Fondazione Nilde Iotti - Assegnato il primo Premio Melograno istituito dalla Fondazione Nilde Iotti per promuovere l’incontro tra donne e associazioni. Venezia ha ospitato l'incontro. La Carta di Venezia. Rete Donne Del Mondo
Bartolini Tiziana Domenica, 04/11/2012 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Dicembre 2012
È importante che i cittadini europei si sentano parte di una comunità che condivide i valori fondanti della convivenza a partire da quelli civili. “La Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione Europea enuncia principi che dobbiamo conoscere nel loro profondo significato e comprenderne le conseguenze. Affermare che i diritti sono universali e indivisibili e che sono riconosciuti a ciascuna persona - e non solo ai cittadini europei – prefigura le modalità di accoglienza degli stranieri e indica gli assi dei singoli impianti normativi.” Renata Gottardi nella Lectio Magistralis che ha aperto i lavori dell’incontro veneziano per il “Premio Melograno 2012. Per una Rete delle Donne del Mondo” ha delineato il campo in cui l’iniziativa specifica, e le attività della Fondazione Nilde Iotti, intendono inscriversi, precisando che la visione di genere è un asse portante della Carta, infatti “le donne hanno dato battaglia pretendendo che nella Carta si parlasse di diritti della persona e non dell’uomo.” Il 19 ottobre scorso è stata una giornata intensa di incontri e di scambi, di conoscenza e valorizzazione di percorsi femminili intorno e dentro l’universo delle migranti. Una raffica di testimonianze di italiane e straniere hanno avuto un unico obiettivo: raccontare il percorso compiuto come donne e, soprattutto, dirsi quanto altro ancora c’è da fare. Insieme. Sì, perché “insieme abbiamo costruito un pezzo della nostra emancipazione”, come è scritto nella Carta di Venezia redatta dalla Fondazione Nilde Iotti, e perché “crediamo sia importante riconoscere questa interdipendenza, questo legame che ci unisce le une alle altre”. Come donne, ed è una forza che occorre riconoscere e che c’è bisogno di continuare a spiegare e a valorizzare, “nel corso degli anni siamo state le autrici seppur invisibili dell’Italia della convivenza”. Ecco, Venezia è stata una tappa prestigiosa - come l’elegante sede della Biennale Ca’ Giustinian con affaccio sul luccicante Canal Grande - di questo cammino di donne. Nel corso della giornata è stato presentato il Primo Rapporto sull’associazionismo di donne immigrate in Italia, realizzato anche grazie alla collaborazione con il Comune di Venezia, che è stato curato da Lea Battistoni e Samia Oursana. Si tratta di una prima ricognizione nell’ambito del progetto Rete delle donne nel Mondo che la Fondazione Nilde Iotti ha messo tra i punti qualificanti della sua agenda di lavoro e che ha confermato la ricchezza dei mondi delle immigrate nel nostro Paese, avendo censito 188 associazioni in tutta Italia, la maggior parte delle quali (96) di tipo multietnico (composte da donne provenienti da diversi paesi o realtà miste con native e migranti) e con picchi di presenze in Emilia Romagna (61 associazioni), Lombardia (28 associazioni) e Lazio (27 associazioni). “Le donne possono e devono diventare le protagoniste autorevoli dell’Italia della convivenza per superare un clima culturale che è stato impregnato di ostilità verso gli immigrati da quegli ‘imprenditori della paura’ che hanno creato lo stereotipo dell’immigrato usurpatore di lavoro, casa e servizi sociali” ha dichiarato Livia Turco, Presidente della Fondazione Nilde Iotti. Ecco, quindi, il senso del melograno: simbolo della multiculturalità (perché è un frutto originario dell’Asia sud-occidentale e presente da epoca preistorica nell’area costiera del Mediterraneo) e di fertilità e produttività. Mirela Macovei, Giuseppina Casarin e Yao Adjoua Alphonsine hanno ricevuto il Premio Melograno per la civile convivenza. Mirela Macovei ha 28 anni ed è in Italia da 8. Di origine romena, è la presidente della Cooperativa sociale neWhope, una sartoria etnica nata nel 2004 a Caserta. “Dedico il premio, che ci da forza per resistere e ci incoraggia ad andare avanti, alle ragazze e alle volontarie. Siamo in 3 con contratto lavoro e poi ci sono le ragazze che vivono nella comunità di Casa Rut, anche italiane, che fanno formazione e addestramento al lavoro”. Vendono delle graziose borse e altri manufatti, oltre che nella rete di chi le conosce, anche attraverso il sito www.associazionerut.it. Giuseppina Casarin vanta una vasta competenza musicale e la sua attività ha raccolto testimonianze e canzoni di donne emigranti di ieri e di oggi. Conduce e coordina il coro multietnico di Venezia ‘Voci dal mondo’. Yao Adjoua Alphonsine ha 39 anni e dalla Costa d’Avorio, dove si è laureata in giurisprudenza, è arrivata in Italia 4 anni or sono. È operatrice socio sanitaria in una cooperativa e lavora con i disabili in un centro di San Felice Sul Panaro. Le è stato assegnato il premio speciale per l’impegno straordinario che ha mostrato in occasione del terremoto che ha colpito l’Emilia lo scorso maggio. “Appena arrivata avevo problemi con la lingua e ho imparato l’italiano perché è importante comunicare. Amo il lavoro che faccio e mi trovo bene, anche se mi rendo conto che la regione in cui vivo è molto organizzata. Penso che l’integrazione è un percorso lungo - osserva saggiamente Alphonsine - e c’è tanto da fare”. Lei ben rappresenta le donne su cui possiamo contare per costruire nuove modalità di convivenza, anche perché conta di rimanere in Italia. “Devo pensare al bene di mia figlia. Vedo che è ben integrata e penso che non torneremo a casa.”
