Carmen Consoli: il nuovo album 'L'abitudine di tornare'
Un inno alla Bellezza della Libertà, di una donna vera, in pace con se stessa, che canta nella pienezza dell'arte e della poesia che annullano il dolore, per dare spazio alla speranza e alla vita
Carmen Consoli, la poetica-rocker è di nuovo in scena, dopo un lustro, con L'abitudine di tornare. Un album che si può definire un inno alla Bellezza della Libertà di una donna vera, in pace con se stessa, che canta nella pienezza dell'arte e della poesia che annullano il dolore, per dare spazio alla speranza e alla vita, a partire dall’impegno come ambasciatrice di Telefono Rosa che nel brano “La Signora del quinto piano” parla di un femminicidio. NOIDONNE ha rivolto delle domande alla cantantessa. Scheda album e appuntamenti del Tour
Musica e impegno, arte e vita sono un tutt'uno in te. È così?
Io ho la passione per la musica e mi sono molto impegnata. Le tematiche che tratto sono quelle nellequali mi impegno perchè voglio dare del contenuto a questa mia grande passione per la musica. È un cane che si morde la coda. Non c'è musica senza impegno e non c'è impegno senza musica, per me. Sono molto attenta a ciò che mi accade. Non posso definirmi distaccata dalla realtà che mi circonda. Ultimamente, anche a causa o grazie ai telegiornali, alcune notizie galoppano molto in fretta. Se pensiamo ai social network, le notizie volano e si spostano ad una velocità ormai inconcepibile. Io che non mi dico insensibile a tutto ciò che mi accade intorno, fagocito queste informazioni ed emozioni, le rielaboro e ne faccio la mia versione. Ovviamente si può parlare anche di niente, come si dice in gergo, cazzeggiare. Ma, a questo punto della mia vita, non ho voglia di perdere tempo. Vorrei che ciò che faccio e ho fatto siano densi di significato. Perchè quante vite ci sono nella vita, fondamentalmente? Allora cerco il più possibile di essere intensa.
Le tue canzoni sono state definite “un reportage giornalistico in versi”. Come fai a far nascere dei testi così belli pur cantando delle verità terribili, dei dolori acuti dell'animo umano e della società odierna?
È incredibile quando devi tradurre un'informazione che hai assimilato, fagocitato, sedimentato, analizzato e poi la traduci. Non so come faccio. Io credo che la musica autentica sia ciò che uno vive. Se non c'è vissuto la musica diventa un esercizio di stile, una cosa puramente estetica che non ha fondamento o radici. Invece quando la musica è frutto di ciò che uno vive, il vissuto è specchio. Io non lo so quello che ho fatto, ho solo creato col mezzo che è quello che più mi mette a mio agio. La musica è il primo linguaggio che imparai ancor prima di parlare. Mi permette di esprimere in certi momenti il mio disappunto o altro, tutto ciò che filtro. Prima emerge il contenuto, senza sforzo. È come un'urgenza, un'esigenza, un bisogno. Io mi sento molto di provincia. La mia è una visione di provincia, che a me piace tanto, senza pretesa di essere una visione universale.
Tu sei anche ambasciatrice di Telefono Rosa. Noidonne si occupa di femminicidio e della campagna di sensibilizzazione contro la violenza sulle donne. Nel tuo disco c'è “La Signora del quinto piano”, brano che parla di un femminicidio. Il fenomeno fa osservare come l'uomo, il maschio, nel corso dei secoli sia regredito, cioè i suoi comportamenti sono sempre più primitivi. Cosa ne pensi?
