Udi di Napoli, Arcidonna Napoli, Arcilesbica, Associazione Voce donna di Forlì, Udi Reggio Calabria, Udi Catania, Coordinamento Donne Italiane di Francoforte e V., Udi Lentini, Simona Marino - Università Federico II, Noidonne scrivono a Monti
Signor Presidente, siamo preoccupate per le decisioni che verranno prese d’ora in poi.
Abbiamo ascoltato e letto con attenzione le avare notizie di questi giorni per rintracciare i segni, invece generosi, che le donne hanno impresso all’emersione della natura della crisi che subiamo da cittadine.
A ricordarle le regole chiare impresse dalla Costituzione stessa sulla rappresentanza, sono state e saranno in molte: ci sentiamo libere da questo impegno.
Siamo quella parte che lei ha dichiarato di voler consultare nella fase interlocutoria, e ci ha stupite vederci rappresentate attraverso una funzionaria di Governo, ovvero la consigliera di Parità.
La pluralità delle voci del movimento delle donne ha il pieno diritto di rappresentarsi almeno quanto quella degli uomini, ampiamente rappresentata. Ci pare pertanto curiosa e volutamente riduttiva la scelta che abbiamo appreso dalla stampa.
La condizione imposta alle donne in Italia ha certamente dei contorni atavici definiti, ma sui modi di superarla, e finalmente riscattare il Paese dall’essere governato dalle logiche più maschiliste d’Europa, tra il nostro movimento e le donne Istituzionali, vi sono grandi differenze. Queste circostanze da una parte coniugano la maggior gravità della crisi Italiana col più alto tasso di maschilismo, e dall’altra l’impossibilità o la non volontà delle poche donne in Parlamento con l’inerzia mostrata dal Governo.
Siamo convinte che nel momento in cui i partiti più maschilisti d’Europa sono posti di fronte all’esizialità del loro modo di governare e sono costretti a ritrarsi dalle loro abituali arroganze, Lei ha l’occasione di tener conto, nel progettare le sue azioni di governo, di quel serbatoio di energie e di proposte che è il femminismo: soprattutto per quanto riguarda la lettura della realtà.
La realtà del nostro Paese è quella che viviamo ogni giorno: i tagli li abbiamo già subiti, i nostri risparmi, quelli delle nostre pensioni ci sono stati materialmente scippati dal governo, ed usati per farne sprechi.
Ma non vogliamo più soffermarci su questa ben nota questione.
Ci preme, ora, affermare altro e non temiamo di non essere lette o prese in considerazione: questo sarebbe un pessimo segnale.
La prima condizione per riavviare lo sviluppo è liberare noi donne come risorsa.
I più che esigui fondi coi quali abbiamo mantenuto in essere la rete antiviolenza (forse un solo giorno di funzionamento del Senato) ci sono stati ulteriormente tagliati. La volontà di imporre la violenza alle donne è stata pervicace, nella volontà politica Italiana, anche di fronte all’enorme mole dei costi che questa comporta: in giornate di lavoro perse, in costi sanitari, nella sospensione del lavoro di cura.
È tale la nostra volontà di svelare l’essenza della condizione delle donne in Italia, che ci siamo decise a fare anche questo calcolo apparentemente cinico.
L’inoccupazione e la sottrazione dei servizi alle cittadine, sono un vero e proprio costo aggiuntivo alla crisi che la politica accetta di pagare, la qual cosa continueremo ad avversare anche in corso del suo mandato.
Noi non siamo la famiglia, né siamo gli angeli del sacrificio, siamo la forza che ha espresso la prima vera protesta verso la corruzione e la delinquenza nel potere, siamo quelle che presidiano la terra e denunciano la politica degli sversamenti illegali, siamo quelle che difendono la spesa dal diventare spreco. Siamo una potenza: il Governo in carica prima di Lei si è affermato sulle donne; le donne ne hanno dichiarato la fine, nelle piazze e nella loro vita di tutti i giorni. Ed ancora una volta veniamo messe in secondo piano rispetto a chi ha sconsideratamente liberato la finanza dalle regole.
Signor Presidente, noi siamo la vera banca da difendere, la vera risorsa del Paese, tutti lo sanno, anche Lei.
Aspettiamo quindi di avere parola nel merito: la situazione non è tale da consentire una scelta a piacimento tra le sue interlocutrici. Consulti le donne nelle sedi proprie: le loro associazioni e i loro movimenti. Esattamente come ha fatto con le sedi politiche tradizionali, per altro messe in crisi proprio dalle cittadine. Abbiamo atteso a porle questo terreno di lavoro mentre presenta la sua compagine, e quindi probabilmente calmati gli animi, perché fosse chiaro anche a Lei che la portata dei problemi Italiani non si estingue una parvenza di rispetto delle regole della rappresentanza femminile, ed anzi pone seri ripensamenti sulle scelte di fondo anche rispetto alla crisi.
Restiamo in attesa
Udi di Napoli, Arcidonna Napoli, Arcilesbica, Associazione Voce donna di Forlì, Udi Reggio Calabria, Udi Catania, Coordinamento Donne Italiane di Francoforte e V., Udi Lentini, Simona Marino - Università Federico II, il Giornale "Noi Donne"
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