Login Registrati
Che la parità non sia omologazione

Che la parità non sia omologazione

Intervista a Debora Serracchiani - Idee e progetti di una donna che passa dal consiglio provinciale a Strasburgo. La parola a Miss 144.558 preferenze

Bartolini Tiziana Martedi, 07/07/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Luglio 2009

“Mi piacerebbe che le donne nella politica mantenessero la loro diversità e che la parità di genere non si trasformasse in omologazione. Le donne sono più concrete e dirette, è una forza che non devono perdere una volta elette. Questo vorrei che fosse il senso della mia attività: dare una visibilità diversa delle donne”. Debora Serracchiani, avvocata di 38 anni e miss 144.558 preferenze, sprigiona entusiasmo e voglia di fare. Ma non vuole che la sua sia una corsa solitaria. “Bisogna rimandare indietro l’ascensore e se a me è capitato di aprire una porta in modo particolare o fortunato, da questa porta devono poter entrare in tanti e in tante, soprattutto giovani perchè abbiamo bisogno di rinnovare ed è possibile solo se c’è il ricambio”.



La sua notorietà in campo nazionale è dovuta alla visibilità che le ha dato la rete internet con il famoso intervento in cui ha criticato la conduzione del PD. Spiega così la quantità straordinaria di preferenze che ha avuto, superando non solo nomi noti del suo partito, ma addirittura Berlusconi?

E’ stato un risultato inaspettato, ma credo che sia stato il fortunato equilibrio tra la potenza della rete e della campagna elettorale fatta nel territorio. In meno di un mese ho partecipato a 150 iniziative toccando praticamente tutte le province di una circoscrizione molto ampia (Friuli Venezia Giulia, Trentino alto Adige, Emilia Romagna e Veneto). Internet è molto importante perchè serve a fare sistema, ma non può sostituire l’incontro diretto e l’ascolto delle persone.



Cosa cambierebbe della politica in Italia?


Le urgenze sono tante, ma in questo momento l’etica e la morale devono essere al primo posto perchè ho visto un modo di fare politica che non condivido. L’impegno di tutti è che ci deve essere una svolta, un rifiuto dell’appiattimento culturale, questo ci aiuterebbe anche a migliorare il rapporto che hanno i giovani con la politica spingendoli ad essere protagonisti dei cambiamenti invece che delegare ad altri. Punto di partenza della rinascita morale è la scuola, che nel medio-lungo periodo potrebbe contribuire a fare un salto di qualità. Dobbiamo investire sui giovani di domani; io spero che siano più forti della mia generazione che non ha saputo eccellere e fare la differenza.



Altre priorità?

Purtroppo non credo che si riesca a tornare indietro rispetto al precariato e quindi occorrono interventi strutturali per accompagnare le persone nei periodi di passaggio da un lavoro all’altro. L’Italia è sotto la media europea per il numero di lavoro precario, ma non ha creato ammortizzatori adeguati e le persone che restano senza occupazione sono abbandonate a loro stesse. L’Europa potrebbe essere un luogo dove sostenere questo obiettivo, accanto alla necessità di creare un welfare degno di un paese civile. Non è pensabile che nel 2009 le donne siano ancora poste di fronte all’alternativa se mettere su famiglia o continuare la carriera lavorativa. Se questo vuole essere un paese di diritto e civile deve creare un sistema integrato di assistenza dando la possibilità a tutti di scegliere liberamente di avere tutto dalla vita (o di non scegliere), mentre l’assistenza sociale ancora si fonda sul lavoro nero.



E al suo partito cosa chiede?

Il Partito Democratico è e rimane plurale, ma dopo i confronti e le discussioni deve far uscire una voce unica ed esprimere una linea politica. Devono finire i protagonismi e dobbiamo darci strumenti per crescere.



Nel 2003 è stata eletta in consiglio circoscrizionale a Udine e oggi va al Parlamento europeo. Non trova una qualche analogia tra la sua rapida ascesa e quella di alcune candidature di giovani donne nel PdL?

Il mio percorso politico, iniziato in un comitato di quartiere, si è svolto nell’ambito di un partito di cui sono dirigente e in tale veste ho fatto quel discorso che mi ha fatta conoscere. In altri casi mi pare di assistere a delle nomination. Non credo che la bellezza debba essere una discriminazione, ma ritengo che per fare politica occorrano delle caratteristiche che non sono acquisite con le lauree, i master o con qualche partecipazione in televisione. A quello che dici, anche se sai dirlo bene, devi dare forma e sostanza. Per fare politica occorre passione, bisogna avere la capacità di entrare in contatto con le persone. Essere plurilaureata o conoscere una lingua non sono i requisiti per essere brava in politica, invece sono indispensabili ideali, volontà e la voglia che hai di risolvere i problemi. Se poi tutto questo lo accompagni a delle competenze specifiche è certamente meglio.



(7 luglio 2009)

Lascia un Commento

©2019 - NoiDonne - Iscrizione ROC n.33421 del 23 /09/ 2019 - P.IVA 00878931005
Privacy Policy - Cookie Policy | Creazione Siti Internet WebDimension®