Geneticamente potrebbe esserci la regressione, ci sono geni che ritornano, si ripropongono benché ci sia stata l'evoluzione. Bisogna dividere l'evoluzione umana dal progresso. Da una parte vi è una cultura ancora profondamente maschilista da imputare in parte alle donne. Con grande disappunto io ho visto che ci sono donne contro le donne, donne che votano un certo politico uomo perché lo vedono rassicurante, che impartiscono una certa educazione ai loro figli maschi, donne maschiliste, donne che ostacolano le altre donne. Secondo me è sbagliato pensare che gli uomini, in quanto maschi stiano regredendo, perché sarebbe un'offesa per quegli uomini che sono femministi. Io per esempio ho avuto un papà femminista. Io sono per le donne perchè me lo ha insegnato lui. Ed io lo insegnerò a mio figlio. Per mio padre io, in quanto donna, ero in grado di fare delle cose meglio degli uomini. Dal momento che io ero una donna potevo scrivere meglio di un uomo, suonare la chitarra con una certa sensibilità e il mio papà mi ha cresciuto come una regina, ha trattato mia madre come un'imperatrice. Dire che l'uomo sia regredito non sarebbe neanche giusto. Non diciamo che l'uomo sia regredito. Diciamo piuttosto che il problema culturale del maschilismo riguarda sia la donna che l'uomo, cioè è tanto nell'uomo che nella donna. Secondo mio padre e tutti gli uomini che la pensano come lui, noi donne siamo migliori. Io mi chiedo, per esempio, le donne chi le vota? Noi donne votiamo uomini rassicuranti. Noi donne non votiamo le donne. I più grandi sostenitori delle donne al governo, secondo me, sono gli uomini. Se non fosse perchè vedono la proiezione della madre. L'uomo si affida di più alla donna. Io non direi che l'uomo ha avuto un'involuzione. Il problema è culturale, non dell'uomo. Un'involuzione culturale emersa soprattutto in questi ultimi vent'anni di non cultura italiani. Io mi impegno molto, con la mia azienda fatta di donne. Mi impegno col mio lavoro per combattere il femminicidio, aiutando delle onlus, perché ricordiamoci che lo Stato non finanzia certe associazioni che invece svolgono un lavoro importantissimo e di sostegno alle donne che hanno subito violenza, per cercare di farle parlare e di farle uscire da questa tana dove si sono rinchiuse. Io combatto il maschilismo femminile. Combatto quel concetto secondo il quale la donna deve spogliarsi delle proprie caratteristiche femminili che la rendono una donna e in qualche modo devono competere con l'uomo a tutti i costi, perdendo la propria grazia e la grandissima gioia di poter essere, per esempio, una giovane volgarissima mamma che allatta fino a due anni, perché c'è chi dice che non si deve allattare fino a due anni perché la donna deve essere in carriera. Io per esempio allatto ancora il mio bambino di un anno e mezzo. Insomma ci sono delle cose che mi sono trovata a dovere combattere. Quindi prima cosa, noi donne non dobbiamo contrastare le altre donne. È fondamentale. Dobbiamo sostenerci. Seconda cosa, siamo un paese a cultura maschilista. Le donne sappiamo che anche a livello lavorativo incontrano diversi ostacoli, diversi freni. Nella mia azienda, la Narciso, fatta da donne, attualmente c'è una nostra collaboratrice incinta, e noi così ci stiamo organizzando per fare una struttura che tiene i bambini delle donne che lavorano qua, perchè in Italia non sono aiutatissime le donne che lavorano. Si parla tanto dei femminicidi, c'è una sorta di spettacolarizzazione della tragedia. Quello che mi chiedo è perché invece di dispendere energie solo nel diffondere queste notizie, che si devono diffondere, non si fa qualcosa per aiutare queste associazioni, da Telefono Rosa, ai tanti altri centri antiviolenza che agiscono da soli, senza l'aiuto del governo? Le associazioni mettono a loro spese gli esperti, psicologhe, che ascoltano dalla mattina alla sera le donne che hanno subito violenza ed è molto importante che esse continuino a svolgere questo lavoro. Quindi una cosa importantissima sarebbe che il governo finanziasse queste associazioni - come Telefono Rosa -, perchè ciò aiuterebbe ad evitare i femminicidi. Spesso, questi fenomeni sono dichiarati e denunciati almeno un anno prima che accadano, come “La Signora del quinto piano” (il brano del disco n.d.r.). Bisogna creare consapevolezza. Questa è alla base di tutto.
Nelle tue canzoni ritrai i disagi, le paure, le tristezze di un'umanità dolente che tuttavia trova una speranza, attraverso la forza interiore, una forma di resistenza interiore. È come se la speranza del mondo e dell'umanità fosse nel ritrovare un mondo semplice, soprattutto a partire da noi stessi. È così?