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CARTA DI VENEZIA.RETE DONNE DEL MONDO
Donne italiane immigrate, italiane e nuove italiane, da molti anni ormai abbiamoimparato a vivere insieme riconoscendo che abbiamo bisogno le une delle altre.
Per ciascuna ciò che è stato ed è in gioco è la libertà, la possibilità di costruire unavita nuova per creare con maggior consapevolezza i legami familiari e crescere inostri figli. Insieme abbiamo costruito un pezzo della nostra emancipazione.
Crediamo sia importante riconoscere questa interdipendenza, questo legame checi unisce le une alle altre. Un legame che non è stato e non è facile e non è privo diconflitti perché i legami che ci uniscono contemplano disparità e diseguaglianzetra le une e le altre. Nel corso degli anni siamo state le autrici seppur invisibilidell’Italia della convivenza. Nelle scuole, nelle famiglie, nei luoghi di lavoro, nellechiese e in tutti i luoghi di culto, abbiamo imparato quanto sia importantecostruire relazioni umane, fare la fatica di conoscersi e riconoscersi e perseguireobiettivi comuni per migliorare la qualità della vita di tutti. Abbiamo scoperto chele relazioni umane sono quelle che abbattono le barriere, superano le paure edaccendono la curiosità della conoscenza reciproca.In questi ultimi anni il clima culturale nel nostro Paese è stato impregnato diostilità verso gli immigrati attraverso l’azione di quegli “imprenditori della paura”che, alimentati da certe forze politiche ed organi di informazione, hannoraccontato agli italiani un Paese che non corrisponde alla realtà, hanno creato lostereotipo dell’immigrato usurpatore che ruba il lavoro, la casa, e i servizi socialiagli italiani.Questo ha alimentato un clima di sospetto e di paura. La crisieconomica rende dura e difficile la vita di tanti cittadini italiani che rischiano disentire gli immigrati concorrenti nella ricerca del lavoro. Peraltro molti immigratistanno ritornando nei loro paesi di origine. La crisi economica rischia diaccentuare le distanze tra italiani e immigrati, di alimentare le divisioni e leincomprensioni. Per questo bisogna dare forza e visibilità all’Italia dellaConvivenza, che c’è, resiste e cresce nei nostri quartieri, nelle nostre scuole, nellenostre chiese, nei reparti dimaternità, nelle nostre fabbriche ed imprese.
VOGLIAMOCHE LE DONNE DIVENTINOLE PROTAGONISTE AUTOREVOLIDELL’ITALIA DELLA CONVIVENZA, L’ITALIA EUROPEA, PONTE CON ILMEDITERRANEO, CON L’AFRICA ED APERTA AL MONDO.
Per questo proponiamo di costruire la Rete delle Donne del Mondo.
• Per conoscerci da vicino, italiane e donne delmondo che vivono in Italia;
• Per costruire una relazione positiva tra noi;
• Per promuovere nella scena pubblica le capacità ed i talenti delle donne immigratee sollecitarle ad essere protagoniste della vita sociale, politica e culturale.
Vogliamo un patto, una alleanza tra italiane ed immigrate per una un’Italiamigliore,per un’Europa di pace, per un mondo di pace.
Vogliamo realizzare un confronto tra le nostre culture e religioni per rendere concretied arricchire i valori della nostra Costituzione e della Carta Europea dei Diritti UmaniFondamentali.
Vogliamo batterci insieme per alcuni obiettivi comuni.
• Il diritto per i bambini che nascono e crescono in Italia ad essere italiani,cambiando la legge sulla cittadinanza;
• La dignità del lavoro, contro lo sfruttamento e la precarietà;
• Il riconoscimento e la valorizzazione del lavoro di cura e del lavoro familiare ed ilsostegno alla imprenditorialità femminile;
• La scuola interculturale per tutti ed il sostegno adeguato a tutti, perché nessunoresti indietro neanche i figli degli immigrati;
• Il diritto-dovere ad apprendere la lingua e la cultura italiana;
• Una rete adeguata di servizi sociali sanitari;
• Il rilancio di forme di partecipazione politica degli immigrati a partire dal diritto divoto a livello amministrativo. Rispetto agli Enti locali, chiediamo alle nostreamministratrici di farsi promotrici della valorizzazione dell’associazionismofemminile e di luoghi di incontro tra associazione di donne italiane e di donneimmigrate;
• Promuovere campagne di sensibilizzazione contro la violenza sulle donne evalorizzare le reti di assistenza a aiuto alle donne immigrate vittime di violenze emaltrattamenti;
• Prevedere “la Cerimonia della Cittadinanza” in Comune in occasione del rilasciodella cittadinanza;
• Chiediamo all’Anci e alle regioni di promuovere ogni anno un Forum dellaConvivenza in cui esporre e rendere visibili le buone pratiche e le esperienzepositive di integrazione e convivenza costruite sul territorio;
• Promuovere la transnazionalità e il coosviluppo a partire da partenariati tra entilocali, territori, associazioni. Proponiamo gemellaggi in particolare traamministrazioni locali, associazioni italiane e dei paesi delmediterraneo persostenere i nuovi processi di partecipazione femminile, attraverso attivitàformative rivolte alla partecipazione politica, alla promozione di attività lavorativee di servizi sociali.
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