Cinquanta bambini tolti al marciapiedi a fatica, lottando con le unghie e con i denti, cinquanta bambini ributtati sul marciapiedi da una burocrazia (solo quella?) inetta e autoreferenziale. Catania, Quartiere San Cristoforo, un pugno di volontari stretti intorno all'idea di don Milani, perché se "La parola è la chiave fatata che apre ogni porta" la musica è il linguaggio universale che tutti sono in grado di capire, senza differenza di età, di cultura e di lingua.
Parliamo de Le Città inVisibili, fondazione che da un po' di tempo si adopera a raggruppare giovani in età scolare, tutti provenienti da situazioni disagiate, vuoi perché poverissimi, vuoi perché i genitori non sono in grado di educarli e li lasciano fuori casa, affinché imparino la legge del più forte, quella che da sempre comanda nelle periferie. Futura manovalanza per il malaffare, per la criminalità, per la mafia.
Applicando il principio che "la parola fa uguali" invece, i volontari scendono nelle strade e li raccolgono intorno a sè, trasmettendo loro i principi della legalità che li trasformerà in cittadini di questo Paese. Il collante per questo gruppo apparentemente sciamannato quale potrà mai essere? Uno che sia allettante per i maschi e per le femmine, per i piccoli e per i più grandi, per quelli che non ce la fanno a socializzare e ad integrarsi? Viene in aiuto l'italo-venezuelano José Antonio Abreu, enciclopedico dalle mille capacità: politico, economista, giurista e musicista.
Quarant'anni fa, Abreu crea El Sistema, metodo innovativo di insegnamento ai giovani nei quali la musica assume il significato di via primaria per la promozione sociale e intellettuale.
Non si impartiscono lezioni private, nessuno ha più di un altro, ma ciascuno ha il suo strumento. I ragazzini delle favelas imparano a suonare organicamente a un'orchestra. La maggior parte dei giovani musicisti sono provenienti da situazioni economiche e sociali disagiate, e tramite la disciplina musicale e l'impegno hanno la possibilità di fuggire dalle logiche nichiliste dei barrios e dalla povertà.
Lo faranno così bene che Claudio Abbado, che ha sempre creduto nella capacità redentrice della musica tanto da entrare nel Carcere di Bologna a promuoverne l'insegnamento, che nel 2010 tenterà di lanciare il progetto in tutt'Italia, andò in Venezuela a dirigere una delle tante orchestre formate con il metodo Abreu.
Ma torniamo a Catania.
Questo metodo funziona anche con i piccoli catanesi del quartiere San Cristoforo. Non hanno strumenti? I maestri liutai di Cremona ne forniscono uno per ciascuno. Gli insegnanti, sudamericani ed esperti, ci sono.
Manca una sola cosa: un locale in cui cinquanta bambini possano dignitosamente riunirsi e suonare. Per un po' lo fanno in locali fatiscenti e destinati all'abbattimento di una parrocchia così povera che non ha altro da offrire, finché diventano davvero pericolanti e devono essere abbandonati.
Ci si potrebbe aspettare che il Sindaco, Enzo Bianco, trovi immediatamente un modo, e sollecitato, si faccia avanti, rispondendo con generosità alla richiesta.
I locali ci sono, naturalmente, ma bisogna indire un bando. Quando?
Passano i mesi, i locali non sono stati attribuiti. Nemmendo il bando è stato indetto. Il gruppo sta per sciogliersi e i suoi componenti ritorneranno alla strada dalla quale per la maggior parte vengono.
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