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CARMEN-NAPULE di Mario MARTONE, rec. di Maria Cristina NASCOSI SANDRI

CARMEN-NAPULE di Mario MARTONE, rec. di Maria Cristina NASCOSI SANDRI

CARMEN-NAPULE di Mario MARTONE, teatro al femminile, chiude la stagione di prosa al Teatro Comunale di Ferrara

Giovedi, 05/05/2016 - La parola chiave è ibridazione: la nuova versione di Carmen, in originale basata sullo scritto di Prospero Mérimée, poi reso in opera lirica da Georges Bizet, è lavoro inusitato ma sopraffino di adattamento, a cura e regia di Mario Martone, con arrangiamento musicale di Mario Tronco che dirige, dal vivo, l'Orchestra di Piazza Vittorio.

Il risultato è, per l'appunto, un capolavoro di ibridazione a tutto tondo: gli orchestrali che, a tratti divengono, attori, maschere, parti vive nella tradizione della più pura sceneggiata napoletana, salgono sul palco dopo aver abbandonato la 'nicchia' dell'orchestra, per ritornarvi, dopo un po', nel primitivo ruolo.

E la musica iniziale è contaminazione allo stato puro: sembra musica yiddish, se si chiudono gli occhi par di sentire l'ensemble di Goran Bregovic - il musicista-sodale di Kusturica, per molti film - poi, quasi jam session, diviene vera e propria banda musicale, la vitalità la fa da padrone e la recitazione dei 2 protagonisti, Iaia Forte nel ruolo di Carmen e di Roberto Di Francesco nei panni di Don Josè, è potente, ma da non dimenticare il consapevole comprimariato di Ernesto Mahieux, vera maschera del teatro napoletano, nella migliore tradizione di Viviani, Scarpetta, De Filippo nel ruolo di narratore in scena e di 'grillo parlante', inutile, come sempre.

Insomma un mondo spagnolo che si trasfonde nella napoletanità, ne ritrova spirito - e corpi - rende il tutto ancor più sensuale, ed un pizzico di ironia e di auto-ironia, divengono cifre stilistiche che colpiscono, con affondi di una riscrittura che rende Carmen immortale, se già non lo era, ne riscatta l'essenza di vita, ne rivendica tutta la vitalità che non 'ha bisogno' neppure del contraltare femminile di Carmen, Micaela, qui elusa perché, forse, 'inutile': l'eterno femminino è 'solo' Carmen che sopravviverà anche al suo amante-killer.

L'andamento ellittico dell'opera di Martone - Tronco apre e chiude con gli amanti in scena: ma chi 'rimane' per davvero è Carmen, la Donna, la sua libertà, da sempre più forte dell'uomo, anche nella sovrumana sofferenza.

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