“È inutile stabilire se Zenobia sia da classificare tra le città felici o tra quelle infelici. Non è in queste due specie che ha senso dividere le città, ma in altre due: quelle che continuano attraverso gli anni e le mutazioni a dare la loro forma ai desideri e quelle in cui i desideri o riescono a cancellare la città o ne sono cancellati.” Così scrive Calvino ne “Le città invisibili” e chissà se sarebbe d'accordo con me nel dire che Londra appartiene di certo alla prima categoria. Il mutamento costante e la modulazione di desideri sempre nuovi sembrano proprio parte integrante della fisionomia o forse proprio della genetica di questo tessuto urbano. Mi sono appena trasferita e dunque è certamente presto per opinioni definitive e incontrovertibili. Sempre che sia possibile averne di certezze, quando si parla di una città che cambia e si trasforma insieme e grazie alle persone che la attraversano.
A Londra non c’è cosa che non si muova verso qualsiasi direzione possibile. In auto (pochissimi), in bici, in metro, sul bus o sul treno, o guidati dalle proprie gambe, ci si sposta in barba alle distanze, alla pioggia, agli orari. Si muovono le persone e si anima la città, ad ogni angolo un cantiere aperto, per aggiustare, migliorare o costruire ex novo. Londra città mutante, sia nel senso di aliena e diversa da tante altre capitali europee, sia nel senso di animata da una volontà di cambiamento perenne.
E' ovvio che anche i londinesi hanno i loro punti di riferimento come avviene in tutte le metropoli dove rischi di perderti. Così il quartiere in cui abiti diventa lo spazio che ti contiene e che riesci a contenere, dove fare agilmente la spesa o una passeggiata, andare a correre, bere una birra e vedere gli amici. Tutti, anche a Londra, hanno i propri luoghi di affezione spesso ben lontani dai posti frequentati dai turisti. Ed è così che a pochi passi da arterie brulicanti di gente, uffici e negozi, si diramano vie strette e silenziose, dove casette base, ordinate e in muratura sono disposte una accanto all'altra, spesso riunite in courts, serie di palazzine unite da cortili interni.
Abitata da persone di ogni angolo del pianeta, invasa dai turisti, meta di giovani millennials disoccupati (italiani e spagnoli in testa) o di rampolli asiatici mandati dalle famiglie a studiare in qualcuna delle Università cittadine, sempre ben piazzate nelle classifiche globali, è dunque un luogo complesso e multiforme, dove però sembra non regnare il caos. Si avverte una costante tensione (delle amministrazioni locali ma anche della società civile e di ogni singolo cittadino) al rispetto delle regole, chiare e condivise, funzionali al vivere sociale. In ogni caso, è ovvio che sono troppo pochi dieci giorni per capire dove si annidano i contrasti culturali, le spaccature, le zone grigie del mito di metropoli multiculturale civilissima che Londra di certo insegue. Sicuramente ci saranno e sarà un discorso sul quale sarà opportuno ritornare tra qualche tempo.
Certo è che questa moltitudine di esseri umani diversi mi incanta ed è la grande vera bellezza di questa città. Il molteplice favorisce scambi interessanti e fecondi. L'offerta culturale smisurata ne è riflesso, causa e conseguenza in un circolo virtuoso molto appagante. Musei, gallerie, eventi, festival, teatro, cinema sorgono ad ogni angolo. Qui tutto sembra nuovo e di fatto lo è, perché Londra è da considerarsi il primo approdo europeo di ogni novità mondiale e spesso anche vivace laboratorio di tendenze che da qui partiranno e avranno seguito. Una fucina ideale per artisti e intellettuali in costante movimento, con una voglia incontenibile di migliorare, evolvere, cambiare.
Ed è sotto questa lente, quella del cambiamento inteso come forza propulsiva e desiderio, che proverò nelle prossime settimane a raccontare la vita in città e in particolare delle donne che la abitano, attraverso le storie di luoghi, persone ed eventi. Ampio spazio verrà dato alla cultura femminista passata e presente, partendo dagli spazi in cui le donne si incontrano e dalle questioni che si pongono come femministe, per capire poi quali sono le relazioni tra donne di diverse generazioni e qual è il rapporto tra femministe e gli altri movimenti sociali. La biblioteca femminista, il circolo Hackney Flashers, la giornata del femminismo londinese, gli eventi nei dipartimenti di Gender Studies alla London School of Economics e alla SOAS e via così, alla scoperta del femminismo made in UK. Avrò anche il privilegio di raccontare di Elena, Barbara, Anita e delle altre, tante, ragazze italiane che vivono a Londra: perché sono qui? Che sogni hanno? Come si sta definendo la loro identità vivendo nella città mutante? Sarà di certo un bel da fare in questi mesi per poter riportare il meglio di quello che accade qui a tutte voi lettrici di Noidonne.
Chiudo questa prima cartolina raccontandovi di Emanuela, incontrata alla City University. Pelle nerissima, denti stupendi, alta, formosa, di origini africane. Mi riceve nel suo ufficio e in inglese mi da qualche consiglio per trovare casa. Poi, mi chiede la mail e mentre scrive, alza la testa, mi guarda ed esclama "Ma sei italiana! Anche io! Di Mantova!". Ha il viso di una ragazza nera italiana, nata e vissuta a Mantova e ora spostatasi con la famiglia a vivere nel Regno Unito. E' lei il mio primo contatto con l'Italia a Londra. Ancora una volta mi sono detta che, insieme alle femministe, sono proprio le nuove generazioni di italiani a rappresentare la più grande speranza di bellezza e cambiamento. Qui l'hanno capito da decenni, noi no. Ma Emanuela esiste e come lei tanti altri ragazzi. Il cambiamento, così come il desiderio, non si possono fermare.
P.s: se desiderate in qualche modo contattarmi, se siete italiane e vivete a Londra e volete segnalarmi avvenimenti, fatti, storie o raccontarmi la vostra, non esitate a contattarmi scrivendo a silviavaccaro1984@yahoo.it
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