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Che pacchetto, Pisanu!

Che pacchetto, Pisanu!

Politica/ Terrorismo - Le misure approvate dal Parlamento per contrastare il terrorismo sono contrarie ai principi internazionali

Hela Mascia Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Settembre 2005

L’Italia è nel mirino di Al Qaeda e, per contrastare il terrorismo, incombe la necessità di disporre di strumenti rapidi ed efficaci, a cominciare dall’istituzione di procedure dove le prove che contano sono quelle predisposte dagli organi investigativi. Per osteggiare il peso del terrore che noi tutti sopportiamo, si è approvato il cosiddetto pacchetto Pisanu che, all’art. 3, prevede l’espulsione amministrativa di sospetti terroristi. In base a questo articolo, lo straniero non potrà presentare ricorso al Tar contro il provvedimento di estradizione in paesi che prevedono la tortura o la morte invocando i trattati internazionali. Blair per primo ha espulso alcuni islamici integralisti che hanno fomentato odio. Purtroppo le misure approvate sono contrarie ai principi internazionali che sia l’Italia che la Gran Bretagna hanno sottoscritto. I paesi europei si sono obbligati a non discriminare coloro che vivono in Europa, ma anche a non estradare stranieri verso paesi in cui, per ragioni politiche o religiose, possano essere sottoposti a tortura o alla pena di morte. In Italia abbiamo avuto moltissimi casi di donne indotte a prostituirsi provenienti da paesi di religione islamica che non sono state estradate o semplicemente hanno rifiutato di tornare nei luoghi di origine perché sarebbero state condannate a morte o uccise tramite esecuzioni familiari.
Blair ha ovviato alla violazione delle garanzie che l’estradizione comporta cominciando a concludere accordi di garanzia con le nazioni verso cui intende estradare gli stranieri indesiderati in Inghilterra. Con la Giordania, ad esempio, ha stabilito un accordo che include la designazione di un organo di controllo sulle condizioni degli estradati.
Non esiste ancora il rischio di una deriva repressiva ma la restrizione dei diritti in nome della sicurezza nazionale, poiché non vale solo per i presunti terroristi ma per tutti e anche per chi è ingiustamente accusato, rappresenta un arretramento della civiltà giuridica. Coloro che invocano maggiore durezza da parte di chi amministra la giustizia, non pensano di poter cadere, anche solo per errore, nelle maglie di una legislazione restrittiva? Oppure, come per le malattie gravi o per gli incidenti, pensano che le disgrazie possano accadere solo agli altri?
Le altre misure di prevenzione sociale adottate quali i centri di smistamento per i migranti clandestini, l’aumento dei tempi di carcerazione, la proliferazione di telecamere a circuito chiuso, la recinzione e la sorveglianza di spazi pubblici e semipubblici, le sinergie con i militari (già adottate per la lotta alla mafia ed alla criminalità) tranquillizzano cittadino? Il problema della sicurezza ha a che fare con il deficit di fiducia generalizzata che l’opinione pubblica nutre nei riguardi della situazione internazionale. I provvedimenti adottati fino ad ora in Italia mirano ad una gestione meramente repressiva del fenomeno terrorismo, perché il peso che noi abbiamo sulle grandi scelte internazionali è alquanto limitato se non nullo. Intanto Bush, come se niente fosse successo in Iraq, minaccia la guerra all’Iran per la ripresa del suo programma nucleare, ma non può ignorare la sfida lanciata dalla Cina e dalla Russia che, con operazioni militari congiunte, vogliono limitare il ruolo di poliziotto che si è assunto. Un nuovo conflitto armato in Iran vanificherebbe tutto lo sforzo teso a risolvere la questione palestinese ed il mondo. ripiomberebbe nella logica della guerra fredda o, peggio, assisteremmo ad un ampliamento dei conflitti fra stati estranei all’integralismo islamico.
Vi è un accenno di cambiamento politico nella regione medio orientale dovuto al ritiro israeliano da Gaza e, probabilmente, da altre zone palestinesi, cui dovrà far seguito, al più presto, il disarmo dei gruppi armati palestinesi, primo fra tutti quello di Hamas. La strage dei palestinesi a Shilo e la mancata risposta vendicativa della Jiad islamica hanno mostrato che la tregua fra i due popoli regge e lo scongelamento dei rapporti fra l’Autorità Nazionale Palestinese e il governo israeliano sta dando i suoi frutti. A questo spiraglio di iniziativa Usa in Israele si associa anche il ritiro siriano dal Libano, le elezioni libanesi ed afgane, il voto dato alle donne in Kuwait. Una maggiore fiducia verso la fine del terrorismo islamico può venire solo da una distensione nell’intera regione Medio Orientale.
Alla vigilia dell’invasione dell’Iraq, il presidente egiziano Mubarak emise una condivisibile ed inascoltata profezia: “Da questo nasceranno cento, mille Osama Bin Laden.” Mai profezia fu così centrata, e giorni fa lo stesso Mubarak si è congratulato con Sharon per il ritiro da Gaza sottolineando la validità di una scelta che potrebbe invertire il senso degli eventi.


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