Conti Viola Martedi, 19/05/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Maggio 2009
Ancora in calo i prezzi alla produzione dei prodotti agricoli, secondo l’Istat, a febbraio, sono scesi del 10,9%. “Ma perché non accade altrettanto ai prezzi al consumo?” – si chiedono Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti, presidenti delle due associazioni di consumatori Federconsumatori ed Adusbef. “Come è possibile che, mentre i prezzi alla produzione diminuiscono, i prezzi al consumo, invece, rimangono invariati o, in alcuni casi, continuano a salire?”.
L’esempio più eclatante è quello dei cereali, del grano in particolare, il cui prezzo, da gennaio 2008 è calato di ben il 60% passando da 0,49 € a 0,20 € al kg. I prezzi di pasta e pane, invece, a quanto risulta dai nostri osservatori, dopo i vertiginosi aumenti del 30 – 35% registrati lo scorso anno ora rimangono stabili. A farne le spese sono le famiglie: ad esempio, una famiglia che consuma in media 1 Kg di pane al giorno, avrà una spesa annua maggiorata di 270 €. Per lo stesso consumo di pasta, una famiglia spenderà 146 € in più l’anno. Ma, oltre ai cereali e derivati, anche gli altri generi di prima necessità come il latte e la carne non sono immuni da queste maggiorazioni.
Clamoroso è il caso del prezzo della carne di pollo: + 12% a gennaio 2008 rispetto a novembre2007, adesso + 18% rispetto a gennaio 2008. Tutto ciò dimostra l’urgenza di una semplificazione della filiera e di una maggiore trasparenza e correttezza nella determinazione dei prezzi. In una fase delicata come questa non deve essere permesso a nessuno di speculare. Continuando così, infatti, sulle spalle delle famiglie, anche per il 2009, graverà un maggior costo per l’alimentazione di ben 564 € all’anno. Sarebbe necessario, invece, ridurre di almeno il 20% i prezzi dei prodotti di largo consumo.
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