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Centri Antiviolenza / Lettera aperta dalla Sicilia - di Daniela La Runa*

Centri Antiviolenza / Lettera aperta dalla Sicilia - di Daniela La Runa*

Il tema è l'apertura indiscriminata di sportelli e centri antiviolenza e la Rete Centri antiviolenza-antistupro-antistalking fondata e diretta da Raffaella Mauceri pone sette domande

Lunedi, 20/01/2014 - LETTERA APERTA ALLA RETE NAZIONALE DEI CENTRI ANTIVIOLENZA



Care colleghe di tutta Italia,



vogliamo aprire il nuovo anno riproponendo una questione già da noi sollevata varie volte sin dal lontano 2003: l'apertura indiscriminata di sportelli e centri antiviolenza in cui operano donne prive di cultura femminista, di storia, esperienza, formazione e nei quali addirittura, in alcuni casi, oprano anche uomini (!)



Non conosciamo la situazione delle altre regioni d'Italia ma noi della Rete Centri Antiviolenza di Siracusa possiamo assicurarvi che qui in Sicilia la questione è attuale più che mai.



La Regione Sicilia ha varato la Legge R. n. 3 del gennaio 2012, che per l'appunto mira a regolamentare l’istituzione dei centri antiviolenza. Tale legge, com'è noto, è nata proprio per iniziativa della Rete Centri Antiviolenza di Raffaella Mauceri che, il 25 novembre del 2008, lanciò un appello alle forze politiche locali al fine di colmare questo grave vuoto normativo e contrastare il proliferare selvaggio dei centri. sono passati due anni e ad oggi non ha per nulla sortito gli effetti sperati. Al contrario, centri e sportelli proliferano a iosa stimolati dalla possibilità di accedere ai finanziamenti previsti dalla legge medesima.



Davanti a questo stato di cose ci chiediamo dunque quale sia la posizione della Rete Nazionale dei centri antiviolenza. Non ci risulta, infatti, che la Rete nazionale abbia mai fatto un distinguo fra i centri antiviolenza che hanno "cultura femminista, storia, esperienza e formazione" e quelli che non hanno nulla di tutto ciò e che ugualmente si definiscono centri antiviolenza, tanto vero è che entrano senza alcun problema nella nostra mailinglist nazionale e nel registro del 1522.



Di contro assistiamo ad una situazione paradossale: il nostro coordinamento regionale (soggetto giuridico con tanto di statuto registrato nel 2008 che oggi aggrega 24 soggetti antiviolenza operativi su 81 presidi sparsi sull'isola) si fonda proprio sulla "cultura femminista", ha già alle spalle 5 anni di "storia" nonché di "esperienza e formazione" eppure non viene formalmente “riconosciuto” dalla Rete Nazionale, tant'è che adesso come vent'anni fa, continua a dichiarare alla stampa che in Italia esistono soltanto un centinaio di centri antiviolenza.



Non si comprende questa voluta omissione stante che l'autorevole sito nazionale Solidea indica l’esistenza di circa 180 centri antiviolenza e se vi fossero incluse anche le case rifugio (che per ovvi motivi di riservatezza ritiene di non pubblicizzare) si andrebbe ben oltre i 200!



"I centri antiviolenza - scrive la nostra Presidente Raffaella Mauceri, femminista storica e fondatrice dei centri antiviolenza di Siracusa - sono una creazione del femminismo e sono nati come luoghi di identificazione fra donne, luoghi in cui si coltivano i saperi delle donne, l'autostima e la solidarietà fra donne al fine di scoprire/rafforzare l'appartenenza di genere e darsi sostegno e valore reciproco. Ecco perché i centri antiviolenza sono gestiti esclusivamente dalle donne e sono dedicati esclusivamente alle donne. La stessa legge regionale parla di "pratiche di accoglienza basate sulla relazione fra donne". E le linee-guida della Rete Nazionale italiana parlano a chiare lettere di "Centri costituiti da donne che accolgono donne sole o con i loro figli". Ne consegue che i centri in cui operano anche gli uomini e i centri che accolgono anche gli uomini sono un'aberrazione perché non soltanto tradiscono il fine per il quale le femministe abbiamo ideato e fondato i centri antiviolenza, ma perché ancora una volta mettono le donne al servizio dei bisogni (veri o presunti) dei maschi e, a torto o a ragione, le vedono schierate contro altre donne. Fatto salvo il diritto di chiunque di attivare centri antiviolenza dove lavorino uomini e donne e di centri antiviolenza che accolgono indifferentemente uomini e donne, ci aspettiamo però che non vengano riconosciuti come facenti parte della medesima cattedra e della medesima Rete nazionale né che possano avvalersi delle medesime leggi specificamente pensate e nate per difendere le donne".



Chiediamo pertanto un confronto sul punto, confronto che, dato lo stato delle cose, appare quanto mai urgente. E a tal fine rivolgiamo alla Rete Nazionale i seguenti quesiti:



1 - quali sono i criteri selettivi che consentono ai centri antiviolenza di accedere alla Rete nazionale? 

2 - quali sono i criteri adottati dalla Rete nazionale per valutare se un centro è degno di questa definizione?

3 - quali sono le linee comuni da seguire al fine di distinguere i centri antiviolenza doc dai centri-pirata che danneggiano ulteriormente le vittime?

4 - qual è la posizione della Rete nazionale nei confronti dei Centri dove lavorano uomini e donne?

5 - qual è la posizione della Rete nazionale nei confronti dei Centri che accolgono anche uomini che si dicono vittime di violenza femminile?

6 - qual è la posizione della Rete nazionale nei confronti dei Centri il cui staff è privo di specifica formazione?

7 - qual è la posizione della Rete nazionale nei confronti dei Centri che operano su iniziativa e/o dentro le parrocchie?



Con la speranza che questa richiesta di confronto abbia il più immediato e celere riscontro, cordialità a voi tutte





* Avvocata Daniela La Runa - vicepresidente pro-tempore Rete Centri antiviolenza-antistupro-antistalking fondata e diretta da Raffaella Mauceri



Protocollata con la Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento P.O.

Capofila Coordinamento Donne Siciliane SOS 24 H per tutta la Sicilia



Tel. 0931.492752 - 347.7758401 - Fax 0931.1846186

www.reteantiviolenzasr.it - www.lanereide-edizioni.it

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