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Che incanto di Casa

Che incanto di Casa

Brasile - Con il turismo responsabile vive l’esperienza decennale della Casa Encantada a Salvador de Bahia grazie all’impegno di Loris e di Maria, una coppia unita nella vita e nel progetto di solidarietà

Colla Elisabetta Giovedi, 22/03/2012 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Marzo 2012

È uno dei più antichi e consolidati progetti di turismo responsabile di cui si abbia notizia in Italia: si tratta della Casa Encantada, luogo interculturale di ospitalità, vacanze e solidarietà internazionale situato a pochi chilometri da Salvador de Bahia, in Brasile, e nato sotto l’ombrello di ProgettoMondo Mlal, una ONG di volontariato nazionale ed internazionale con sede a Verona. Da quasi dieci anni (l’anniversario è previsto per maggio) il progetto della Casa è portato avanti da una eccezionale, quanto modesta, coppia di volontari di Padova, Maria Revelin e Loris Campana, che abbiamo avuto la fortuna di intervistare nel corso di un breve soggiorno presso la Casa e che, insieme alle due bellissime figlie, Noemi e Betania, gestisce ‘un sogno’, quello di accompagnare e sostenere le comunità locali nella realizzazione di progetti solidali ben radicati nel territorio, al fianco di partner brasiliani. Maria, artista, educatrice, nutrizionista e cuoca sopraffina (gli ospiti della Casa attendono ogni mattina di scoprire le nuove delizie preparate per colazione: torte e marmellate fatte in casa, succhi di frutta fresca, tutti prodotti locali di stagione), bella, alta e sorridente come le sue figlie, gestisce la Casa con il marito ed opera come mediatrice culturale, accompagnando gli ospiti e spiegando loro il significato e gli obiettivi di progetti come la Casa do Sol, mentre Loris, educatore, guida e percussionista, lunghi capelli anni Settanta e grande energia, organizza gite responsabili nei dintorni, mostrando un’altra Salvador (e un altro Brasile), quella delle periferie oltre che dei monumenti e delle atmosfere afro, svolgendo un lavoro di sensibilizzazione e mediazione interculturale presso i Sem Terra, o il villaggio dei pescatori di Acupe, ed iniziando i suoi ospiti più fortunati ai misteri del Candomblé, antico rituale cui è possibile partecipare con buone garanzie di autenticità.



Come è nato il progetto della Casa Encantada?



Maria. Per noi l’esperienza di Casa Encantada ha avuto un primo invito nel 1998, mentre stavamo entrambi lavorando come educatori nel progetto di una casa d’accoglienza per ragazze a rischio di prostituzione e abbandono nello stato di Espiritu Santo, e non abbiamo potuto dare la nostra disponibilità, però questa Casa continuava a ritornare, poi nel 2001, mentre eravamo in Italia, si è ripresentata attraverso alcuni carissimi amici che lavorano al Mlal, che ci hanno riformulato la proposta di andare a Casa Encantada: allora io l’ho colta come un’opportunità perché, essendo alla prima esperienza di maternità (avevo Noemi di 4 mesi), mi sembrava un ambito sicuro, un ponte, che mi dava la possibilità di stare lì come mamma e come famiglia e allo stesso tempo poter mantenere il lavoro con la realtà del sociale, che era quello che ci interessava, poiché in altri contesti dove eravamo prima, in campagna con i Sem Terra, sarebbe stato impossibile, c’erano delle difficoltà oggettive.



Durante i soggiorni di turismo responsabile si possono visitare i progetti che seguite come Casa Encantada. Quali sono questi progetti e perché li avete scelti?

