Valorizzare talenti. Valorizzare artiste talentuose, si può. È con questi presupposti che il Défilage e il Decollage, a Catanzaro, si sono dati appuntamento lungo la “via” delle contaminazioni. A segnalare la strada maestra, “socializzando”, la presidente e promotrice dell’eloquente evento Marisa Fagà. Riflettori puntati, dal 2 al 12 ottobre 2010, su due emerite socie della sezione catanzarese della Federazione Italiana delle Donne nelle Arti, Professioni e Affari. In campo, negli spazi della sala della Confcommercio del capoluogo calabrese, alla presenza (tra le altre) della presidente della Provincia di Catanzaro Wanda Ferro, della giornalista e docente Rosa Cosco, della Presidente Ass. Avulss Soverato, la Materia e il Colore di Rosa Spina e Nelly Sanzi.
“Materia & Colore”: questo il binomio e leit-motiv invocato sin dal titolo della suddetta bipersonale. Una mostra, insomma, all’insegna del gesto eloquente. Di “gesta” femminili, archetipiche e contemporanee, mai sorde all’influenza di “altre” affinità.
Accade proprio così che il défilage di Rosa Spina possa incontrarsi e scontrarsi, tramite l’arte della figura magistrale quanto catanzarese di Mimmo Rotella, con il decollage di Nelly Sanzi. Che dire, scampoli di fibre da una parte (Rosa Spina) e icone di carta dall’altra (Nelly Sanzi), per un “mosaico” elettivo di colori e materie.
Per l’esattezza, questa volta i fili dell’artista della “Fiber Art” si aggrovigliano, si “avviluppano” su di un fondo nero. L’effetto è quello di spiragli, raggi di speranza che vanno, in un inspiegabile andirivieni, ad adagiarsi su di un mondo invece scuro, spento, infausto, e fin troppo funestato da calamità di ogni genere. Un’immagine ad intermittenza e non poco speculare di tutti quegli eventi catastrofici, casi di violenza fisica e psichica (vedi stalking), di cui quotidianamente sentiamo parlare e apprendiamo attraverso i media (e non solo).
Una Rosa Spina, quella di questa bipersonale, diversa dal solito. Dalle opere solari, pregne di colori mediterranei, alle quali da tempo ormai ci aveva abituati, a quelle viceversa tenebrose, e un po’ malinconiche. Il nero, qui, prevale sul bianco, anzi si sostituisce al bianco. Quella di Rosa Spina si fa arte di un mondo contemplato nella sua altalena di vita e di morte.
Il tempo “filato” e “sfilato”, “intrecciato” e “sfilacciato”, da questa Penelope dei nostri tempi, sembra rifiutare qualsivoglia “laccio” o definitiva impuntura (la rete utilizzata non è più quella rigida di metallo): lungi dall’essere nomotetico, segue una duttile circolarità aprendosi fino al “manierismo” colto della Sanzi.
Applaudita e vissuta in ogni attimo dai numerosi convenuti, la mostra ha lasciato spazio a spunti di riflessione di ogni genere. Non è mancato, difatti, l’angolo delle interpretazioni: da quelle del critico d’arte Giuseppe Parisi a quelle (tramite lettera) di Sergio Paolo Foresta, o ancora le “sensazioni” a caldo e puntuali di Marcella Crudo.
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