Il mondo semplice lo intendo così. Sono abbastanza scettica sui social network, questi mondi che fanno incontrare le persone attraverso una sorta di sovrastruttura nei contatti. Essi limitano il flusso di energia che qualcuno chiama affinità elettive che secondo me emergono dal rapporto fisico. Ci sono delle cose che nessuno può sostituire. È vero che c'è un progresso tecnologico, ma il progresso umano non può essere sostituito dalla tecnologia. Quindi quando parlo di mondo semplice non c'è nulla di più reale, di più autentico che il contatto fisico. Se tu mi togli il contatto e mi fai vivere in una piazza virtuale dove ognuno è autorizzato a dire tutto ciò che pensa, succede che si può confondere la democrazia con la mancanza di educazione. Saper intelligere, nei contesti giusti, in maniera adeguata, è stata anche questo un grandissimo obiettivo e traguardo della civiltà umana. Oggi questo si sta azzerando totalmente. È come se ognuno facesse i suoi bisogni nel salone, in faccia a qualcuno. Questa non è né democrazia, né libertà. È involuzione. Lasciarsi andare ad istinti primordiali. Devo defecare, siccome sono sincera e mi scappa, la faccio qua senza tenere conto della sensibilità degli altri, cosa che sarebbe un atto di umanità. Tornare alla cose semplici vuol dire vivere la vita, ma viverla veramente. Fondare la propria vita nel rapporto vero di amicizia. Distribuire la propria musica, ma suonarla veramente, viversi la città, andare nei suoi mercati. Questa è vita. La vita non è la campana di vetro tra noi e il mondo virtuale che sembra grande, ma ha invece la grandezza dello schermo che viene riprodotto. Ciò ingenera una involuzione umana e tecnologica. Ci sono dei valori extra sociali, come la felicità. Chi si occupa della felicità dell'uomo, delle gioie dell'uomo? Ci sono leggi? Si dice “la bellezza rende felici”, è tipo il carburante e non basta una sola dose, ma abbiamo bisogno di dosi continue. La bellezza che cos'è? Può essere l'arte, l'armonia di un paesaggio, e penso all'abusivismo. Ma ci sono leggi che si occupano della felicità dell'uomo? La cultura è bellezza, ma a noi che facciamo cultura e spettacolo ci hanno chiamati parassiti. Non coltivando la felicità, la gente regredisce, si abbandona al fantastico mondo dell'ignoranza. Laddove c'è più violenza è dimostrato, c'è ignoranza. Ma non solo dell'uomo contro la donna, ma contro il diverso, l'immigrato.
La famiglia a volte può essere felice, a volte un'oppressione, a volte ci si può chiedere: “ma chi l'ha inventata?”. Tu cosa pensi?
Io penso che la famiglia sia una cosa meravigliosa e che tutti si abbia la tendenza a crearne una propria. Non ha importanza se sia fatta da uomo e donna, da donna e donna, o uomo e uomo, ma l'importante è che il nucleo sia felice. Io sono una mamma single. Ci sono famiglie che pur rappresentando lo stereotipo delle famiglie sane e perfette, invece creano dei disagi enormi. Ormai ci sono tanti casi di famiglie di omosessuali che dimostrano di essere migliori delle famiglie cosiddette normali. Io credo che Gesù abbia scelto l'amicizia e non la passione. Ma ha anche scelto, a un certo punto, di lasciare tutto, dicendo “lasciate tutto(anche la famiglia) e seguitemi”, quindi non era stanziale Gesù ed è stato dimostrato dagli studi. La famiglia che era una cosa rassicurante, ha retto fin quando i tempi lo hanno permesso. Una madre che subisce un marito che le fa violenza, cosa può insegnare ai figli? Oggi queste mamme si ribellano o dovrebbero farlo, se non le ammazzano prima.
Le Malmaritate sono uno dei progetti della tua casa discografica, Narciso records, anch'esse ambasciatrici del telefono rosa. Ma chi sono le Malmaritate?
Malmaritate è un termine che esiste dal Medioevo e indica storicamente le donne che non hanno fatto un matrimonio d'amore. Esse danno voce attraverso la poesia e la musica all'amore inconsolabile, la rinuncia e l'infelicità di non avere l'amore desiderato. È interessante capire come la donna dia voce ai sentimenti. Cogliere la visione femminile, il punto di vista musicale della realtà dei sentimenti delle donne. I primi canti delle malmaritate erano delle serenate, canti disperati d'amore espressi dalle donne, ma corretti e riadattati dagli uomini.
Nel disco Ognunu havi 'n segretu, interpreti un testo che era di Goliarda Sapienza, una donna-letterata-artista che rischiava l'oblio nella storia delle donne siciliane e italiane. Tu hai trovato il segreto di Goliarda? Si può dire che sia il segreto della vita, a volte difficile, che tocca in destino ad alcune donne speciali?
Il segreto di Goliarda è stato ribellarsi alle convenzioni del tempo e vivere una vita ribelle, tutta sua. Nei suoi versi lei stessa dirà: “chidda dintra u tabutu morsi pirchì ha vissuto”(quella nella bara è morta perchè ha vissuton.d.r.). Pensando a Goliarda penso anche a Rosa Balistreri che in vita subì tanta violenza, finendo pure in carcere.
La musica può cambiare e migliorare il mondo?
Si che può. È arte e bellezza. L'arte è un valore extrasociale, come la felicità Si dovrebbe investire molto sulla felicità e sull'arte. L'uomo felice produce, non va in crisi. L'uomo infelice o depresso crea depressione. Dateci l'arte, nutrite la cultura e vedete come cambierebbe la crisi in Italia.
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