Maria. La scelta di visitare i progetti dà la possibilità ad una persona esterna, nuova, di avere un’ottica ampia di Salvador de Bahia, in particolare il progetto dei SEM Terra, che ha un ambito tutto suo e una sua storia, di movimenti, di conquista, di lotta contro la riforma agraria, con l’occupazione delle campagne, ed è preziosa e non si può non considerare; poi c’è il progetto del villaggio dei pescatori di Acupe, che è una realtà a sé, sembra di tornare in Africa per certi aspetti, con la costruzione delle canoe e altro. Altri due progetti fondamentali sono: la ‘Casa Do Sol’, importante per il cammino che ha con la comunità e per il tipo di proposta educativa, che parte dai più piccoli fino ai ragazzi che vanno all’Università, e coinvolge anche le mamme, ed il progetto ‘Vivendo Apprendendo’, col quale abbiamo forti legami di amicizia, alcuni ragazzi lavorano da noi alla Casa, è un progetto interessantissimo sia perché è una realtà di frontiera, non strutturata, e insegna molto anche per le scelte forti che ha fatto l’educatore responsabile, Zihno, il quale pur avendo famiglia, ha scelto di lasciare il proprio lavoro per impegnarsi in un’attività socio-educativa, di arte ed educazione del proprio quartiere, con una impressionante dedizione e coerenza con le proprie scelte: quando si visita il progetto si rimane stupiti per la profondità dell’impegno, malgrado la carenza di mezzi e risorse. Abbiamo deciso di seguire solo progetti piccoli, gestiti da brasiliani, da anni sul territorio e che ci lasciano lavorare con fiducia. A volte ci sediamo a fare una verifica e chiediamo loro cosa c’è da migliorare, c’è un dialogo. Poi c’è l’ospitalità: una scelta è in termini di numeri, cerchiamo di non prendere grandi gruppi, perché il nostro lavoro è anche dinamizzare l’esperienza, se si è in troppi non si riesce a creare un dialogo, il turismo responsabile non è di massa, altrimenti si depaupera del proprio significato, perché non si riesce a dare la giusta attenzione, le persone devono sentirsi ben accolte.

Loris. L’aspetto agrario, in Brasile, è una risposta alle favelas: si aspira ad avere un pezzo di terra per produrre un alimento sano e vivere in armonia con la natura. Inoltre con Zihno, l’educatore, i ragazzi si organizzano con i corsi di percussioni, e, alla Casa do Sol stiamo cercando di dare il massimo per mantenere questi educatori, istruttori, che potrebbero fare tantissimi altri lavori dignitosi. Mantenere l’educatore che aiuta questi ragazzi che stanno in strada è importante, loro fanno un lavoro importantissimo, rimangono nel loro paese aiutando i giovani del domani. Per esempio l’educatore musicista che lavora con noi avrebbe potuto fare solo il musicista nei grandi gruppi e vivere in Italia, ma ha preferito vivere in favela e aiutare i ragazzi guadagnando poco. Possiamo mantenere l’educatore anche attraverso la solidarietà a distanza.



A maggio sarete nella Casa da 10 anni. Cosa significa per voi tenere viva la motivazione?


Loris. Le persone del posto con cui lavoriamo ci insegnano tanto ogni giorno, quindi c’è tanto da imparare, imitare e ci aiutano, lo sforzo è compensato con i frutti del lavoro, gli ospiti che diventano amici ed escono emozionati, si mantengono i contatti anche dopo molto anni con gli encantados, ci si sente inseriti in un contesto lontano dalla nostra cultura, ma se fossimo una pousada qualunque, che fa solo ospitalità, non avrebbe senso … Un’esperienza come quella di venire qui può cambiare la vita, un viaggio come questo, può migliorare la comunità e la famiglia, sia qui in Brasile che anche una volta tornati in Italia. Con Maria abbiamo fatto dei viaggi che ci hanno sconvolto, ci hanno cambiato e dopo i quali abbiamo iniziato a impegnarci di più in Italia fino ad arrivare al volontariato come servizio.

Maria. La nostra storia e le motivazioni che abbiamo ancora nella scelta di Casa Encantada, si basano anche su esperienze fatte come turisti oltre che nel volontariato: ci siamo trovati qui, a concretizzare anche per gli altri, perché per noi il viaggio è stato una scuola di vita, quando si parla di incontrare l’altro, questo è fondamentale, un viaggio che può essere solo ecologico o paesaggistico è povero ma nel momento in cui tu hai un contatto umano già questo ha un risvolto completamente diverso per le persone che incontri: il fatto di aver fatto delle scelte forti di volontariato, di vedere le necessità della gente e identificarsi con loro, questa è stata una scuola di vita, un’esperienza ricchissima, un modo di vedere diverso e di porsi in maniera diversa, rispetto a una cultura che la maggior parte delle persone che viene non conosce.



Il futuro della Casa come lo vedete, come lo vorreste, avete un sogno?

Maria. Che diventi realmente a livello economico sostenibile e ci dia un po’ di tranquillità, cosa che ancora non c’è, e poi che possa diventare una rete, che sia un ponte di scambio interculturale. La Casa è una ruota e, se si riesce a fare una buona promozione aumentando l’afflusso (specie in bassa stagione) con persone anche di altri Stati, che non fanno le vacanze solo in luglio e agosto, sarebbe un bene, perché avremmo la possibilità di pagare le diarie e sostenere i progetti, e attraverso la conoscenza delle persone creare interscambi culturali con altre realtà di turismo responsabile.



Informazioni per una vacanza responsabile nella Casa e per le possibilità di sostegno al progetto sono nel sito www.casaencantada.it

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