CAROL RAMA ed il suo piccolo mondo nell’Opera Grafica in mostra a Venezia
Una quarantina di grafiche originali dalla collezione di Franco Masoero, stampatore di tutta l’opera grafica dell’artista, esposte nelle Gallerie Bordas fino al 31 luglio
Domenica, 25/06/2023 - Si è appena aperta a Venezia, alle GALERIE BORDAS di Piazza San Marco, 1994b, una mostra dedicata ad Olga Carol Rama, artista torinese, tra le personalità più originali ed intense nel mondo dell’arte italiana e non solo, mancata nel 2015, ed oggi passata un po’ nel limbo dell’oblìo di altre ed altri grandi come lei.
Autodidatta, aveva iniziato ad esporre nell’immediato dopoguerra sotto la Mole Antonelliana.
Aveva imparato a dipingere frequentando Felice Casorati, il pittore per antonomasia nella Torino tra le due guerre, che lei definiva ‘un gran signore’ – suo amico e sodale – ma aveva dovuto aspettare l’età adulta per la sua definitiva ed artistica ‘consacrazione’, superando le accuse di oscenità degli anni ’40, per la sua opera alla galleria Faber, Appassionata.
Fu amata ed apprezzata, a vario titolo, dal poeta Edoardo Sanguineti, da Corrado Levi, da Man Ray, Andy Warhol, Carlo Mollino e, ‘last but not least’, da Italo Calvino.
Eclettica per eccellenza, sperimentò in lungo ed in largo gli spazi dell’arte, i più vari, passando dal disegno alla pittura, all’installazione e all’uso di materiali poveri.
Varie volte fu invitata alla Biennale di Venezia, la prima dopo la guerra, nel 1948.
Vi ritornerà nel 1950 e nel ’56 e poi ancora nel ’93, invitata da Achille Bonito Oliva che le dedicò una sala personale e, infine, nel 2003, anno della 50a edizione diretta da Francesco Bonami, dove ottenne il meritatissimo Leone d’Oro alla carriera.
Carol Rama era ‘di casa’ anche a Ferrara: fu, infatti, la protagonista indiscussa, presenziando, della IX Biennale Donna, tenutasi tra maggio e luglio del 2000, presso il Padiglione d’Arte Contemporanea situato all’interno del giardino di Palazzo Massari: in parete opere dal 1936 al 2000.
La mostra aperta ieri a Venezia – che durerà fino a fine luglio 2023 – offre, al visivo fruitore, circa quaranta grafiche originali dalla collezione di Franco Masoero, stampatore di tutta l’opera grafica di Carol Rama. Da dire che quello tra l’artista e lo stampatore è sempre un dialogo speciale fatto di ‘complicità’ e ‘premeditazioni delinquenziali’, termini a cui ricorreva spesso la stessa Rama quando, raccogliendosi davanti alla lastra o sulle matrici preparate a ‘vernice molle’, lasciava che la sua mano si sovrapponesse al segno in un unico gesto che all’unisono rapiva il tempo attimo per attimo.
Alla grafica Carol si era avvicinata intorno al 1993, dopo un piccolo approccio di 50 anni prima. Una tecnica che l’artista reinventa e muta, inseguendo il proprio 'dáimōn'. In pochi anni realizza 150 incisioni originali, spesso ritoccate a mano, o integrando l’incisione con oggetti e materiali di natura diversa i più vari come smalto per unghie, pelli, camere d’aria, ricreando così quel suo piccolo mondo intimo fatto di infinite ripetizioni. Tra le opere in mostra si ricorda Le Parche (rare prove della prima serie di incisioni), la cartella Sprovieri (Seduzioni, Macelleria, Il Rovescio di Achille), la serie La Mucca Pazza, Le Malelingue, La mano bianca (con ‘haiku’ del poeta Sanguineti). Presente in mostra il catalogo, pubblicato ‘ad hoc’, contenente una conversazione con lo stampatore Franco Masoero.
Ammirevole e assolutamente da citare la sua auto-definizione: “Quando lavoro non ho nessun garbo professionale, nessuna gentilezza, non ho regole – affermava – Non ho mai avuto un’educazione artistica, accademica. La mia insicurezza tecnica, il mio non avere un metodo, è diventato un aspetto della mia opera. E questo mi ha aiutato moltissimo, perché, al di là della tecnica, l’idea è sempre molto chiara”.
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