Leggere l’albero - Cara Bruna,
sono una ragazza cinquantatreenne che a questo punto della vita non vorrebbe più sentire parlare di cose tristi e pensare un po’ a sé.
Baldassarre Bruna Domenica, 09/06/2013 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Giugno 2013
Cara Bruna,
sono una ragazza cinquantatreenne che a questo punto della vita non vorrebbe più sentire parlare di cose tristi e pensare un po’ a sé. Sono egoista? Che cosa vedi dal mio albero?
Leonata
Cara Leonata,
quando le prove tristi nella vita sono troppo intense o si susseguono con una frequenza insopportabile, pensare un po’ a se stesse rappresenta un sano istinto vitale e una difesa non solo opportuna, ma necessaria, soprattutto per fronteggiare quel senso di prostrazione che i rami a raggiera ci indicano. La chioma copre quasi come una pelle protettiva la sua essenza, i rami, dai quali spuntano delle foglie, le quali rappresentano la vita vegetativa dell’albero. Nel tuo, infatti, la vita, la tua vita di relazione con il mondo esterno, sta uscendo dal lungo riposo invernale… Dal carattere un po’ chiuso, ma non per questo carente di senso di responsabilità e di zelo, s’intravede la speranza di una maggiore apertura e fiducia. La capacità di esprimersi all’esterno non rinuncia a manifestare la propria interiorità. Mancano ancora le radici, che nascoste sotto il terreno, rappresentano la linfa vitale che determina la sopravvivenza dell’arbusto. Il tuo albero si estende in verticale, come per unire la terra al cielo, la madre al padre. Da un punto di vista dei vissuti traumatici gli anni 40 e 48 e mezzo rientrano nelle tappe più significative della tua vita. Da un punto di vista biografico l’ottavo settennio della vita può oscillare tra il rinnovamento dei valori per il raggiungimento di un apice creativo, fino a un vissuto tragico dell’esistenza. Il compito di questa fase è cercare un nuovo ritmo vitale che nel lavoro può trovare la sua realizzazione autentica se rivolto verso il sociale.
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