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Catado Naro, tra fede e partecipazione - di Marilena Menicucci

Catado Naro, tra fede e partecipazione - di Marilena Menicucci

Due libri sull'esperienza del vescovo Cataldo Naro recentemente presentati a Roma

Lunedi, 03/05/2010 - Perché presentare a Roma(il 28 aprile), presso l’Istituto Luigi Sturzo due libri, che riguardano l’attività di un uomo, che ha operato soprattutto in Sicilia? Favori tra conterranei, visto che anche Sturzo era siciliano? I numerosi presenti sono tutti collegati, più o meno direttamente, al protagonista, soggetto-oggetto delle due ricerche, scomparso nel 2006, Cataldo Naro: vescovo di Monreale, prima direttore dell’Archivio Storico Diocesano di Caltanisetta, preside dell’Istituto Teologico Guttaduno, insegnante alla Facoltà teologica di Sicilia a Palermo, fondatore e direttore del Centro Studi Cammarata di San Cataldo, consulente del Servizio nazionale per il Progetto culturale della Cei, membro del consiglio d’amministrazione di Avvenire e tanto altro ancora. Una commemorazione e le solite formalità dovute ad un ecclesiastico di potere?

Tutti, a cominciare dal moderatore Roberto Mazzotta, presidente dell’Istituto, dicono di essere debitori nei confronti di Naro. Debitori di cosa e perché?

Il cronista non può liquidare la situazione con la risposta affari loro che non mi riguardano, prendendo la via dell’uscita e rimane per dovere professionale ad ascoltare i relatori: Gianni Ambrosio, vescovo di Piacenza-Bobbio; Guido Gili, docente di Sociologia dei processi culturali e comunicativi nell’Università di Campobasso e Angelo Romano, docente di Storia della Chiesa nella Pontificia Università Urbaniana di Roma. Viene così a sapere da Ambrosio, che ha conosciuto bene Naro, quanto e come quest’ultimo sia stato un uomo di fede e uno studioso, la cui ricerca riguardava un ambito della Chiesa, che Naro considerava il meglio: la diversità dei cammini spirituali, senza vedere pericolo nella diversità, anima del dialogo in una comunità. La ricerca di Naro, infatti, valorizzava la pietà popolare, bistrattata di solito dagli intellettuali, in quanto, secondo lui, costituisce un felice intreccio tra esperienza interna ed esterna, tra fede e partecipazione e quindi tra Chiesa e società. Il compito della Chiesa per Naro è quello di offrire al popolo cristiano il gusto della sua missione nella storia, di renderlo consapevole dell’originalità cristiana e di offrire un metodo di vita, per vivere l’amicizia con Dio, in modo da rendere la società più solidale e critica.

Il lavoro di Naro, chiarisce lo storico Romano, è simile a quello di un archeologo, chè rivolge la sua ricerca alle correnti profonde della storia cristiana, quelle che provocano i cambiamenti: un cristianesimo di popolo, partendo dal popolo siciliano e da don Giuseppe Puglisi, quand’era uno sconosciuto. E anche quando studiava personaggi famosi come Sturzo, offriva dei contributi inediti, che illuminavano di luce nuova il personaggio. Naro era uno storico e un vescovo, quindi era un cristiano alla ricerca della verità storica, non accettava le favole e se inserì don Puglisi nelle litanie dei santi, contribuì a fondare centri di studio, come quello di Cammarata, per guardare con libertà alla storia del popolo siciliano e per corrodere con un’azione culturale e pastorale Cosa Nostra. Rafforzando le esperienze cristiane di cambiamento credeva di poter annullare la Mafia.

Con Naro si torna alle origini del cristianesimo, conclude il sociologo Gili, e si entra nell’ambito di una fede vissuta alla maniera dei primi cristiani: la fede come scelta personale di pochi in contraddizione con la cultura di massa. Naro come Teofilo, il quale ai pagani che provocatoriamente gli chiedevano di mostrare il suo dio, rispondeva: mostrami l’uomo che è in te e io ti mostrerò il mio Dio.

Gli interventi, di seguito ai relatori, di S. Rizza a nome di tutti i ricercatori del Centro Cammarata, curatori dei volumi, e di Massimo Naro, fratello del vescovo e organizzatore dell’evento, stupiscono il cronista, ormai del tutto coinvolto in questa specie di incontro ‘carbonaro’, per la semplicità dei ringraziamenti al mondo intero, partendo dalla Sicilia e in particolare dalla testimonianza di un vescovo, che ha dato la vita per il suo credo. Altro che localismo e formalità dovute ad un ecclesiastico di potere! Al cronista non rimane che comperare i libri, per capire in che modo non fare come lo struzzo e come si fa a testimoniare la propria originalità nel suo tempo sociale.



-Lo studio, la pietà e il ricordo, Cataldo Naro studioso di storia, Salvatore Sciascia Editore, Caltanisetta, 2008, 22,00 euro

-Non facciamo come lo struzzo, l’impegno intellettuale di Cataldo Naro, Salvatore Sciascia Editore, Caltanisetta, 2009, 20,00 euro

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