai grazie a un potere politico che ha fatto da apripista alla restaurazione contro le donne e alla legittimazione del movimento per la vita (pagato con soldi pubblici) per sabotare la L. 194 sull’IVG e la RU 486, con lapidazioni psicologiche sulle donne “ribelli” e per affermare un unico modello familistico. Questa tendenza ha fatto scuola non solo in Lombardia, Piemonte e Lazio ma anche in altre realtà, come nella Usl di Bologna. L’eccezione è rappresentata dalla Giunta regionale della Puglia […]. La bocciatura da parte del Tar della Lombardia delle Linee guida della giunta Formigoni sulla L. 194 e il congelamento della delibera regionale in Piemonte per l’introduzione dei “volontari pro vita” nei consultori sono stati resi possibili dal fatto che la 194 ha contenuto “costituzionalmente vincolato” e fissa principi che non possono essere modificati da atti regionali.

Queste decisioni hanno rappresentato un incoraggiamento alla battaglia di tutti coloro che si stanno opponendo nel Lazio alla cosiddetta proposta Tarzia, a conferma delle ragioni degli uffici giuridici del parlamento e dello stesso consiglio regionale, di giuriste e ordini professionali, contro la proposta considerata illegittima e incostituzionale. Le scelte di Lombardia e Piemonte sembravano propedeutiche all’affondo legislativo da parte della presidente del Movimento per la vita, nonché vice presidente nazionale dei consultori cattolici. Proprio nel Lazio è emersa l’esistenza di un disegno ideologico e politico che non è fatto solo di privatizzazione e distorsione dei consultori, ma di un federalismo eversivo funzionale a una politica reazionaria in cui solo alcuni particolari soggetti ideologici sono abilitati a gestire donne e famiglie, a intervenire sulle loro scelte riproduttive e addirittura educative anche con l’invenzione di figure inesistenti nell’ordinamento italiano. L’azione delle associazioni pro-life ha dimostrato una incredibile povertà di ragionamenti battendo sempre e solo sulla incapacità morale delle donne e sull’eccesso di IVG per ragioni economiche da contrastare con un'elemosina, dimenticando la centralità della maternità e nella famiglia, il ruolo della contraccezione per prevenire l’aborto, la mancanza di politiche per sostenere l'occupazione e la procreazione delle giovani generazioni, l’inconsistenza morale di chi tuona contro l’aborto ma si mostra indifferente alla violenza maschile contro donne e minori soprattutto nella famiglia e nei rapporti di fiducia, a una sessualità maschile sfrenata e impudente come vediamo nel nostro paese e che rappresenta il vero disastro antropologico e politico che abbiamo quotidianamente di fronte. Dire che le donne non possono decidere sulla loro sessualità e sulle loro scelte procreative, che lo si voglia o meno, è un modo per aumentare il potere maschile, politico, economico, familistico e fondamentalista su di loro. Potere onnipresente che dimostra, se ancora ce ne fosse bisogno, come le donne siano solo considerate come oggetti, di volta in volta oggetti sessuali, di violenza o riproduttivi, non persone dotate di libertà e responsabilità come abbiamo voluto e per cui abbiamo lottato dalla Costituzione a oggi […]*.

Il saldarsi di un’alleanza inedita tra tutte le associazioni, coordinamenti sindacali, Consulte femminili, forze di opposizione, insieme al coinvolgimento attivo di operatori, figure istituzionali anche del Centro destra, ordini professionali medici, hanno smontato menzogne e accuse sui consultori pubblici. Ne è scaturita la riscoperta di questi servizi del territorio, delle loro funzioni, della qualità e credibilità, anche fra i giovani. Il valore della salute delle donne dovrebbe stare particolarmente a cuore a tutti in un periodo di crisi economica e di tagli a strutture e servizi sanitari. L’ostinazione a non accettare nessun confronto reale su questi temi ci dice che l’operazione è di natura ideologica e di potere, e che i promotori pensano di prescindere completamente dalle vere esigenze delle donne, anche in barba alla mobilitazione democratica.









Testimonianze di chi al consultorio sceglie di rivolgersi. Un quadro variopinto, indicativo di una risorsa su cui le donne contano, sul serio.




A cura di Valentina Capati



D.N. , 28 anni – Emilia Romagna

"Avevo su per giù 21 anni e avevo problemi ad avere rapporti col mio ragazzo. Vista la mia completa ignoranza in materia passai tutto il giorno precedente la visita a domandarmi a che razza di torture mi avrebbero sottoposto; al consultorio appena aprii bocca scoppiai in pianti e singhiozzi. La dottoressa fu bravissima, capì la situazione, mi guardò solo 'esternamente', mi consigliò le giuste cure mediche. Mi tranquillizzò e mi fece sentire bene e compresa. Credo che i consultori siano uno dei beni più importanti che abbiamo. Per la visita ginecologica non servì neanche la prescrizione del medico, bastava telefonare e prenotare. Il consultorio è il luogo in cui una donna può essere educata alla sua libertà".

E.M., 25 anni – Umbria

"Avevo bisogno della pillola del giorno dopo. Mi sono rivolta al consultorio di Perugia, era pomeriggio e c'erano un infermiere e una donna delle pulizie. Sono andata a quello di Terni, era tardi ed era chiuso. All'ospedale di Narni mi sono sentita dire che il medico di turno non prescriveva la pillola. Alla fine ho chiamato il mio medico di base che me l'ha prescritta. Non c'è bisogno di mettere 'controllori cattolici' in quanto, come potete vedere, i medici possono preservare la propria opinione e magari anche in ospedale rifiutarsi di prescrivere o di effettuare determinate pratiche. Ci si adoperi affinché siano luoghi confortevoli in cui le donne si possano rivolgere in maniera serena!"

G.G., 35 anni, Lazio

"In consultorio sono stata solo per ragioni diagnostiche. In generale, il fatto che in un centro che dovrebbe essere un luogo in cui le donne possano essere seguite e aiutate rischi di diventare un centro di catechizzazione e di condanna contro scelte delicate e soprattutto personali mi fa rabbrividire".

L.B., 30 anni, Campania

"Il consultorio è uno "studio medico" in cui è possibile essere visitati senza affrontare i costi, a volte esosi, di personale qualificato; è un aspetto importante! Da studentessa, una mia coinquilina aveva il sospetto di avere un’infezione, problema piuttosto facile da risolvere... ti basterebbe averne la certezza e la prescrizione per la cura. A fronte di una visita per cui magari ti chiedono 200€, da studentessa fuorisede, tendi a rimandare o sottovalutare. La presenza di strutture come i consultori, in cui trovare personale competente (come si dovrebbe sempre esigere), "ti salva"!

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