Roma / Corpi di donna - Dal Festival della Filosofia di Roma spunti di riflessione sui corpi delle donne
Emanuela Irace Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Giugno 2007
Corpi bulimici, medicalizzati, scritti. Corpi controllati, anoressici, potenti. Corpi abusati e rivoltati e venduti. Corpi che esprimono silenzio. Corpi di anziane. Corpi che parlano e che si scoprono, nelle pance al vento e nei sederi che tanto piacciono ai maschi. Corpi come luoghi in cui si ascrivono le relazioni di potere: sesso e procreazione. Corpi femminili che diventano confini nelle relazioni con l’altro. E’ il paradigma del pensiero femminista che attraverso la concezione del sé pone l’identità soggettiva in tutta la sua drammaticità. "Io non ho mai visto un corpo" dice Barbara Duden, con la provocazione di una intelligenza che di corpi ne ha visti tanti. "Io sono una storica e ho a che fare con gli esseri umani, non con i loro corpi". E’ una lunga storia quella dibattuta, raccontata e spiegata al Festival della Filosofia, dal 9 al 13 maggio all’auditorium di Roma, che con “Corpi di donna” ha dato voce al pensiero femminile, o a quello che ne rimane, dopo gli scontri con la religione e la deriva post-femminista. Un corpo meta-storico, quello cercato dalla Duden, tedesca, docente di Storia delle Donne, negli Stati Uniti, collaboratrice di Ivan Illich, e autrice di libri come “Il corpo della donna come luogo pubblico” e il “Gene in testa e il feto in pancia. Storia del corpo femminile”. Insieme a lei, Paola Binetti, Giovanna Melandri e Francesca Brezzi. Due ore e mezza di interventi e dibattito. La platea piena di donne. L’atmosfera curiosa. Le domande pertinenti. Anche quelle dei maschi. Una tavola rotonda per parlare di come eravamo. Come siamo. E come mai sapremo come saremo. Un insieme di suggestioni, lavori su campo, tesi, statistiche e politiche per raccontare i corpi delle donne. Finalmente un plurale, tra i tanti termini unici della politica maschile. Sempre più piena di Ismi, nonostante la continua sempre annunciata sparizione. Mentre il linguaggio comune continua a declinare al singolare griglie concettuali come razzismo e antiamericanismo, dalle donne, si è posta l’esigenza dei plurali. Ancora una volta. Per fortuna. E già dal titolo: “Corpi di donna”. Una base simbolica forte. Una riappropriazione del sapere sensitivo che nella coppia “tecnica ed etica” non parteggia per alcuno, ponendo al centro del pensiero femminista della Duden la fiducia nella propria carne e soggettività: "Dobbiamo prendere le distanze dai concetti astratti, muti e imbevuti di consumismo e pubblicità: sguardo maschile per eccellenza. La medicina non ci opprime più ma ci libera. Pone delle opzioni e la donna dovrà scegliere tra queste". Chirurgia estetica e cyber-corpo. Medicina ospedalizzata o parto naturale. Ecografie a pioggia o segreto della maternità che può ritornare fatto privato, simbolico, unico.
(19 giugno 2007)
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