Domenica, 05/07/2020 - CARLO FLAMIGNI. Se ne è andato e mi resta il rimpianto di troppi incontri perduti negli ultimi tempi, come se non dovesse succedere mai. Purtroppo è arrivata la linea finale, e ci accorgiamo di esserci sottratti ai piaceri e a sentir crescere le nostre coscienze. Carlo è uno degli amici che posso chiamare fraterni, ma così confidenziali e congeniali da pensarli "compagno" nella condivisione di sentimenti perfino in campo religioso.
Posso definirmi credente per lo spirito amoroso che ho imparato nei confronti dell'umanità che mi è venuto dalla formazione soprattutto materna, anche se potrei dire pure paterna perché l'umanesimo del babbo era così aperto da consentire al principio cristiano per l'amore grande che portava alla mamma. Carlo non aveva questi legami: era troppo coerente con la sua laicità tollerante.
Come membro del Comitato Nazionale di bioetica si dispiaceva della pervicacia degli assurdi principi cattolici, sicuramente privi di carità per prevaricazione (maschile) sulle esigenze umiliate delle donne. A cui Flamigni fu sempre attento come medico e come uomo.
Lo si ricorda come "padre della fecondazione assistita", cosa vera e opera geniale dello scienziato che ha voluto rendere contente le persone con il dono della maternità e della paternità quando la sterilità di uno dei coniugi (sempre accusata storicamente solo "la sterile") nega la gravidanza: era l'operazione esattamente opposta all'aborto, ma sempre osteggiata da chi presume di essere padrone delle coscienze per pregiudizio antiscientifico.
Ma Carlo non era stato soltanto questo.
Non gli ho mai chiesto com'era la sua mamma, perché da sempre avesse avuto questa attenzione per il disagio femminile.
L'Udi lo ebbe come santo protettore fin dai tempi in cui erano in gestazione i consultori: abbiamo sempre riso ricordando la volta che, andando in giro per i Comuni emiliani a parlare agli incontri per dare alle donne quei consultori che nacquero sì, ma non furono quelli che progettavamo, cioè servizi gestiti dalle donne per tutte le loro esigenze, luoghi in cui si poteva trovare la consulenza giuridica o la condivisione informata sull'educazione sessuale dei figli e delle figlie, mentre la legge realizzò un servizio sanitarizzato per una donna indirizzata specificamente al ginecologo e allo psicologo, che oggi è in piena decadenza.
Erano tempi che oggi appaiono felici: eravamo solo contenti di poter realizzare cose che ci sembravano meritevoli di impegno perché venivano in mente "dal basso", come diciamo oggi con nostalgia, e se partecipavamo agli incontri dell'Udi, trovavamo sale piene di donne di tutte le età desiderose di svegliare la società nel segno della femminilità.
Per questo ricordavamo dopo tanti anni la sera in cui andavamo a un impegno di cui nessuno dei due conosceva l'indirizzo e ci divertì molto l'andare alla cieca in un paese in cui di sera - erano gli anni settanta del secolo scorso - non c'era gente in giro.
Credo che anche a Carlo oggi dispiacesse di non trovare più allegria politica nemmeno nelle discussioni con le giovani donne. Ma se non demordeva, il lascito che ci consegna è chiaro.
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